Torino magica, Torino mistica, Torino esoterica. Torino vertice dei triangoli che disegnano con altre cinque città i perimetri immaginari della magia bianca e di quella nera, il bene e il male che nel capoluogo piemontese si incrociano, influenzandosi inevitabilmente. L’unica ad appartenere a entrambe le forze.

Sono centinaia i libri che esplorano questa dimensione occulta, molti quelli ci hanno restituito un’immagine nuova, aggiungendo ogni volta un tassello alla sua identità così enigmatica. Eppure ogni volta una nuova scoperta, uno scorcio inesplorato hanno il potere di regalare qualcosa di nuovo all’immaginario condiviso che questa città è in grado di alimentare.

Succede anche con Torino Diabolika – Piccolo atlante dei luoghi arcani e misteriosi, scritto da Daria Testoni, uscito per i tipi di Scritturapura. L’autrice marchigiana, da sempre appassionata di misteri, durante le sue indagini in giro per l’Italia in una visita a Torino qualche anno addietro ne è rimasta letteralmente folgorata tanto da averla eletta a grande amore della sua vita.

C’è qualcosa di inspiegabile nell’aria della città, è viva, ha un’anima, a cui ormai sono rimasta inesorabilmente incatenata”.

Nasce così il progetto di dedicarle una guida anticonvenzionale. Se Daria sceglie le storie alle quali dedicare i suoi approfondimenti, Paolo Ranzani, “coltivatore diretto” di immagini fotografiche, come si definisce lui, cura gli scatti che immortalano certi luoghi.

Agli illusionisti e scrittori Mariano Tomatis e Arturo Brachetti la prefazione di questo prezioso volume.

Mi piace molto immaginare che i luoghi e gli oggetti abbiano una loro anima o comunque tengano a memoria le testimonianze di forti emozioni vissute nei loro paraggi. Come se la nostra esistenza emanasse delle onde che poi restino intrappolate, aggrappate ai muri e alle cose. Mi capita spesso di sedermi da solo in chiese, case o teatri vuoti ad ascoltare i muri.” Scrive Brachetti.

Ed è così che ha fatto la Testoni, osservando, auscultando le viscere di quei posti che nel mistero consolidano la loro essenza. Non ci sono le mete “classiche” presenti nei mille tour che propongono Torino Magica o Torino Sotterranea nei quali pure si scorgono nelle statue e nei palazzi e nelle chiese tutte le leggende e i simboli nascosti della città. Qui l’autrice seleziona con cura le sue focalizzazioni rendendole narrazioni approfondite tra le quali muoverci con cautela per scoprire una Torino bifronte, che da un lato mostra la sua natura elegante, vintage, il suo gusto di stampo francese, dall’altro scopre il suo lato trasgressivo a mezzo di storie intriganti e personaggi fuori dal comune.

È un compendio di storie che hanno la loro genetica nel passato, da quello recente a quello trascorso già da secoli, in un balletto temporale fatto di sussurri e meraviglie.

Scopriamo il tempio ipogeo Damanhur, nel comune della Valchiusella, una cinquantina di km da Torino. Edificato tra il 1978 e il 1992, in sito non fu scelto casualmente ma perché è un incrocio tra quattro delle diciotto linee principali sincroniche (un vero e proprio sistema nervoso energetico che attraversa il pianeta), una condizione che si verifica solo in Tibet, oltre che nel canavese. Testoni ci porta nelle sue viscere e scopriamo che è l’unica architettura sotterranea moderna completamente scavata, senza partire da cavità preesistenti.

Facciamo un salto di 300 anni e diversi chilometri per approdare nel centro storico di Torino, più precisamente a Palazzo Barolo dove aleggia la leggenda del fantasma di Elena Matilde che, afflitta per essere stata allontanata dai suoi figli a causa dei dissapori tra suo padre Giacinto Provana (soprannominato Monsù Druent) e il suo sposo il Marchese Gerolamo Falletti di Barolo in una notte di inverno decide di suicidarsi gettandosi dal balcone. Nelle notti di luna piena pare che il fantasma della povera Elena si aggiri nell’androne del palazzo, al piano superiore, nell’inutile ricerca della sua amata famiglia dalla quale fu costretta a separarsi.

Ancora il mistero macabro dell’Hotel Gran Cairo, luogo malfamato che oggi ospita il salotto buono della città, ma che nel 1925 era crocevia di prostitute, criminali e ospiti clandestini e dove vennero rinvenuti i resti umani di una donna Erina Barbero, detta Bela Rinin. Poi le grotte alchemiche, Villa Melano detta anche “Casa del Diavolo”, il Necrotour, il mistero del libraio scomparso.

Ranzoni ci dice “Quello che è visibile è la mia impressione di quel luogo, ho cercato di riportarla così come a me l’ha consegnata quel momento, con lo sforzo del buio, con lo sfuoco di chi la guarda a occhi stretti, troverete quella confusione di piani di messa a fuoco che sono tipici di quando si cerca di rendere nitido mentalmente qualcosa di vissuto. Lo stesso effetto che fa una lacrima quando attraversa la pupilla e il cervello recepisce messaggi alterati.”

Ecco, questa è esattamente quel tipo di alterazione che ci viene consegnata in queste pagine, la stessa di chi raccoglie queste storie immergendosi in una città affascinante oltre ogni immaginazione.

Angela Vecchione