“Sono cresciuto in una casa piena di dischi. I miei genitori si erano trasferiti dal sud al nord, lavoravano in ferrovia, e quando il fratello minore di mia madre vinse anche lui il concorso in ferrovia venne a stare a casa nostra. Portandosi appresso la sua collezione di cantautori italiani e jazz. Quando tornavo da scuola e mio zio era ancora al lavoro mi appostavo a guardare i dorsi dei vinili, studiare i nomi e il mondo che ci stava dietro… La sua musica era lontana da quella che sfondava in classifica e abitava i palinsesti della tv. Era qualcosa di raro. E io ne ero spettatore, fiancheggiatore.”

La testimonianza sincera di chi in quei dorsi e in quelle note alternative ha costruito la sua identità.

Così è stato per Rossano Lo Mele che pubblica per Minimum Fax il suo Scrivere di musica, una guida pratica e intima per chi si appresta a spiegare agli altri cosa stanno sentendo. Una faccenda per nulla semplice. Questo piccolo manuale, prezioso per chi decide di indirizzare la propria scrittura in ambito musicale, è insieme compendio di consigli utili, nozioni anche molto tecniche e memorie personali, ricordi tenuti insieme dal fil rouge della passione per il rock.

Lo Mele è esperto di critica musicale, direttore di uno storico mensile di musica e di cultura, Rumore, docente di Linguaggi della musica contemporanea in una prestigiosa università di Milano, la Cattolica del Sacro Cuore, e membro fondatore di un gruppo rock, I Perturbazione. È come avere a disposizione tre esperti di musica ed essere presi per mano alla ricerca di uno stile, di una tecnica che guiderà narrazioni future. In un’epoca costellata da una pluralità di voci, spesso senza autorevolezza, in un territorio sconfinato che è quello del web dove, come in altri campi, è difficile rintracciare autentica conoscenza. Lo Mele invece ne ha, e tanta. La musica gli si è appiccicata addosso da bambino prima che plasmasse completamente il suo io, alla ricerca di un modo di essere che fosse diverso da quello dei suoi coetanei.

“La musica che ascolta (n.b. il fratello maggiore del suo amico) viene chiamata per comodità alternativa, underground, indie: Virgin Prunes, Alien Sex Fiend, The Dream Syndicate, The Cure, Crime & The City Solution, R.E.M. appunto. Io voglio essere diverso – alternativo – e costruire un’identità mia. La cosa si può realizzare attraverso la musica.”

Lo Mele si forma così, tra gli anni 80 e 90, con musicassette doppiate da 90 minuti per mano di amici e zii spacciatori di musica alternativa, quando non esistevano piattaforme che rendono disponibili interi album di migliaia di artisti per pochi soldi al mese, quando la reperibilità di notizie e fonti passava attraverso ricerche oggi incomprensibili agli occhi dei millennials che in uno smartphone hanno un mondo.

Ci parla di musica di genere Vs scrittura di genere, di come si scrive (bene) una recensione e come mette nero su bianco pure una stroncatura. Di pitch e di come si racconta la musica dal vivo. Muovendo considerazioni puntuali, citazioni colte e analizzando ad ampio raggio il territorio tutto entro il quale si muove il linguaggio musicale. Il perché di alcuni fenomeni, che vanno spiegati in relazione al loro tempo e dentro il loro spazio.

“Recensire significa ricostruire un sistema di segni, nello spazio e nel tempo. Perché dietro ad un segno come i baffi di Freddy Mercury c’è un mondo. Lo capiamo leggendo Polvere di stelle, il saggio di Simon Reynolds dedicato al glam rock dalle origini ai giorni nostri. Per arrivare a ricostruire quando accaduto nella musica e nell’iconografia dei Queen (della seconda parte della carriera), Reynolds prende in esame il rapporto tra realtà e fantasia e quello tra nudità (artistica dei corpi: John Lennon e Yoko Ono) e artificiosità plasticosa dell’outfit (Marc Bolan, Gary Glitter, David Bowie, Slade).”

Sono letture per gli addetti ai lavori, per chi ancora non ha iniziato a scrivere di musica, ma anche per chi non lo farà mai. Per quelli che la musica la vogliono solo ascoltare. Con una forte influenza angloamericana, inevitabile per chiunque si occupi di musica, l’autore fa suoi i comandamenti del produttore, giornalista e saggista statunitense Ashley Kahn, autore tra le altre cose di una monumentale monografia su Kind of Blue di Miles Davis. Tra questi annovera la condizione, non sufficiente, ma certamente necessaria per accostarsi al mondo della critica musicale.

“Una buona scrittura musicale prima di tutto è buona scrittura”.

Perché, continua Lo Mele. “…Potremo avere idee molto originali e intelligenti su ogni disco in uscita e potremo conoscere ogni musica di ogni angolo del mondo, ma tutto questo non basterà a far piacere al lettore una nostra recensione scritta proprio male.”

E questo vale per la musica, per i libri. Per tutto.

Angela Vecchione

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