Qualche giorno fa, in uno dei tanti gruppi social in cui si parla di letteratura, ho trovato un commento che diceva più o meno così: i libri sono come un condensato di sostanze, un preparato, un cocktail, che una volta assunto produce su di noi gli effetti più disparati, a seconda delle caratteristiche del nostro organismo, delle patologie e dei bisogni che lo accompagnano. Ecco, quando ho finito di sorseggiare l’ultimo romanzo di Dario Ferrari, fresco vincitore del Premio Mastercard Letteratura e del Premio Libro dell’anno Fahrenheit 2023, ho capito di essermi fatto del bene.

La ricreazione è finita è la storia di Marcello, un viareggino ultratrentenne ostaggio della propria inconcludenza che, una volta conseguita una laurea in lettere in dieci comodi anni, vince in maniera inaspettata e rocambolesca un dottorato di ricerca triennale all’Università di Pisa. È l’inizio di un percorso che lo condurrà a vivere dall’interno l’universo accademico in tutte le sue storture e irrazionali peculiarità e a lasciare il guscio della provincia in cui è sempre crogiolato, per trasferirsi a Parigi, là dove potrà dedicarsi, su incarico del veneratissimo professor Sacrosanti, allo studio della vita e le opere di Tito Sella.

Proprio l’incontro con Tito, esponente della Brigata Ravachol, una minuscola e casereccia organizzazione sovversiva anch’essa viareggina, che negli anni ’70, sullo sfondo di un’Italia devastata dalla Lotta Armata, compì alcune azioni di disturbo del sistema sino ad arrivare a un tragico epilogo, è il vero motore di questa storia. L’incontro, in realtà, non avverrà mai: Tito, che fu condannato all’ergastolo, è morto in carcere da diverso tempo rispetto a quando si svolgono i fatti. Sella però ha scritto numerosi libri durante la prigionia e Marcello potrà avere accesso anche a tutti i suoi scritti inediti, custoditi nella Biblioteca Nazionale Mitterrand. La sua speranza più grande è quella di ritrovare la “Fantasima”, un testo autobiografico che si dice sia andato perduto e che potrebbe far luce su alcuni elementi controversi delle vicende della Brigata.

Con uno stile molto piacevole, arricchito da vari registri linguistici e da un ritmo vivace e coinvolgente, Dario Ferrari ci racconta la storia di due generazioni diverse: quella dei cosiddetti Millenial che, senza alcuna volontà di cambiare il mondo, si sono adattati a una società caratterizzata da una forte precarietà e cambiamenti repentini e quella degli anni di piombo, il cui desiderio di cambiare la società fallì in un insensato quanto inutile bagno di sangue.

La ricreazione è finita è un romanzo ironico, profondo, provocatorio, appassionante, a tratti commovente e con un finale a sorpresa che tradisce la passione di Ferrari per il genere giallo, con il quale ha esordito per Mondadori, prima di questa sua opera. Ho chiuso queste pagine con la malinconia con cui ci di solito ci si separa dalle cose belle che abbiamo amato.

Ah, Tito Sella non è mai esistito. L’autore, che ne ha inventato di sana pianta biografia e opere, in una bella intervista che si trova facilmente in rete, ha detto ridendo sotto i baffi: “Ci sono due tipi di persone, quelli che googlano Tito Sella e quelli che mentono”. Touché.

Edoardo Ghiglieno