È una storia di amicizia e di perdita.
È una storia di bambini che crescendo cercano un terreno solido sotto i piedi.
È una storia di assenze dense e consistenti.
Alice, Jimmy, Sam, Lynn e Mickey si ritrovano a 30 anni per il funerale di Sally, morta suicida. Quella stessa Sally che li aveva abbandonati tempo prima, durante l’adolescenza, senza dare spiegazioni.
Si ritrovano, in un paesaggio ammantato dalla neve e illuminato dai colori freddi del blu e del grigio.
In una casa in campagna, sotto un cielo nero, con le candele accese e le stelle brillanti, tipiche di quegli angoli americani sconfinati, piani, quasi privi di vita umana, ad ammettere le proprie colpe, a cercare di dare, soprattutto a se stessi, delle spiegazioni; il lettore si ritrova così a indagare con loro quei “forse sono stato io a farla andare via Sally, no aspetta, forse sono stata io”.
Si ritrovano adulti un po’ ammaccati a ripensare a se stessi bambini, a ritornare con i ricordi a quella casa abbandonata che era rifugio e luogo di decompressione per studiare, giocare, parlare, sfidare i fantasmi, scoprire l’amore e il sapore dolce della consolazione.
Si ritrovano a ricercare nei sentimenti e nelle paure di quei bambini le risposte a quelle domande che non si erano mai posti; domande che poi, sempre, si palesano, davanti agli eventi irreversibili.
L’assenza di Sally è quel dispositivo che permette ai personaggi di raccontare la loro storia, di trovare un senso alle cose accadute nel passato e dare un senso al presente.
I temi sono quelli dell’amicizia, dell’essere figli di genitori inadatti al ruolo, del destino che a volte deve tirare i dadi per decidere a chi riservare un po’ di buona sorte, del sentirsi invisibili fino a diventare ciechi, della ricerca dell’amore inteso come attenzione e cura, del corpo dell’altro come protesi del proprio.
Sono adulti ammaccati.
Sembrano quasi angeli caduti dal cielo; angeli con le ali un po’ spiegazzate, che non consentono voli e piroette leggere, ma solo atterraggi malandati che procurano spavento e ferite rimarginabili, che bruceranno però sempre, piano.
I Gunners sono Alice, Jimmy, Sam, Lynn, Mickey e Sally; prima bambini e poi adulti della provincia americana raccontati con uno stile lineare ed evocativo, con dialoghi perfetti che danno voce ai sogni, alle incertezze, alle rivelazioni, al bisogno di amore.
Dialoghi di adulti che ci raccontano l’amicizia di quando si è bambini e ragazzi.
E anche la confidenza, la mancanza di filtri che rende le cose vivide, gli occhi sgranati per lo stupore, la pelle che trema per la paura e per il piacere, la vita tutta davanti, il dolore del non sentirsi protetti e al sicuro.
Alida Melacarne
Colonna sonora: Metamorfosi 1 di Philip Glass – Best of my love degli Emotions – Ruby, My Dear di Thelonius Monk – Arabesque n.1 per pianoforte di Debussy.
E tu cosa ne pensi?