Durante una notte newyorchese un uomo non riesce a dormire, scappa dal suo trasandato appartamento per gettarsi nelle strade della città attraverso il lungo cammino a cui l’incontro di quella notte lo aveva destinato.
Una donna sta consumando, insieme all’alcol e alle troppe sigarette, il triste epilogo della sua storia. È entrata in un locale e seduca allo sgabello di un freddo e anonimo bancone, in quell’ambiente volgare e rumoroso, incontra lui. Lui, Combe, che è entrato lì dentro per camuffare l’angoscia e la solitudine che lo ha sputato, alle tre di mattina, fuori di casa per non sentire i gemiti amorosi degli sconosciuti vicini. Combe sta ancora pensando alla voce stridula e poi al pianto di quella ragazza che, almeno per quella notte, non sarebbe stato costretto ad ascoltare ma che poi riconosce nei toni tragici da animale ferito della voce della donna seduta vicino a lui. Si accorge di lei, di quella donna che senza essere bella lo aveva naturalmente attratto. Kay era lì, che fumava «come fanno le americane, con gli stessi gesti, la stessa piega delle labbra che si vede sulla copertine delle riviste e nei film. E aveva anche gli stessi atteggiamenti, lo stesso modo di scostare la pelliccia facendola scivolare dalle spalle, di mettere in evidenza l’abito di seta nera, di accavallare le lunghe gambe inguainate nelle calze chiare». Spinto da un impulso improvviso Combe sente che deve presentarsi, come se inspiegabilmente sapesse che, pur non conoscendosi, da lì a poco, sarebbero andati via insieme. E effettivamente, quando uscirono dal locale, Kay si mise a camminare tranquillamente lungo il marciapiede come se fosse stato normale che si trovassero lì, insieme, a passeggiare, e come se quella passeggiata alle cinque di mattina, con la mano sotto il braccio d’un uomo del quale non sapeva nulla, avesse dovuto condurla in un posto preciso.
È triste e commovente la naturalezza con cui queste due storie si aggrappano l’una all’altra, pur di salvarsi, di continuare ad esistere. Combe e Kay sono ombre, sole; sconfitte dalla vita alla deriva delle loro emozioni che trovano, l’uno nell’altra, il motivo per continuare a camminare, ad andare avanti. E così «come se, per miracolo, avessero percorso in una sola notte, in meno di una notte, le tappe che gli amanti impiegano di solito settimane o mesi ad attraversare», assistiamo al miracolo della trasformazione delle loro vicende. Due vite sconosciute e sconfitte che, casualmente, una notte si incontrano per scoprire di aver bisogno l’una dell’altra che, imparando ad amarsi riscattano la propria felicità.
«Alla lunga, quella marcia silenziosa nella notte andava assumendo l’andatura solenne di una marcia nuziale, e se ne rendevano conto tutti e due, tanto che si stringevano di più l’uno all’altro, non come due amanti ma come due esseri che dopo aver vagato a lungo nella solitudine avessero finalmente ottenuto la grazia insperata di un contatto umano.».
Il romanzo di Georges Simenon (Tre camere a Manhattan, Adelphi) si struttura attraverso le rappresentazione dell’afflizione dell’animo, e così le pene profonde a cui la solitudine condanna, divengono l’unica possibilità di voce e di delirio dell’amore folle e imprudente.
Abbracciando i temi del surrealismo francese, Simenon attraverso questo romanzo fa suo il proclama di André Breton per cui non vi sono soluzioni al di fuori dell’amore e come nei romanzi di quest’ultimo, anche in questo, l’incontro amoroso avviene come all’interno di un campo magnetico in una città notturna, che non è Parigi ma New York, dove elementi della premonizione e dell’assurdità tessono la veste di questa vicenda amorosa. Se nell’Amour Fou Breton scrive che la nostra sorte è sparsa nel mondo, pronta a sbocciare su tutto, in qualsiasi momento, allora la storia di Kay e Combe che accettano di vivere fino in fondo quell’inatteso, eppur così naturale, incontro ne è la testimonianza.
Paola Mazza
«Cominciava un nuovo giorno e loro con grande calma, senza timore e senza protervia solo con qualche goffaggine perché erano ancora troppo nuovi, incominciavano a vivere.»
In libreria
Georges Simenon
Tre camere a Manhattan
Adelphi, 2015
Collana: gli Adelphi
Traduzione di Laura Frausin Guarino
190 p., brossura
€ 12,00
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