Chiudi gli occhi. Inspira a pieni polmoni ed espira dolcemente”. È il mantra che cerco di ripetermi nei momenti in cui la mente scalpita per liberarsi dalle energie negative, per non lasciarsi risucchiare dal Caos o, meglio, per sfuggire allo spasmodico pensiero di essere ineluttabilmente parte di quel Caos. Dietro le categorie, gli schemi, le tassonomie, a cui ci aggrappiamo ogni giorno per sopravvivere, si cela il viscerale ed esasperato desiderio umano di definire e di sentirsi definiti. Rimanere avvolti dal velo di Maya o farsi coraggio per squarciarlo? Affannarsi nel tentativo di etichettare ed etichettarsi o abbracciare il disordine cosmico nella sua magnetica seppur paurosa bellezza?

La sete di ordine e di soluzioni ci fa propendere per la prima delle due opzioni: a volte categorizzare è l’antidoto per l’incertezza, il sentiero per eludere la propria fallibilità, la chimera che si insegue invano per sentirsi timonieri della propria vita. Ma cosa succederebbe, se per un attimo confutassimo la teoria secondo la quale è la volontà umana che plasma il fato?

Imbattersi nella biografia di Lulu Miller dal sintomatico titolo I pesci non esistono è stata per me una rivelazione graduale, un’epifania da sviscerare pagina dopo pagina nelle sue molteplici venature autobiografiche, colte, scientifiche e politiche. Lulu Miller è una divulgatrice e giornalista scientifica statunitense, cofondatrice del podcast Invisibilia della National Public Radio (NPR), un programma radiofonico che si propone di esplorare le forze intangibili che modellano il comportamento umano. Ad innescare la sua profonda ricerca sulla natura ultima dell’Universo fu il padre scienziato, che all’ingenua domanda della figlia di sette anni Che senso ha la vita? le rispose Nessuno. Lulu non si diede per vinta e, dimenandosi tra i vari studi ed indagando risposte alternative a quella del padre, approdò a David Starr Jordan (1851-1931), uno dei più noti tassonomisti del mondo, che dedicò l’intera vita alla pedissequa ed ossessiva catalogazione di migliaia di pesci. La scrittrice racconta di come, in un primo momento, Jordan le apparve uno scienziato coraggioso e degno di stima, l’Icaro dell’ittiologia che sbarcò sull’isola Penikese, al largo della costa del Massachusetts, alla ricerca di nuove specie di pesci da includere nel suo Systema Naturae, nell’ostinato tentativo di scoprire l’interconnessione tra le diverse forme di vita per poi crearne una gerarchia naturale. Neppure il terremoto, che nel 1906 distrusse la sua collezione di pesci sotto vetro, bastò ad inibire la sua caparbietà nello sfidare Caos. Non bastò per fargli accettare l’idea che a muovere la Terra fosse l’entropia e non l’essere umano. Munito di ago e filo, Jordan prese uno degli olotipi della sua collezione saltato fuori dal vetro a causa del terremoto, lo infilzò all’altezza del collo e legò l’etichetta con l’apposito nome Evermannia Panamensis. Solo con la sacralità di quel gesto, il pesce fagocitato dal Caos indifferenziato riacquistava un nome e, pertanto, la vita. Ostinazione o meccanismo di difesa? Verità o autoinganno? Ricomponendo la sua ordinata collezione di pesci, Jordan era in realtà vittima di un’amara e pericolosa illusione.

Immergendosi nelle interessanti indagini condotte alla fine degli anni Ottanta dagli psicologi S. Taylor e J. Brown, Lulu scoprì che questa forma di autoinganno, definita positive illusion, rappresentava una visione distorta e capziosa del reale attraverso la quale poter riaggiustare e lenire traumi del passato o vuoti esistenziali incolmabili. Raccontarci quello che ci piace, a volte, è solo un incentivo a perseverare, a non arrendersi dinanzi alla vulnerabilità.  L’autoinganno a cui ricorse lo scienziato Jordan era però radicale, non l’ingenua bugia bianca che ci si racconta a fin di bene. Jordan si era spinto oltre al punto da divenire uno dei più convinti sostenitori dell’eugenetica. Una caparbietà da ammirare, che improvvisamente si trasformava in una psicosi da condannare agli occhi di Lulu. Con l’Origine delle specie (1859) Darwin aveva fatto luce sulla pericolosità dell’omogeneità nell’evoluzione. Era la complessità ecologica con la sua diversificazione genetica a garantire la sopravvivenza, ma questa intuizione non bastò a sconfiggere la cecità del movimento eugenetico. La castrazione linguistica non era altro che un alibi a cui Jordan ricorreva per giustificare una presunta superiorità alla quale non poteva più rinunciare. Desistere dall’arte della tassonomia avrebbe significato rinnegare un’intera vita, sporgersi sul burrone del mondo e cadere in verticale insieme alle formiche, alle barche a vela e alle stelle, avrebbe significato perdere contro Caos. Non a caso, negli anni Ottanta del Novecento, un gruppo di scienziati chiamati cladisti confutò l’esistenza di una categoria unilaterale e ben definita di pesci. Da alcuni studi evolutivi emerse che molte creature acquatiche erano in realtà imparentate più con i mammiferi che tra di loro: il dipnoo, ad esempio, nella scala evolutiva era più vicino alla mucca che al salmone, in quanto entrambi possedevano organi polmonari e una simile struttura del cuore. Allo stesso modo, si scoprì che le balene appartenevano alla famiglia dei cervi e che i funghi, seppur simili alle piante, erano in realtà parenti degli animali. Ma se dall’altre parte del velo vige la sola legge dell’amorfismo e del Caos, la nostra vita è davvero insignificante? Facendo tesoro dell’esperienza di Jordan, Lulu Miller conclude la sua ricerca sul segreto ultimo dell’esistenza con il principio del tarassaco. Il tarassaco è un’erbaccia o un’erba medica a seconda del contesto in cui lo si usa. Parimenti, noi siamo briciole soggiogate dal Caos ma, da una prospettiva relativista, siamo importanti per le persone con cui condividiamo i nostri giorni, dalle quali attingiamo e alle quali lasciamo una parte di noi. Il principio del tarassaco è un kit per vivere appieno e serenamente, un invito a smettere di vedere in bianco e nero, nella consapevolezza che abbracciare ogni sfumatura è l’unico vero balsamo per l’anima.

Claudia Melcarne

Link al podcast della scrittrice:
https://www.npr.org/podcasts/510307/invisibilia?t=1623520417318
https://www.instagram.com/nprinvisibilia/