Lo sanno anche i bambini: chi comanda decide il significato delle parole.

«Quando io uso una parola», disse Humpty Dumpty in tono alquanto sprezzante, «essa significa esattamente quello che decido io … né più né meno.» «Bisogna vedere», rispose Alice, «se lei può dare tanti significati diversi alle parole.» «Bisogna vedere» replicò Humpty Dumpty, «chi è che comanda… ecco tutto.» (Lewis Carroll, Alice Attraverso lo specchio,1871)

La maggior parte dei boomer come me è cresciuta con Alice a farci da guida nel mondo oltre lo specchio, complesso e ingannatore, in cui è difficile orientarsi. Lo sappiamo sin da bambini quindi che chi comanda decide il significato delle parole. “Sicurezza” significa perdere un po’ della nostra libertà, “sviluppo” significa distruggere la natura che ci dà la vita, “missione di pace” significa guerra di invasione per la spartizione delle risorse di un altro popolo. L’abbiamo imparato da Alice e da tutti coloro, uomini e donne, che hanno il coraggio di andare oltre lo specchio.

Per quanto mi riguarda sono sempre alla ricerca di chi, come Alice, sappia svelarmi il mondo di sottosopra, sappia raccontare quel che non si vede e non si sa e lo racconti, riportando il significato delle parole al livello di chi non comanda. Mi interessa il punto di vista che non si deve conoscere. In questo modo mi faccio un’idea della verità, che non è mai assoluta, ma sempre un mosaico da comporre con pazienza. Ciò comporta qualche rischio. Per esempio seguire Sara Reginella nella zona di guerra del Donbass, significa diventare complici di una criminale. Come Alice davanti al tribunale della Regina di cuori, l’autrice italiana è infatti nella blacklist Myrotverets, la banca dati di criminali più famosa dell’Ucraina. Viene accusata di violazione deliberata del confine di stato dell’Ucraina; partecipazione al press tour su invito del Parlamento illegittimo della Novorossija; manipolazione di informazioni socialmente significative; atti contro la sicurezza nazionale dell’Ucraina, contro la pace, la sicurezza dell’umanità, il diritto e l’ordine internazionale, nonché altri reati (sic!)

Esagerato, verrebbe subito da dire.

Sara è una psicologa, una mediatrice di conflitti, una narratrice profonda e un’amante della verità. Da sempre appassionata della duša, l’anima del mondo russo, ha viaggiato attraverso i vasti territori dell’ex Unione Sovietica, incontrando i diversi popoli che li abitano. I suoi ricordi e le persone che ha incontrato sono caldi di affetto e riconoscenza, ricchi di saperi e memorie.  Da conoscitrice di quei popoli e di quelle terre ha subito percepito che qualcosa non quadrava nella narrazione che è stata fatta in Occidente dei fatti di Maidan a Kiev nel 2014. Non abbiamo saputo molto, se non che l’oligarca Yanukovyč, amico di Putin, nel 2014 è stato deposto da una rivoluzione democratica e che l’Ucraina è oggi un paese democratico.

Sempre nel 2014 però gli ucraini di lingua russa -perché l’Ucraina è abitata da molte etnie diverse- della regione del Donbass, al confine con la Russia, si sono ribellati al democratico governo ucraino e hanno fondato due repubbliche popolari: la repubblica di Donetsk e quella di Lugansk, unite infatti sotto il nome di Novarossija. Essi non vogliono più far parte dell’Ucraina, perché il nuovo governo è formato da nazisti.

A volere e a compiere il colpo di stato che ha deposto il filorusso presidente Yanukovič infatti -contro il quale si erano sollevate le rivolte filoeuropeiste e anticorruzione, dette Euromaidan- sono stati gruppi di estrema destra, denominati Pravy Sektor e Svoboda, in origine Partito Social Nazionale Ucraino, ispirato al partito nazionalsocialista di Hitler e fondato dall’attuale presidente del parlamento ucraino.

In effetti, dalle testimonianze raccolte da Sara Reginella, sia nei suoi video reportage che in questo libro-documentario, il democratico governo ucraino avviato nel 2014 ha incarcerato, torturato, rimosso dagli impieghi ogni oppositore politico e dichiarato fuorilegge il partito comunista ucraino, un po’ come se in Italia da un giorno all’altro venissero dichiarati fuorilegge i cattolici, per rendere l’idea. Gli abitanti del Donbass non ci stanno, non vogliono essere governati dai nazisti. Neanche dai russi a dire il vero, vogliono autogovernarsi e combattere i nuovi nazisti. Sono definiti separatisti, le loro case, scuole, chiese, cimiteri sono bombardati da droni del nuovo esercito ucraino; costretti a vivere nelle cantine per ripararsi dagli attacchi armati di squadre internazionali che sventolano bandiere di ispirazione nazista.

Per loro la storia si è inceppata in un cortocircuito storico, si sono ritrovati catapultati nel ’43, quando, i loro coraggiosi nonni avevano fermato e sconfitto le truppe di Hitler.

Il viaggio di Sara Reginella è, come quello narrato da Lewis Carroll, un viaggio in un’altra dimensione, ma terribilmente realistico, epico e commovente tra gli abitanti del Donbass, dove giovani uomini e donne di oggi hanno indossato le divise militari dei nonni e delle nonne combattenti tra il ‘43 il ’45; costruito trincee e risposto agli attacchi del nuovo esercito ucraino. Le armi le hanno prese dai numerosi musei e dai monumenti che ricordano la gloriosa vittoria di quei popoli contro il nazismo.  Ai piedi portano le slantsy, ciabatte di gomma, di produzione russa. A dare loro man forte ci sono combattenti provenienti da molte parti del mondo, anche dalla lontana Argentina. Noi non l’avevamo saputo.

Infine e a onor del vero, Sara, per realizzare il suo reportage, ha chiesto un pass al parlamento della Novarossija, non è mai stata invitata; è entrata in Donbass dalla Russia e non dal confine ucraino.

Ma si sa, chi comanda, cambia a suo piacimento il significato delle parole, altera la realtà dei fatti, inventa capi d’accusa, una vecchia storia.

Sara Reginella, come lei stessa dichiara alla fine del suo reportage, non sarebbe mai passata per il confine ucraino, perché si rifiutava di passare per il confine di una nazione che inviava organizzazioni naziste a sparare su un popolo che si era ribellato a un golpe.

Chi informa e scrive sul rischio di diffusione in Europa del nazismo è quindi un criminale, accusato di manipolazione delle informazioni.

Buono a sapersi.

Maria Antonietta Nigro