Già dalla copertina di Sorelle di Daisy Johnson si intuisce che si parla di due persone in una, forse due gemelle invece che due sorelle. In ogni caso è chiaro che l’una è lo specchio dell’altra, o meglio l’una è l’ombra dell’altra. Inizia così un libro che è un percorso psicologico, all’inizio confonde, sembra che ci sia della follia, o sicuramente qualcosa di inquietante e patologico. Le sorelle sono lo Ying e lo Yang che come nel simbolo del Tao si abbracciano formando una cosa sola. Quale delle due si fa più amare dal lettore? Forse Luglio, l’introversa, la più piccola. Ma chi potrebbe fare a meno nella propria vita di Settembre? La più grande, sempre pronta a sfidare il mondo per difenderti.
Due nomi particolari: Settembre e Luglio. Sono due adolescenti “isolate, inseparabili, troppo piccole per le loro età, talvolta inclini a grandi efferatezze” e le loro vicende si svolgono in un’ Inghilterra un po’ gotica, grigia e misteriosa. La storia inizia con il ritorno della famigliola nella casa sul mare, è successo qualcosa di drammatico e da dimenticare.
Aleggia nella vecchia casa fatiscente vicino alla spiaggia un grande dolore, un sapore di morte che rivelandosi solo verso la fine del libro riesce ad incatenarti alla lettura.
Le due sorelle sono nate a dieci mesi di distanza l’una dall’altra, si percepiscono come una cosa sola, due cellule che non possono, non riescono, non vogliono essere divise.
Ma la natura è matrigna, è crudele e il rapporto tra le due si rileva subito un equilibrio tra dominata e dominatrice. Settembre è tiranna, la sua volontà si impone su quella della sorella Luglio che si presta volentieri alla sottomissione, che non cresce, che non sa prendere decisioni senza l’approvazione dell’altra.
”Settembre era la capobanda ma Luglio era quella che soffriva di più”
La loro madre è un’artista, la storia con il padre delle due figlie è stata deludente, trascorre la maggior parte della sua vita sotto l’effetto di psicofarmaci che le impediscono di farsi del male.
Ed ecco che Settembre prende in mano il destino suo e della sorella e da adolescente stizzosa influenza totalmente Luglio annullandola completamente. Luglio non è se stessa, sembra non riuscire a diventare veramente se stessa, deve rimanere sotto il giogo dell’unica persona con la quale si rapporta: la sorella maggiore.
In tutto il libro non si trova nessun discorso diretto, quasi a voler far scomparire completamente l’oggettività della realtà e far scorrere tra le righe una specie di delirio soggettivo che è la vita immaginata di una delle due sorelle e poi in parte anche della madre, quasi a voler far percepire l’isolamento completo, il mancato aggancio con il mondo fuori.
Solo alla fine del libro il velo che divide la vita dalla morte si fa più leggero, le protagoniste sembrano volere far andare via tutto ciò di cui devono liberarsi.
La scrittrice riesce molto bene a dirigere tutta la trama, mette in scena una storia inquietante, un rapporto morboso, dei ricordi allucinati che poi si svelano alla fine nella dolorosa elaborazione della realtà. Dopo la lettura di questo libro ti rimane l’immagine suggestiva di quel mare freddo del nord Europa, la sensazione che l’adolescenza è veramente un periodo dove possono accadere episodi drammatici, ma sono quegli attimi di vita in cui si è vulnerabili e nello stesso tempo fortissimi e invincibili.
Ornella Bertagnoli
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