Nel segno dei Leoni. Stefania Auci, continua a dominare le classifiche, confermandosi un’autrice straordinaria, vendendo milioni di copie non solo in Italia, ma anche all’estero.

È stato un autunno in cui ha trionfato tra premiazioni e festival, passando dal Women’s Fiction Festival, kermesse sulla letteratura al femminile da cui ha ricevuto l’ambito riconoscimento della “Baccante” sino al Salone Internazionale del Libro di Torino, in cui, secondo la statistica diffusa proprio dall’Associazione Editori, L’inverno dei Leoni è in testa alla classifica dei primi dieci libri più venduti da gennaio a settembre.

Autrice della saga dei Florio, Stefania Auci è una scrittrice di grande empatia e il suo sorriso aperto ed emozionato mentre veniva premiata a Matera, nella splendida cornice del Giardino Ridola o mentre veniva applaudita e sommersa dai suoi lettori, al Salone del Libro, a Torino, mostrano una donna che non si è fatta trasformare dal successo.

Ma da dove arriva questo successo magnetico e corale? E chi sono i Leoni?

La formula vincente delle sue storie si basa su una miscela perfetta tra ambientazione sicula (ideale anche per l’esportazione), un’accurata documentazione e l’intreccio tra romanzo storico e romanzo familiare.

“Credo che l’affetto per I Leoni di Sicilia e L’inverno dei Leoni sia racchiuso nell’idea che, probabilmente, in Italia la centralità della famiglia riveste ancora un ruolo decisivo, il luogo dove nasce. Tutto quello che siamo e il confine entro cui il nostro comportamento si forgia, ma soprattutto, è il luogo in cui impariamo a stare al mondo”.

“In realtà stavo scrivendo un’altra storia quando sono nati “i Leoni”, ma non ero convinta – ha raccontato l’autrice – mi sono imbattuta nella Storia e con un pizzico di incoscienza ho iniziato a raccogliere il materiale immane di questa famiglia”.

I “Leoni” sono una famiglia: quella dei Florio, mercanti calabresi in cerca di fortuna nella Palermo di fine Settecento, che faticosamente costruiscono il loro impero commerciale ed economico.

Con il secondo volume della saga, i Florio, attraversano invece il declino del loro “regno”.

La storia è la grande protagonista poiché si rivela non solo quella contenuti nei libri scolastici e documentari. La Auci è un’insegnante e lo sa benissimo.

“Oggi c’è uno studio diverso della storia: più agganciato a quelle che erano le dinamiche sociali, economiche, relazionali. I famosi collegamenti sono facilmente raggiungibili attraverso l’analisi dei grandi cambiamenti. Raccontare la storia attraverso le vicende di una famiglia non fa altro che proiettarci in una dinamica interna e autentica: pensiamo al divario tra le due aree del Paese, il Nord e il Sud, la Questione Meridionale è tutta nella sua complessità nelle mie storie”.

La saga è nata nella ricerca degli stimoli nuovi e di costruzioni accattivanti.

“Ho passato molto tempo negli archivi più diversi per documentarmi nel modo più completo: anche in quelli delle chiese, perché a volte erano stati trasferiti alla Curia”.

I Florio sono lo specchio di una Sicilia alquanto sconosciuta e che invece è davvero esistita, in un confronto con la cultura europea con una classe di intellettuali che per diverso tempo non è stata nemmeno riconosciuta.

“Nel romanzo i punti di forza sono quindi diversi – ha ricordato l’autrice – i personaggi sono complessi. Non sono solo i protagonisti di un arco storico decisamente lungo che abbraccia l’intervallo tra il 1799 e il 1868, ma sono fatti di anima e sangue, desideri, dubbi, rivalità e valori”.

La Auci crede nel potere della lettura e in quello della scrittura:

“La scrittura è un processo impegnativo: ti costringe a metterti a nudo, mentre tenti invano di nasconderti e ti mette davanti alle tue caratteristiche. Ho già in mente la mia prossima storia, sarà ambientata a Palermo e forse, non voglio sbilanciarmi, racconterà un fatto realmente accaduto”.

Antonella De Biasi