Non sempre le scelte della vita sono scevre dalle vicissitudini di chi ci ha preceduto. Spesso dietro comportamenti distaccati, atteggiamenti bruschi e azioni incomprensibili si celano segreti troppo difficili da dichiarare e, se non si rompe il circolo vizioso del silenzio, si rischia solo la catabasi.

Biancaneve nel Novecento di Marilù Oliva è un romanzo sulla forza insita tutta femminile delle donne, su quelle insolite e talvolta raccapriccianti coincidenze che fanno la differenza tra una vita semplice e una complicata.
Il romanzo è impostato su due piani temporali. Il ritmo dei capitoli alterna il presente, con la vita di Biancaneve da bambina fino all’età adulta, con il passato narrando la vita di Lili, tra Parigi e il lager di Buchernwald fino a far emergere la realtà di Sonderbau, il bordello del campo di concentramento.

Due donne che vivono epoche diverse ma che sopravvivono ai loro demoni con determinazione e resilienza, alimentate dalla ricchezza salvifica dei piccoli gesti quotidiani.

Marilù Oliva ha uno stile deciso e mai smielato che trasporta con energia il lettore attraverso le 350 pagine del romanzo senza perdersi mai in pensieri scontati né in situazioni ovvie, anzi! Le sorprese sono sempre dietro l’angolo perché, in fondo, la vita è proprio così: sorprendente e mai banale, crudele e spietata ma anche intrisa di gesti compassionevoli e d’amore.

Il crescere del romanzo non offre via di fuga al lettore se non il proseguo della lettura stessa anche quando, qualche lettore attento, potrà intuire quale legame sussista tra Bianca e Lili. Lo stile di un romanzo difficile da dimenticare è presente in tutte le sue pagine perché sviscera i sogni e i disincanti delle donne ma anche la loro straordinaria energia di risorgere e di inventarsi pur di andare avanti.

Perché leggere Biancaneve nel Novecento?
Perché le figure femminili sono ben delineate sia nella loro forza e che nelle loro debolezze; perché sebbene il romanzo abbia pagine di profondo dolore, si intuisce sempre quella energia vitale e dirompente della vita che ti permette di intravedere una speranza anche quando tutto è buio; perché ci porta a riflettere su come le singole scelte di ciascuno di noi influiscano in modo determinante e decisivo, nella vita di chi amiamo; perché riporta alla luce uno spaccato terribile della storia dell’umanità, come i campi di concentramento della Seconda Guerra Mondiale; perché leggendo Biancaneve nel Novecento si riscoprono gli anni ’80 e l’ultima guerra mondiale ma, soprattutto, perché non si riuscirà, alla fine del romanzo, scegliere uno solo personaggio da amare tra le figure che lo compongono, perché l’uno si incastrerà nell’altro, perché la vita raccoglie e racconta e, come dice Lili:

«Non sono abbastanza vecchia per bruciare i ricordi, ma ho l’età giusta per smettere di ipotizzare scenari futuri e aggrapparmi soltanto a ciò che è rimasto»

Mentre Biancaneve afferma:

«Come un’equilibrista trascorsi il tempo fino alla terza media: camminando su una fune tesa, con passo incerto e senza protezione. Sotto, il precipizio, ma ero abbastanza giovane e incosciente da non perdere tempo a temerlo».

Stefania Piumarta

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