«Per un anno intero non fece altro che guidare, viaggiando avanti e indietro per l’America nell’attesa che i soldi finissero.» Sono queste le prime parole che Paul Auster utilizza per inserire il lettore nel mondo originale di questo romanzo, pubblicato nel 1990 in Italia. Dopo un tale esordio è quasi scontato immaginare il tipico romanzo alla Jack Kerouac, un nuovo omaggio alla Beat Generation. Ma non è così semplice.
La prima parte del libro è, in effetti, una storia on the road – almeno apparentemente – che narra di come il protagonista, Jim Nashe, decide di dare una svolta alla propria vita grazie ad una inaspettata eredità, ottenuta la quale abbandona tutto, compra una nuova fiammante Saab 900 e parte alla volta dell’avventura.
Viaggia attraverso gli Stari Uniti, forse sperando di smarrirsi nell’immenso continente, in realtà con l’unico risultato di smarrirsi in se stesso, «come un animale impazzito, che sbandava alla cieca da un chissà dove all’altro, ma nonostante prendesse mille volte la risoluzione di fermarsi, non riusciva a decidere di farlo». Questa forza misteriosa che trascina Nashe alla scoperta della vita, è in realtà dovuta al caso, in quanto siamo di fronte a un uomo che non ha più nulla da conquistare né tanto meno da perdere, avendo lasciato l’unica cosa certa – il lavoro- e l’unico affetto – la figlia -, peraltro senza alcun motivo, se non quello di fuggire alla routine, alla noia, ai problemi. E questa fuga insistente dai problemi è ormai l’unica ragione di vita del protagonista, che si slega da qualsiasi situazione (anche gratificante) ogni volta che intuisca un pur minimo vincolo. Per questo ci stupisce quando, sempre per caso, su una strada secondaria nei pressi di New York, conosce Jack Pozzi, giovanissimo giocatore d’azzardo, reduce da una rocambolesca avventura notturna. E quando Nashe raccoglie il barcollante Pozzi, ci accorgiamo che il romanzo è a una svolta: da racconto on the road diviene una storia sul gioco d’azzardo, e soprattutto sul poker, considerato sia come un’ulteriore metafora del caso (le carte, la fortuna…) , sia come rischio e avventura, che diventano ora i motori dell’azione narrativa. Pozzi, figura ironica e sboccata, ha da tempo un grande progetto, cioè sbancare a poker Flower e Stone, due miliardari divenuti tali per caso, grazie a un biglietto della !ottena; ma non ha il denaro per realizzare questo progetto. Nashe allora investe tutti i soldi che gli sono rimasti sul giovane, pronto a giocare il tutto per tutto, con la speranza di poter prolungare il suo viaggio. Il capitolo centrale si svolge sulla memorabile partita a poker nella villa dei due miliardari, che rappresenta l’ennesima metamorfosi: quello che sembrava un viaggio nei miti americani (l’Eredità, l’Automobile, il Poker, l’Amicizia Maschile) si rivela ora come un romanzo di horror metafisico. Quest’ultimo trapasso avviene quasi impercettibilmente, grazie alla bravura di Auster di inserire nuovi motivi e piccole invenzioni letterarie, che rimandano il lettore in un’atmosfera surreale ,«intrisa di terrore, di sogni oscuri che si aggiravano per le strade alla luce del sole». È qui il preannunciarsi dell’orrore che attende i due protagonisti, e che assume aspetti multiformi ed estremi. Il risultato della miscela di stili, motivi, terni e ritmi è geniale: come al solito Auster sfodera il meglio di se stesso, anche se non raggiunge la perfezione ideale che l’aveva guidato nella stesura della Trilogia, in particolare di Città di Vetro. È comunque la dimostrazione che se esiste un’arte cli saper scrivere, l’autore la conosce a meraviglia e la sfoggia con esemplare disinvoltura. E per noi lettori è una soddisfazione vedere che esistono ancora degli scrittori in grado di mettere sulla carta parole ordinate con tale bravura, che una volta aperto il volume, non si riesce a richiuderlo finché le parole non sono terminate.
Tornando al nostro romanzo, comunque lo caldeggiamo per gli amanti della buona lettura, anche ai profani di Auster, che potrebbero così imparare ad amarlo, appassionandosi alla vicenda. Nell’epilogo della nostra storia il ruolo di strumento del caso è affidato a quella che era stata l’auto di Nashe; ma ormai Nashe e il lettore avranno imparato che il Caso non è che un altro nome del Destino. E allora lasciamoci trasportare dalla sua musica, la Musica, appunto, del Caso.
Laura Moremi
In libreria
Paul Auster
La musica del caso
Einaudi, 2014
Collana: ET Scrittori
Traduzione di Massimo Birattari
220 p., brossura
€ 11,00
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