La rappresentazione della Tosca di Puccini in presenza del Re nel 1901 non è un fatto degno di particolare interesse. La rappresentazione però avviene a Pisa, in un periodo di pulsioni anarchiche e soprattutto in una zona che ospita numerosi anarchici (anche Puccini era sospettato di esserlo). Aggiungete il fatto che sarà presente il Re Vittorio Emanuele III in persona (il predecessore è stato ucciso da poco proprio da un anarchico) e già dovreste immaginare che qualcosa di sicuro accadrà.

Quello che accade (e che non spoilero perché è riportato sul retro di copertina) è che durante la rappresentazione qualcuno che doveva morire per finta invece muore davvero, a causa di un colpo di fucile che doveva essere a salve, ma evidentemente era carico. E questo nonostante un teatro pieno di carabinieri che tengono d’occhio sospetti anarchici e, oltre a difendere l’incolumità del Re, tengono a bada eventuali manifestazioni e moti rivoluzionari.

Chi sarà stato e perché? Si tratta di un gesto dimostrativo degli anarchici (molti anarchici fanno parte della compagnia di cantanti e si annidano anche tra i tecnici del teatro) oppure una causa molto più banale di litigi all’interno della compagnia? Questo ovviamente lo dovete scoprire voi lettori, dopo esservi letteralmente divertiti un mondo a leggere questo breve romanzo giallo con ambientazione storica.

Da chimico mi interessa molto il fatto che molti chimici, come Marco Malvaldi, siano diventati scrittori famosi. Malvaldi riesce a ricostruire in modo molto accurato eventi storici, fatti e ambienti anche diversi tra loro. Chi ha letto qualcuno dei suoi libri lo sa.
In Buchi nella sabbia ha descritto una Pisa di inizio secolo – e il mondo della lirica e dei teatri, con le rivalità tra colleghi, le superstizioni, i malumori, gli intoppi prima di uno spettacolo – in modo davvero magistrale. Sembra di far parte della scena, o meglio, di vederla rappresentata in un teatro, e noi lettori siamo comodamente seduti a uno dei palchi di quel teatro. Aggiungete la forte ironia dell’autore e il suo essere toscano – anzi, pisano – che danno una marcia in più a ciò che scrive. In tutti i suoi libri Malvaldi affianca spiegazioni scientifiche/storiche ineccepibili a battute e momenti di alta ironia, ironia che si scopre già leggendo l’elenco dei personaggi della storia all’inizio del libro. Ad esempio, la vicenda viene raccontata anche dagli occhi di un giornalista de La Stampa (e poeta realmente vissuto, che è fonte del curioso titolo del libro), che “ama il rosso, sia sulle bandiere che nei bicchieri”.

Il libro è ricco di aneddoti e curiosità sul mondo del teatro e dell’opera e sulla stessa Tosca (opera che vanta il maggior numero di incidenti durante le rappresentazioni nei teatri, e quindi perfetta per ambientare l’accaduto) ed è anche uno spaccato degli italiani all’alba del nuovo secolo, con le fazioni politiche e i pregiudizi tra settentrionali e meridionali (fantastici i dialoghi tra il tenente dei carabinieri e il suo capitano). La conoscenza di Malvaldi per il mondo della musica è riassunta dalla presentazione – perfetta – dell’impresario Cantalamessa, “il cui scopo principale è non far litigare i cantanti lirici. Effettivamente, un’impresa.”

Per gli appassionati di gialli, per chi ama il mondo dell’opera o chi ama le ricostruzioni storiche, per chi vuole divertirsi con un libro ricco di ironia, per chi già conosce Malvaldi attraverso gli altri libri o per chi non lo conosce. Insomma, un libro per tutti.

Silvia Barra