Classe 1972, nato a Reggio Emilia, Andrea Casoli approda al seguito di Piccole poesie passeggere con un minutissimo libretto di poesie dal titolo Da questo temporale (Gattogrigio Editore 2021). Rispetto all’opera prima, la cifra del poeta emiliano resta immutata. Lo stile che qui si presenta al lettore non è molto distante da quello espresso nella silloge precedente, pubblicata nel 2018. Pertanto Andrea Casoli continua contraddistinguersi per un dettato pulito, prevalentemente metrico, semplice e immediato.

Certe stelle

Certe stelle non hanno riguardo
per lo sguardo di un uomo:

stanno ferme a brillare in ricordo
di un bel giorno lontano.
Ci vorrebbe ogni tanto il confronto
di un presente sereno,
senza troppo frastuono.
Certe stelle non sanno, non sono.

Fin quei nessuna novità sostanziale, sembrerebbe. Chi ha amato Piccole poesie passeggere amerà allo stesso modo Da questo temporale. Andrea Casoli non è poeta di grandi pretese intellettuali, non ama scorribandare in territori filosofici o scientifici né tantomeno sociologici. La sua resta una poesia fedele a se stessa, lontana dal compiacimento, lontana dal clamore, perfettamente in linea con la natura, addirittura, si potrebbe dire, di carattere preindustriale, se non fossero presenti degli oggetti del presente.

Ma allora qual è la sua particolarità? Casoli rappresenta uno di quei rari casi in cui ci si deve mettere a nudo con la scrittura, quella poesia per inciso, dotata di proprie regole, di un proprio linguaggio. In questo grande rigore della forma accostabile a quello di Patrizia Valduga, se non fosse per una certa libertà formale, si spiega una voce puramente lirica e forse “controcorrente”, come testimonia Leonardo Tonini nella postfazione del libro. Di questo aspetto si prenderà atto in seguito, sull’essere controcorrente senza intenzioni si potrebbero costruire grandi aneddoti buoni per accattivarsi i lettori e costruire un alone di mistero attorno alla figura del poeta. Tuttavia Andrea Casoli non ha bisogno di queste attribuzioni: la sua poesia è qui, è ora, e contiene già quell’incedere fortemente allusivo che è proprio della visione poetica. «Certe stelle non sanno, non sono» è un verso emblematico che rappresenta tutto il contrasto della relazione tra io lirico e mondo. In questo conflitto quotidiano si manifesta il sogno, il desiderio, quel lieve sentimento di trasporto che permette di evadere dalla propria stessa vita e la rende sopportabile, straordinaria, ricca di quegli slanci necessari a portarsi in avanti, giorno dopo giorno.

Appendimi le stelle sul soffitto

Appendimi le stelle sul soffitto
e poi sorridi:

ho voglia di comprendere dal letto
quale pianeta sembri e se mi vedi…

Io sono il mare quando è tutto mosso
e tu il mio cielo, il vento, il mondo addosso.

Ricorre un “tu” in numerose liriche, quasi montaliano sebbene il dettato di Casoli sia ben più lineare e meno ambizioso dal punto di vista lessicale, con fare crepuscolare, si potrebbe dire. L’incipit potrebbe ricordare proprio qualche momento del grande poeta genovese, quando ne Le occasioni recita: «Ti libero la fronte dai ghiaccioli». Si tratta di momenti di intimità, di grande confidenza con l’oggetto poetico. La poesia è l’Altro e attorno tutto questo c’è un mondo che viene allo scoperto: nel Montale de Le occasioni ritorna un modello stilnovista dell’Altro, ossia la donna angelicata che eleva il senso del mondo e dell’esistenza tramite lo spirito. In Casoli, oltre ad attuare un rovescio dell’oggetto della contemplazione che dal tu si trasferisce all’Io, è la terra, la vita vissuta, a elevarsi attraverso delle figure archetipiche immediate, come il mare, il cielo, il vento e quel mondo addosso che sembra così denso di emozioni da essere incontenibile. E sullo sfondo della tenerezza si scorge un erotismo tenue, a tratti percepibile eppure ben riconoscibile nella sospensione dei versi. Le cose più belle sono le non dette.

Da questo temporale nascono molte cose, ma il velo di amarezza per la vita non viene mai squarciato. Confessa l’autore nella lirica di chiusura:

Da questo temporale che si sente
persino quando il cielo è ben sereno
non so come vorrei scappare.

Vorrei portarti in alto e scivolare
fino a terra abbracciandoti, ma temo
il grande vuoto, il niente

che uccide in ogni tempo le speranze:
mi porterò un ombrello

gigante quanto il mare e le sue danze
tra le onde ed io ruscello.

Il mondo è fluido, ma dai sogni si torna coi piedi per terra affinché la vita possa essere concretamente affrontata. Questa consapevolezza costante, questa piccolezza, è tutt’altro che una posa poetica. È un barlume di verità che Andrea Casoli offre a se stesso e ai propri lettori, senza indugi. Come il ruscello che confluisce al mare così è lo spirito di questa poesia: comune in una massa d’acqua al punto da confondersi e fino a scomparire, eppure ben distinta nelle proprie peculiarità: minutezza e acqua dolce. Con un pizzico di ironia che vorrebbe l’io difendersi da se stesso e dal mondo intero con un ombrello.

Federico Preziosi