Numero 19 | Aprile 1999

Succede. Succede – ed è un peccato – che l’uscita di un libro notevole passi quasi totalmente inosservata. Succede soprattutto in un paese come l’Italia, dove si pubblicano troppi libri e ci sono troppo pochi lettori, e ancora di più quando a pubblicarlo è una piccola casa editrice con poca forza promozionale. E successo per esempio a Ciclo violento, opera seconda del giornalista e scrittore irlandese Colin Bateman pubblicata qualche mese fa da Zelig (che di Bateman aveva già tradotto anche il romanzo d’esordio L’orgia di Jack), e allora è il caso di fare quel che si può – quel poco che si può – per rimediare.

Ciclo violento è la traduzione necessariamente riduttiva del titolo originale Cycle of violence, che gioca sulla polisemia dell’inglese “cycle” indicando sia la “spirale di violenza” in cui il giornalista protagonista del romanzo finisce risucchiato sia il nome da questi dato alla inseparabile bicicletta con cui sfreccia per le strade a caccia di notizie.

Ambientato nell’Ulster dilaniato da odi e divisioni, il libro è incentrato sulle vicende di Miller cronista di nera di Belfast che viene esiliato per punizione nella redazione di un giornaletto di provincia in quel di Crossmahert, una cittadina che trasuda ostilità e violenza al punto da far sembrare Belfast un posticino tranquillo. A Crossmahert, dove sostituisce un giornalista scomparso, di cui non si hanno più notizie finché non viene vista una volpe andare a spasso nei boschi con la sua testa in bocca, Miller si innamora di Marie, la bella e un po’ matta fidanzata del suo sfortunato predecessore, che da ragazzina ha subito uno stupro di gruppo. Miller comincia quindi per motivi personalissimi a indagare su quella vecchia storia e si trova così coinvolto, trasformandosi suo malgrado in una sorta di involontario giustiziere, in una sanguinosa catena di morti al termine della quale lo attende un imprevedibile e drammatico epilogo.

Quello rappresentato dallo scrittore irlandese è un mondo permeato da una violenza tanto sanguinaria quanto assurda, in cui ti possono fare la permanente subito prima di giustiziarti e in cui si può venire ammazzati per un panino. E il tratto distintivo dello stile di Bateman – e il motivo principale del suo fascino – è proprio la sua spiazzante capacità di mescolare i toni del tragico e del comico, trovando l’umorismo latente nel fondo della situazione più drammatica e viceversa, il modo in cui riesce a provocare nel lettore uno scoppio di risa e subito dopo un groppo in gola, alternando il solletico sotto le ascelle al pugno nello stomaco.

Ciclo violento è così insieme un efferato noir, una esilarante commedia e una dolcissima e disperata storia d’amore. Costruito su un plot rigoroso e mai banale, scandito da un crescendo serrato di rivelazioni e colpi di scena, il romanzo non si avvale solo di una suspense mozzafiato, ma anche di un’ironia a proposito della quale molti critici inglesi hanno speso il nome di Roddy Doyle e di un feroce humor nero degno di Trainspotting.

Bateman dissemina la narrazione di scene memorabili, tra le quali, prima di concludere, voglio segnalare la mia preferita: quella – spassosissima – della prima notte passata da Miller con Marie castamente perché lei non se la sente ancora di fare l’amore con lui, durante la quale il giornalista deve vedersela con una inopportuna quanto pervicace erezione, che potrebbe benissimo essere uscita dalla penna di Nick Hornby.

Jacopo De Michelis

«C’erano belle storie da vivere a Crossmaheart. Storie horror. Era un posto in cui poteva farsi un nome un giornalista alle prime armi, ma lui non lo era più da molto, ormai.»

Il libro

Ciclo violento di Colin BatemanColin Bateman
Ciclo violento
Zelig, 1998
Collana: Le vele
312 p., brossura

Il libro è fuori catalogo.
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