“Avrei voluto spiegare come vedevo io le cose, ma sentivo che non avevo abbastanza parole nella testa, e soprattutto non avevo la calma per ordinarle nel modo giusto. In certe situazioni le parole sono scimmiette che balzano in tutte le direzioni, non si lasciano ammansire. Con la lingua dei segni non avrei avuto problemi, ma nessuno lì la capiva”
Un tumulto che appare all’improvviso, scombussola e toglie le parole ma prende comunque la bocca che afferra un pezzo dell’altro e lo morde. Le gambe che non stanno ferme e invitano a scappare. I colpi e i morsi auto inflitti per gestire una situazione spinosa. Un intreccio di sensazioni e la difficoltà di renderle palesi agli altri che non comprendono la lingua dei segni. Un ragazzino di dieci anni e i suoi globuli rossi insubordinati sono i protagonisti di Baco ultimo romanzo di Giacomo Sartori. Un ragazzino che oscilla tra natura e intelligenza artificiale, tra la lingua dei segni imparata tardi e la lingua verbale ancora in corso di apprendimento, tra una madre apicoltrice buddista e un padre che lavora per la Nutella e per scovare terroristi con un algoritmo, un nonno hippie classificatore di vermi e un geniale fratello hacker (detto appunto QI185).
“Lo avrei abbracciato, se solo avesse avuto un corpo. Era proprio in gamba, invece di stare lì a scervellarsi e angustiarsi come facevamo noi, in quattro è quattr’otto era passato all’azione”. È a Baco che si riferisce il protagonista. Baco è una sorta di robot, creato dal fratello QI185, che si impone nella sua vita rompendo la solitudine che lo circonda. Solitudine dovuta non solo alla sua condizione ma anche e soprattutto al coma della madre a seguito di un terribile incidente stradale. Madre con cui lui continua a parlare anche se incosciente in un letto di ospedale e a cui lui sta dedicando una sorta di diario dell’assenza. Diario che viene trascritto da segni in parole, per la madre, dalla sua logopedista con la facciotta raggrinzita e i capelli color canarino. “Credono che per il solo fatto che sei all’ospedale ti disinteressi a tutto quello che accade. Mentre tu hai bisogno di sapere, a maggior ragione adesso che sei prigioniera”
Il luogo principale dove si svolge il romanzo è un ex allevamento di polli riconvertito in casa e allevamento di api con un lavandino scavato nella pietra, il bagno ricavato in una roulotte senza ruote, una stufa con i trucioli tutti rispondenti ad un supercomputer. Un luogo che mostra tutta la complessità e la particolarità della storia che ospita. Un rapporto singolare come quello tra Baco e il protagonista accomunati dalla capacità di sfuggire agli altri. L’impotenza e la mancanza di speranza degli adulti emergono con prepotenza mettendo in risalto la risolutezza di QI185 nel salvare il fratellino dagli impicci. Il ruolo di salvagente verrà assolto anche da Baco con soluzioni non sempre ortodosse e in bilico sul filo della correttezza. La difficoltà di gestire le proprie emozioni, le trappole del linguaggio, la parzialità delle visioni, la comunanza tra cose apparentemente lontane tra loro.
La catastrofe ambientale, la violazione della privacy, il rapporto uomo tecnologia, il diritto alla vita sono alcuni dei temi affrontati da Sartori. Baco probabilmente anticipa un futuro che pare sempre più prossimo, le tematiche che ci troveremo ad affrontare e le parole nuove che ci serviranno per farlo.
“A ben guardare le parole si prestano senza ritegno alle più colossali menzogne, si direbbe anzi che ci prendano gusto. Se avessero un minimo di dignità si rifiuterebbero di veicolare così tante frottole, e invece appena sentono odore di fanfaluca si fanno sotto come i clienti ad una svendita di smartphone, e sgomitano per essere in prima fila. I segni non fanno così.”
Modestina Cedola
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