Numero 19 | Aprile 1999

Il mio secondo libro si intitola Cargo, ed è una specie di romanzo. Ci sono dentro molte storie; alcune sono ambientate in universi paralleli. Um. Le storie sono più o meno queste: c’è un investigatore privato che viene ingaggiato da un amico per pedinare una ragazza. La ragazza pedinata a sua volta ingaggia lo stesso investigatore per ritrovare l’amore perduto.

Contemporaneamente in un altro universo c’è una cella con due prigionieri. Uno soffre di una malattia particolare: l’antipatia, non ha cioè il sistema simpatico, quel meccanismo che abbiamo tutti e che ci consente di vivere senza doverci preoccupare di cose tipo far battere – il cuore, espirare, inspirare, far avanzare il cibo nell’intestino, regolare il sistema linfatico, allargare e restringere le arterie per regolare il flusso sanguigno, cose così. Il mio personaggio invece deve volere ogni battito del cuore, e anche tutte le altre cose che ho detto prima, senza potersi mai distrarre, sennò muore.

L’altro prigioniero è lo scrittore. C’è da dire che in questo universo i libri assomigliano a tubetti di dentifricio e vengono letti spremendoseli in bocca, attraverso i sapori: la successione dei vari gusti forma l’alfabeto. Lo scrittore è in prigione per aver scritto dei romanzi troppo sentimentali. I romanzi sentimentali sono considerati dannosi, perché secondo gli psicologi indurrebbero a comportamenti violenti.

«Trovo che il mare a Genova sia paradossalmente lontano. Separato dalla città dal porto, porto che rende il mare un mestiere. Il mare è tenuto lontano, toccato soltanto dalle pinze speciali: banchine e gru. […] Il mare a Genova l’ho sempre visto da lontano e dall’alto.»

Contemporaneamente in un altro universo una regista cinematografica viene intervistata alla radio sul suo ultimo film. L’intervista prosegue e tocca gli argomenti più vari: la vivisezione, l’iperomanzo, l’ipermusica, il sesso, il vero ruolo del pollice opponibile nel processo dell’evoluzione umana, poi si scopre che ‘sti due, intervistata e intervistatore, sono nudi bruchi e da un pezzo stanno facendo cosacce all’insaputa dei radioascoltatori.

Il quarto universo è Genova, e ci abita uno che si chiama come me e deve dare il penultimo esame a Economia & Commercio. La facoltà cambia sede proprio prima della sessione, e lui il giorno dell’orale, non riuscendo a capire dove diavolo l’abbiano spostata, si ritrova suo malgrado imbarcato in un cargo portacontainer diretto a Samoa.

Che cosa lega tra loro questi quattro universi? Il fatto di essere racchiusi uno dentro l’altro. Ogni universo è anche una molecola che fa parte di un universo più grande. L’universo dei due prigionieri ad esempio è una molecola di glucosio nell’universo dell’investigatore privato, che a sua volta è una molecola di nitrato d’argento nell’universo dell’intervista. Oltre a questo le storie sono racchiuse una dentro l’altra perché si raccontano tra di loro formando una figura impossibile, una specie di Mani che disegnano di Escher in cui il narratore è narrato dalla storia che lui sta narrando. In più si può dire che le quattro storie sono in realtà sempre la stessa storia, ingrandita o rimpicciolita.

La struttura del testo è insomma abbastanza complessa, ma il lettore può anche non badarci. Il romanzo è diviso in tanti paragrafi, e ognuno ha dentro di sé un’idea indipendente, che può essere apprezzata prescindendo dal prima e il dopo. È probabile che il lettore dopo un po’ perda il filo, dato che le varie vicende proseguono in maniera piuttosto intricata, ma questo non gli impedisce di continuare a divertirsi; il libro dovrebbe permettere anche una lettura parzialmente discontinua.

Definire precisamente un testo del genere non è facile nemmeno per me. Ci sono dentro un sacco di cose che dentro un romanzo normalmente non dovrebbero esserci, e invece non ce ne sono altre che in un romanzo come si deve non dovrebbero mancare. Mi sono fatto un po’ l’idea che Cargo sia un romanzo visto da dentro, e che a causa della prospettiva da lì si possa vedere tutto tranne il romanzo stesso. Però non saprei, è possibile che qualcuno lo legga non trovandoci assolutamente niente di strano e facendosi soltanto un sacco di risate.

Um, devo dire che sotto sotto sono molto orgoglioso di questa mia strampalata creatura.

L’autobiografia del 1999

Matteo Galiazzo è nato a Padova nel 1970. Vive e lavora a Genova. Ha fatto ragioneria, poi si è iscritto a Economia & Commercio: ha finito gli esami ma non crede di laurearsi. In compenso è al secondo libro ed è redattore, dice, della più bella rivista di letteratura scritta esistente oggi in Italia, Maltese narrazioni.

Il libro nel 1999

Cargo di Matteo Galiazzo ed. EinaudiMatteo Galiazzo
Cargo
Einaudi, 1999
Collana: I coralli
229 p., brossura
L. 18.000

La biografia oggi

Matteo Galiazzo è nato nel 1970. Ha pubblicato per Einaudi Una particolare forma di anestesia chiamata morte (1997), Cargo (1999) e Il mondo è posteggiato in discesa (2002). Poi ha smesso di scrivere. Negli ultimi anni i suoi libri sono stati rieditati in e-book nella collana Laurana Reloaded. Nel 2012, raccogliendo testi inediti o precedentemente pubblicati in riviste, Indiana Editore ha pubblicato Sinapsi, opere postume di autore ancora in vita.

Il libro oggi

Cargo di Matteo Galiazzo ed. Laurana
Il libro attualmente è disponibile in versione e-book riedito nel 2013 da Laurana nella collana Laurana Reloaded
Puoi acquistarlo qui