Ho scoperto negli anni che, quasi sempre, leggere le parole, osservare le grafiche, le foto, i disegni presenti nella copertina di un libro può raccontare molto di cosa si nasconde nelle pagine che seguiranno; almeno per me è stato così con molti dei saggi letti in questi anni.

È stato così con Pensieri Lenti e Veloci di Kahneman, il primo libro recensito per Exlibris20 qualche anno fa; lo è anche per questo libro di David J. Epstein, Range, il miglior saggio letto nel corso di questo 2020 pandemico, la mia unica recensione di quest’anno.

In copertina l’immagine di un mazzo di chiavi, dodici, del tutto simile a quello che tutti noi abbiamo in tasca, in borsa, più o meno voluminoso a seconda del numero di serrature che dovremo aprire (e chiudere) nel corso delle nostre giornate; la chiave per la cassetta della posta, per il garage, per la porta di casa, per il cancelletto all’ingresso, per il lucchetto della bici, per l’armadietto al lavoro, la chiave di casa, dell’auto, etc.

Un mazzo con tutte le chiavi utili, da scegliere (o scartare) correttamente a seconda del momento, della situazione, dell’ambiente in cui ci troveremo, perché come sottolinea una delle due citazioni iniziali “No tool is omnicompetent. There is no such thing as a master-key that will unlock all doors.

Tornando però alla copertina, oltre all’immagine del mazzo di chiavi, sono riportate queste parole: How Generalist Triumph in a Specialized World.

Una dichiarazione che ho visto creare più di qualche sospetto e contrarietà alle tante persone con cui mi sono trovato a consigliare la lettura o a parlare di questo saggio.

Sospetto e contrarietà che in più di una occasione si sono manifestate con una affermazione, identica: “per carità i tuttologi anche no, basta tuttologi”.

Il libro di Epstein ricorda come i tempi che stiamo vivendo continuino a preferire la ricerca e la produzione di iperspecializzazioni sempre più specialistiche. La proliferazione di specializzazione resta per molti la soluzione veloce, di risposta, per la gestione della complessità che contraddistingue i tempi in cui viviamo, e di cui parla un altro libro recensito tempo fa per Exlibris20.

Si è arrivati a pensare che scomporre la complessità in componenti singole, semplici, comprensibili e specifiche sia una buona approssimazione, salvo scoprire alla fine che la somma delle soluzioni di singoli problemi comprensibili, non coincide con la soluzione del problema complesso iniziale.

Il libro di Epstein fa chiarezza sui dubbi che nel tempo si sono creati attorno alle figure generaliste, scambiate spesso per i tanto odiati “tuttologi”; leggendo le pagine di Range, attraverso gli esempi curiosi e famosi riportati con precisa minuzia dall’autore, si comprende come alla fine dei conti un generalista non sia un tuttologo, almeno non più di quanto lo sia uno specialista messo nell’ambiente sbagliato.

Si scoprirà anche che un generalista si dimostra essere lo “specialista” più adatto ad affrontare situazioni nuove, “wicked”, malvagie in cui gli specialisti sì si sono rilevati attori capaci di errori tragici.

“Roger vs. Tiger” è il titolo dell’introduzione, in cui appunto Roger Federer e Tiger Woods sono portati come esempio di due percorsi professionali agli antipodi, opposti e comunque responsabili, in entrambi i casi, del raggiungimento di risultati sportivi memorabili.

Troverete molti esempi in questo saggio Innocentive, NASA, Nintendo, 3M e molte curiosità, una su tutte riguarda gli “ospedali”, le “figlie” e la musica Veneziana ai tempi di Vivaldi;  l’esempio su cui voglio spendere qualche parola in più è quello legato all’attività dei “firefighters”, i vigili del fuoco. 

David Epstein a proposito ricorda gli studi di Gary Klein sul tema della “Naturalistic Decision Making – NDM”, raccolti tra l’altro nel libro tradotto in italiano Intelligenza Intuitiva; le ricerche hanno dimostrato come uno specialista, un esperto di un settore sia in grado di riconoscere in tempi brevissimi dei percorsi familiari; succede con i giocatori di scacchi e anche con i vigili del fuoco che, nell’80% dei loro interventi, riescono a prendere decisioni istintive, intuitive nell’arco di pochi secondi e nel 95% dei casi la prima soluzione che passa per la mente in base alle precedenti esperienze è quella che guida lo schema dell’intervento e le successive decisioni.

Le ricerche di Klein si incrociano con quelle di Kahneman (lo stesso Kahneman citato sopra) e i due condurranno ricerche insieme, descritte da Epstein nel suo libro, che arriveranno ad evidenziare come figure esperte come i vigili del fuoco, con anni e centinaia di interventi per domare incendi in abitazioni private, quando posti di fronte a situazioni nuove, impreviste (il libro cita ad esempio un incendio in un grande grattacielo) si trovano privati immediatamente di qualsiasi connessione intuitiva legata a scelte di intervento adottate in interventi passati, e per questo con il fianco scoperto al prendere decisioni sbagliate.

Mentre si leggono questo e gli altri esempi del libro, diventa sempre più chiaro la cosa importante è riconoscere l’ambiente in cui ci si trova ad operare; ne esistono di due tipi:

i primi sono ambienti in cui ci troviamo a gestire il conosciuto, ambienti in cui si apprende grazie all’esperienza, si migliora facendo ripetutamente le stesse cose o cose molto simili; ambienti in cui le regole sono chiare, i feedback di conseguenza precisi e mirati,  i problemi e le soluzioni, le situazioni si ripetono oggi come ieri e come domani senza grandi deviazioni.

I secondi sono gli ambienti in cui, all’opposto, ci troviamo alle prese con la scoperta dello sconosciuto, le regole non sono chiare, di conseguenza i feedback sono deboli; si tratta di ambienti in cui, paradossalmente, si impara senza fare e ogni tipo di esperienza forte rischia di creare barriere, ciecità  (“Knowledge is a double-edged sword. It allows you to do some things, but it also makes you blind to others things that you could do”) o, peggio, di rinforzare le precedenti lezioni sbagliate, innescando l’effetto Einstellung che ci porta ad utilizzare sempre le stesse soluzioni familiari e ad evitare la ricerca e l’uso di soluzioni migliori, ma poco familiari.

In questo mondo di specialisti, sempre più specializzati, vale sempre la pena ricordare, come ha fatto Epstein con il suo Range, lo sforzo di chi tiene volutamente un “un respiro ampio”, quel respiro che diventa indispensabile quando le situazioni sono nuove, incerte, innovative, sfocate, senza regole o con regole incerte: il miglior “specialista” in questi ambienti è proprio un generalista.

Ecco che non si può non citare la seconda delle due citazioni iniziali, questa tratta da Guerra e Pace di Leo Tolstoy:

And he refused to specialize in anything, preferring to keep an eye on the overall estate rather than any of its parts. … And Nikolay’s management produces the most brilliant results.

È proprio così, serve non dimenticarlo, è fondamentale ricordarlo quando se ne ha l’occasione, in base alla situazione che ci si trova ad affrontare, all’ambiente in cui ci si trova.

we also need more Rogers: people who started broad and embrace diverse experiences and perspectives while they progress.  People with range.

Alessio Cuccu

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