“Come è possibile che in un acquario così grande e bello non riescano a vivere in pace?”
“Forse non è questione di spazio”

Cinque racconti, una magistrale galleria di ritratti umani e animali, che catturano, nel fluire naturale della quotidianità, quell’istante di sgomento di fronte all’urgenza di una scelta, la presa di coscienza e il lento sfibrarsi delle certezze.

Momenti in cui siamo costretti a guardarci allo specchio, a dare un nome alle nostre paure e ai nostri limiti e ad accettare il frantumarsi di quella vita che avremmo voluto salvare.

Lo specchio, nel Bestiario sentimentale di Guadalupe Nettel, è rappresentato dagli animali con cui, per scelta o per fatalità, ci troviamo a convivere fino a stabilire con loro un rapporto simbiotico.

Gli istinti degli animali ci inchiodano alla nostra umanità imperfetta e rivelano tutta la fragilità di esistenze impastate di convenzioni e compromessi.

Sono per lo più racconti di interni, quelli della Nettel, ambienti misurati e condivisi in cui il rapporto con gli animali si fa più stretto. Nello spazio intimo di un appartamento è più facile osservarsi, immedesimarsi, anelare risposte nei silenzi mentre tutto intorno le urla incalzano.

“I pesci sono probabilmente gli unici animali domestici che non fanno rumore. Ma loro mi insegnarono che le urla possono anche essere silenziose”.

L’acquario dei pesci Betta diventa così l’acquario matrimoniale dalle acque stagnanti in cui una giovane coppia trascina la propria relazione; l’invasione di una colonia di scarafaggi è il pretesto per raccontare complicate relazioni familiari e per sentirsi meno soli; una gatta incinta è il modo per parlare di maternità; una micosi da funghi è la disperazione di un’assenza; una vipera, la passione imprevista e il dolore di una fine.

Sono questi i temi che si rincorrono nelle pagine del Bestiario: la fragilità umana, il dolore, la perdita e i tentativi vani e affannati di colmare dei vuoti.

La ricerca di un rimedio, di una cura o solo di un balsamo in grado di alleviare la ferita si rivelano, infatti, inutili e mostrano come unica via di uscita la capacità di guardare in faccia le proprie paure e di imparare a conviverci.

“Secondo i tuoi antenati, l’unico modo per eliminare un demone o un’emozione che ci affligge è guardarla in faccia. Per questo ho comprato questo animale, per questo ho deciso di separarlo dalla compagna, per osservare il suo dolore riflesso del mio”.

Sotto la penna della Nettel la vita scorre ora leggera e remissiva, ora gravosa e furente, così come quella degli animali che si muovono e si trasformano intorno a noi.

Naturale viene l’associazione con un altro famoso Bestiario, quello di Julio Cortázar, autore che la Nettel in diverse interviste cita tra i suoi riferimenti letterari – “Cortázar è colui che considero il mio grande maestro come narratore di racconti” – e a cui nel 2008 ha dedicato un saggio intitolato Para entender a Julio Cortázar. Ma avventurandosi nella narrazione fantastica del Bestiario sentimentale, soprattutto nel racconto Guerra nell’immondizia, non si può non ricordare un altro celebre racconto di un grande scrittore di casa nostra, La formica argentina di Italo Calvino, contenuto nella raccolta Gli amori difficili. In entrambi, la presenza animale – gli scarafaggi nella Nettel, le formiche in Calvino –  è infestante e ossessiva e nessun rimedio sembra in grado di fermare l’invasione. Gli animali, ancora una volta, ci mettono di fronte alla perdita di controllo, all’impotenza, all’horror vacui, all’ineluttabilità della rassegnazione come unica forma di sopravvivenza di fronte all’assenza e alla perdita.

Margherita Lomangino

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