Parlaci di te.
Sono Monica Santini, amministratore delegato di Santini Cycling Wear, azienda di produzione di abbigliamento tecnico per ciclismo e triathlon.
Qualche anno fa, per gioco, mio padre fece ricercare le origini della famiglia. Risultò che le nostre radici bergamasche risalgono almeno al 1400… A quanto pare non riusciamo proprio a staccarci dall’ombra delle nostre famose mura!
Queste radici si ritrovano in me in molte cose: il culto del lavoro (vedere un lavoro fatto male mi provoca un dolore quasi fisico), il carattere un po’ rude (si dice di noi “scarpe grosse e cervello fino”), il senso di responsabilità quasi maniacale (quello che mi fa lavorare giorno e notte pure di mantenere un impegno). Eppure per anni ho studiato e lavorato in giro per il mondo: Svezia, Stati Uniti, Brasile, cercando di assimilare il più possibile. Lingue, esperienze, culture.
Poi, nel 2001, il richiamo dell’azienda di famiglia mi ha fatto tornare a Bergamo.
Da quanto tempo lavori per la tua azienda e in che consiste il tuo lavoro.
Ufficialmente lavoro in azienda dal 2001. In realtà, da tutta la vita. Un’azienda di famiglia è tale perché fa parte del quotidiano di tutta la famiglia appunto. Fin da bambina casa e azienda sono sempre risultate un continuum. Difficile capire dove finisse una e cominciasse l’altra. Le mie estati le trascorrevo in fabbrica facendo piccoli lavoretti, poi stage durante l’università.
Le esperienze di lavoro che ho fatto all’estero mi sono servite moltissimo al rientro in Italia. Ho potuto portare una visione diversa in azienda, cominciando prima con l’implementazione del software di gestione, passando per lo sviluppo della rete commerciale e delle operations. Oggi sono amministratore delegato.
Quanto è stata importante la tua formazione per quello che fai oggi?
Mi sono laureata in Economia con specializzazione aziendale. La mia formazione mi ha sicuramente aiutato in molti ambiti del mio lavoro. Soprattutto la parte di analisi di bilancio e contrattualistica. Lavorando poi per un’azienda che esporta in più di 60 paesi oltre l’80% del proprio fatturato, la conoscenza di lingue e culture diverse che ho costruito negli anni spesi all’estero è stata di grande aiuto. Mi rendo conto però che ogni tipo di formazione ha bisogno di un continuo rinnovamento. Viviamo in un mondo fluido in cui la velocità di trasformazione degli orizzonti e dei sistemi economici è costante e mette alla prova ogni nostra ipotetica certezza. Per questo cerco di mantenere una mente aperta ai continui cambiamenti e di non smettere mai di imparare cose nuove.
I libri che ruolo hanno nella tua vita?
I libri sono i compagni della mia vita. Attraverso i libri ho superato la barriera del tempo, ho vissuto in luoghi fantastici, ho provato paura e allegria, disperazione e amore. Grazie ai libri ho osservato la natura umana fino nel profondo delle sue perversioni, vergogne ed eroismi. Sono stata una regina, uno schiavo, un mago, un soldato, un detective, una zingara, un condottiero, un esploratore, un medico, una geisha…
I libri mi accompagnano in ogni viaggio, di piacere o di lavoro. Ormai da anni sono passata alla lettura su supporto elettronico per la comodità di avere su di un unico device centinaia di titoli che posso portare con me. Anche se continuo ad acquistare libri cartacei ogni volta che mi capita di entrare in libreria.
Sono una lettrice “onnivora”. Mi piacciono stili e generi diversi. Dai gialli ai fantasy, dai saggi alle biografie. Ogni mia giornata si chiude con un libro tra le mani, anche se non riesco mai a leggere quanto vorrei. Accumulo libri in attesa delle vacanze che dedico alla lettura ed alla cucina. Le mie due grandi passioni oltre al mio lavoro.
I libri sono stati importanti per il lavoro che fai?
I libri mi hanno insegnato tantissimo. E non parlo solo dei libri tecnici. Quelli sono quasi più “strumenti” che “maestri”. I libri da cui ho appreso di più sono quelli che mi hanno parlato della natura umana e della sua portentosa complessità. Gran parte del mio lavoro oggi è legato alla scelta e al coordinamento delle persone. Saperle comprendere mi è di grande aiuto per guidarle al meglio ed ottenere il massimo da ognuna di loro.
C’è un libro in particolare che ha avuto un ruolo decisivo in quello che sei oggi?
Negli anni della formazione e fino all’università ho letto moltissimi classici della letteratura italiana, inglese, francese, americana, russa. Poi mi sono innamorata dei grandi visionari e sognatori della letteratura sudamericana come Jorge Amado (in particolare delle sue figure femminili di Dona Flor e i suoi due mariti o Gabriella garofano e cannella) e Gabriel García Márquez. Di quest’ultimo, un libro in particolare Cent’anni di solitudine, è restato nel mio cuore.
Se però devo scegliere un libro che ha inciso notevolmente su chi sono oggi, devo assolutamente indicare Eleanor of Aquitaine and the four kings di Amy Kelly. Trovato e comprato quasi per caso quando avevo 22 anni in una libreria di libri usati mentre studiavo negli Stati Uniti.
Ce ne vuoi parlare brevemente?
Una biografia storica scritta da una studiosa, ma che si legge come un romanzo. La vita di una delle più importanti figure femminili del XII secolo o, forse, della storia moderna europea: Eleonora d’Aquitania. Da orfana che si porta in dote uno dei territori più ricchi d’Europa, Eleonora diviene prima regina di Francia quale moglie di Luigi VII e poi regina d’Inghilterra sposando Enrico Plantageneto diventato poi Enrico II, poi ancora madre di altri due re, Riccardo Cuor di Leone e Giovanni Senza terra.
Eleonora avrebbe potuto essere una semplice pedina nelle scelte di uomini potenti, in un momento storico in cui le donne non avevano grandi libertà. Invece fu artefice del proprio destino, decidendo di divorziare da Luigi, convincendolo a lasciarla andare e scegliendosi un secondo ambizioso marito e aiutandolo, infine, ad ottenere il trono d’Inghilterra. La sua fu una vita piena in cui le fortune furono molte, ma altrettanti i dolori e gli insuccessi. Mai però Eleonora accettò passivamente la sconfitta. Una donna di grande saggezza ed influenza verso re e Papi.
Ogni tanto, nei momenti di sconforto o di dubbio, mi trovo a pensare: “Cosa farebbe Eleanor…?”
Intervista a cura di Angela Vecchione
E tu cosa ne pensi?