Boccadorso colpisce innanzitutto per la voce narrante; è in prima persona, strana, sgrammaticata, sghemba. Eppure non si fatica a leggerla, anzi, è incredibilmente scorrevole, chiara, autentica; e anche poetica, ricca di paragoni semplici ma toccanti, sempre contestualizzati nel luogo in cui si svolge la storia: una miniera di carbone scavata dentro una montagna, un labirinto di bui cunicoli soffocanti da cui, una volta entrati, non si esce mai più.

La voce narrante appartiene a Newt, una bambina da poco diventata donna. Però è un segreto, laggiù tutti pensano che Newt sia un maschio come gli altri; tranne Thomas, un uomo buono e “imparato”, un secondo padre per Newt, che la convince a mantenere il segreto perché soltanto gli uomini ritenuti veramente forti vengono accettati dal gruppo, tanto che ai nuovi arrivati, come prova di virilità, viene inferto un taglio sulla narice destra.

Laggiù, in quella prigione dove non si fa altro che lavorare, pregare e abbruttirsi di birra una volta alla settimana, nessuno si sogna che la vita possa essere diversa da com’è. È Dio che l’ha deciso, e pensare di cambiare le cose è una pericolosa eresia.

Anche Newt sembra rassegnata al suo destino di schiava, fino a quando nella miniera arriva uno nuovo, Devlin, un ragazzino poco più grande di lei, un tipo conturbante che dal primo momento in cui si conoscono le smuove qualcosa dentro che la costringe a rimettere tutto in discussione.

Al contrario degli altri, Devlin non ha nessuna intenzione di rimanere sepolto là dentro per sempre. Ed è da lui che Newt impara la più eretica delle parole: rivoluzione.

Devlin è convinto che basti una persona per iniziare una rivoluzione, e anche se subito Newt ha troppa paura di credergli, quella persona, alla fine, sarà proprio lei.

«Una volta mi hai detto che basta una persona pe iniziare una rivoluzione» dico. «Ma non è vero»

«Sì che è vero» dice. «Tu hai fatto tutto da sola»

«No» dico. «Ne servono di più. Una pe iniziare e le altre pe crederlo possibile»

L’autrice, Liz Hyder, ha avuto l’idea per scrivere questa storia visitando una miniera di ardesia a Llanfair, nel Galles. Boccadorso si ispira alla vita vera dei minatori dell’epoca vittoriana, ma si legge come un romanzo di formazione universale, senza tempo, delicato e duro allo stesso tempo, che avvince ed emoziona.

È il settimo romanzo scritto da Liz Hyder, eppure soltanto il primo a essere stato pubblicato. Nel 2019 Boccadorso è stato nominato miglior libro dell’anno dal The Times, nel 2020 ha vinto il Waterstones Children’s Book Prize e il Branford Boase Award.

La traduzione italiana impresa per niente facile –  è del bravissimo Marco Astolfi.

Sabrina Rondinelli