Il romanzo di Giuliana Facchini è ambientato in una città come tante e già dalle prime pagine ne vediamo principalmente due facce: il quartiere bene e la zona in degrado.
Nella parte più agiata vivono Edo e la sua particolare comunità di famiglie. Sono all’interno di una corte nella quale condividono la vita quotidiana e alcune attività.
Nella zona più malfamata l’autrice ci fa entrare nel Bar Einstein, vecchio locale dal mitico passato che, per Sasha, è il posto in cui si reca quasi tutti i giorni dopo la scuola.
Edo e Sasha sono compagni di scuola e il racconto entra nel vivo quando il ragazzo decide di seguirla. Lo fa un po’ per curiosità e un po’ perché ne è terribilmente affascinato.
Tra i due ragazzi si crea una relazione particolare che, tra alti e bassi, imprevisti, incomprensioni e cambi di rotta, diventa una storia d’amore.
Insomma, potrebbe essere qualcosa di simile a ciò che succede normalmente quando si transita tra i 16 e i 18 anni. Ma, nel mezzo di queste burrasche di sentimenti, incontriamo qualcosa che tinge di noir gli eventi, li collega in modo inaspettato e aggiunge un terribile particolare alla vita dei protagonisti e delle loro famiglie.
Il romanzo si sviluppa in modo fresco e piacevole, con pagine che scorrono leggere. Tra le righe si alternano momenti leggeri e profondi, conducendomi attraverso quell’altalena di emozioni tipiche dell’adolescenza. L’elemento misterioso, con il suo svelamento, conferisce al racconto una dimensione che mi richiama alla mente l’ingresso nell’età adulta, in quei momenti in cui i miei punti di riferimento hanno vacillato e mi sono trovato a uscire dal guscio di sicurezza famigliare.
La bella idea che mi resta, dopo la lettura, è la speranza che il futuro sia sempre come un foglio che ha ancora dello spazio bianco, nonostante ciò che è stato scritto nel passato.
Massimo Benedetti
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