Bambini perfetti è davvero un bel libro! Molto intrigante, divertente e soprattutto originale.

L’idea di rottamare i propri figli per sostituirli con dei robot potrebbe sembrarci tanto assurda, quanto, purtroppo, anche piuttosto concreta. Il fatto che gli androidi ci stiano sostituendo è infatti inconfutabile, e chi lo sa se magari nel 2050, quando le macchine voleranno, non esisteranno anche dei “bambini perfetti”, pronti a prendere il posto di quelli veri?

La parte che ho apprezzato di più di questo libro è infatti il suo significato allegorico, che è veramente profondo: sono proprio le imperfezioni dei bambini a renderli così perfetti, meravigliosi e soprattutto umani.

Come trama e stile di scrittura è anche adatto ai più piccoli; è infatti di per sé un libro coinvolgente, piacevole e parecchio scorrevole: ma proprio per il messaggio che trasmette lo consiglierei a tutte le fasce d’età.

I personaggi nella storia hanno ognuno un carattere ben definito e diverso dagli altri. Mi sono affezionata a molti dei “bambini rottamati”, nel corso delle pagine… Ma i miei preferiti erano senza ombra di dubbio “Bonzo”, il piccolo combinaguai che però poi si rivela anche avere un cuore, e “Petunia”, la “brava bambina del quartiere che rispetta le regole”, ma in realtà pazza, coraggiosa e sempre pronta all’azione (mi ci ritrovo molto). Anche Leo, il vero protagonista della storia, è un bel personaggio. Mi è piaciuto soprattutto che non fosse sempre il solito protagonista superiore agli altri, che sa fare tutto ed è l’eroe della situazione. Il libro trasmette anche molto l’idea del lavoro di squadra e l’importanza della collaborazione.

Bellissime le illustrazioni, che rendono le pagine più piene e la lettura più coinvolgente.

Bello.

Come ho già detto lo consiglio a grandi e piccini, maschi e femmine, grandi lettori che vogliono leggere qualcosa di simpatico, ma anche persone a cui i libri non entusiasmano molto.

Aurora Pellegrini

Aurora Pellegrini ha 15 anni ed è una giovane lettrice di Biella che ha conosciuto questo libro grazie al lavoro di Manuela Tamietti e la sua associazione Storie di Piazza.