Parlaci di te.

Piemontese, 20 anni in Investment Banking a Londra e Ginevra e poi co-founder, insieme a mio marito, di SEP Jordan: ricami fatti a mano da artiste che sono rifugiate palestinesi e siriane in Giordania.

Da quanto tempo lavori per la tua azienda e in che consiste il tuo lavoro.

Abbiamo creato SEP Jordan nel 2014, dal 2017 mi ci dedico a tempo pieno: 525 artiste ricamatrici creano meraviglie al campo profughi di Jerash, ed io e Stefano a Ginevra di occupiamo del lato business, con particolare attenzione al product development e alla diffusione della marca nel mondo.

Quanto è stata importante la tua formazione per quello che fai oggi?

Aver studiato economia aziendale alla Bocconi mi ha dato strumenti utili, non solo per i 20 anni passati nel settore della finanza, ma soprattutto per la gestione di SEP, un’azienda sociale, un nuovo modello aziendale, un ibrido tra il tradizionale for-profit e il no-profit.

I libri che ruolo hanno nella tua vita?

Leggo soprattutto libri sulla Palestina, il Medio Oriente, i diritti umani: vorrei spaziare in altri settori, ma ho la sensazione di non avere il tempo di leggere tutti i libri che mi interessano.

I libri sono stati importanti per il lavoro che fai?

Sì, mi hanno aiutato a calarmi nella realtà in cui lavoro, facendomi viaggiare non solo visitando i luoghi, ma permettendomi di entrare nei pensieri dei personaggi.

C’è un libro in particolare che ha avuto un ruolo decisivo in quello che sei oggi?

Due libri decisivi: la Autobiografia di Malcolm X (ancora più bella se letta in lingua originale) e Vita di Galileo di Brecht. Molto belli anche Bab El Shams, La porta del sole di Elias Khouri e The Olive Grove, Il Giardino degli ulivi, di Deborah Rohan.

Ce ne vuoi parlare brevemente?

Mi trovo spesso a ripensare alla frase in Vita di Galileo che mi ha tanto colpita al liceo: “sventurata la terra che ha bisogno di eroi”, bellissima e purtroppo attualissima.

La Autobiografia di Malcolm X è stato decisivo per me, perché mi ha permesso di capire a fondo come ci si sente a non essere rispettato e integrato nella società, a cosa succede quando si perde anche il rispetto per sé stesso. Mi ha insegnato a mettermi nei panni degli altri e capire cosa pensano, come vedono la realtà. Non ho mai vissuto in un campo profughi, ma riesco a pensare come chi ci ci vive: questo mi ha permesso di creare un’azienda veramente inclusiva, rispettosa, che ha il coraggio di sfidare gli stereotipi.

Consiglio La porta del sole e Il giardino degli ulivi per chi voglia capire meglio la causa palestinese.