Ricominciare dal principio.

Da bambina facevo così. Ero talmente ossessionata dall’avere le pagine dei quaderni scritte per bene che, ad ogni errore, anche piccolo, ma del quale fossi conscia, strappavo la pagina e riscrivevo.

Ero intransigente.

Memorizzavo la cosa sbagliata per non farla più.

Una volta spolpai talmente tanto un quadernetto a righe che mia madre e la maestra Aiello, in concerto, mi dissero che questa cosa non era tanto sana, che dovevo far pace con l’errore, tirare una riga semmai, fare un segnetto, e continuare.

Continuare.

Andare avanti dopo l’errore.

Feci così, perché dicevano fosse giusto, ma si vede che dentro ‘sto concetto non mi ha persuasa, l’idea, insomma,  che potesse bastare tirare una riga per andare avanti.

Io strappo, di solito, e ricomincio da capo.

Così oggi, davanti a certe immagini, parole, opinioni, mi risale dall’intestino l’urgenza dell’intransigenza.

Che da piccoli è così.

Il giusto, il buono, il bello, lo schifo, il bleeeeh, la cacca  non hanno mediazioni.

Quindi, ragazzo, io mi rivolgo a te: se non vuoi diventare come quelli che comunemente chiamiamo adulti, che dicono che i bambini morti in mare non esistono, che i bambini al confine tra Messico e America rinchiusi nelle gabbie sono lontani quindi non esistono, che l’amore omosessuale non esiste, che la pelle nera, poiché il nero non è un colore, non esiste, che l’uomo sulla luna non esiste, forse non esiste manco la luna, che la violenza sessuale perpetrata ai danni di una ragazza un po’ brilla sulla spiaggia e in minigonna non è poi così violenza, ossia non esiste, che esistono solo gli slogan e i tweet e le parole aperte e urlate ficcate nei cervelli chiusi.

Ecco se anche a te tutto questo ti fa schifo, ma schifo forte e ritieni che tirarci sopra una riga non possa bastare, secondo me devi strappare tutto e ricominciare.

Ricominciare e ripartire.

Prendi questo come fosse un piccolo Google Maps per non perderti nel deserto emotivo.

Che la letteratura esiste, eccome.

E ci avrebbe già detto tutto.

Ricominciare e ripartire.

Più o meno da qui:


Il processo ad Eichmann diede occasione a molti di riflettere sulla natura umana e dei movimenti del presente. Eichmann tutto era fuorché anormale: era questa la sua dote più spaventosa. Sarebbe stato meno temibile un mostro inumano, perché proprio in quanto tale rendeva difficile identificarvisi. Ma quel che diceva Eichmann e il modo in cui lo diceva, non faceva altro che tracciare il quadro di una persona che sarebbe potuta essere chiunque: chiunque poteva essere Eichmann, sarebbe bastato essere senza consapevolezza, come lui. Prima ancora che poco intelligente, egli non aveva idee proprie e non si rendeva conto di quel che stava facendo. Era semplicemente una persona completamente calata nella realtà che aveva davanti: lavorare, cercare una promozione, riordinare numeri sulle statistiche, ecc.

Quel che ora penso veramente è che il male non è mai radicale, ma soltanto estremo, e che non possegga né profondità né una dimensione demoniaca. Esso può invadere e devastare il mondo intero, perché si espande sulla superficie come un fungo. È una sfida al pensiero, come ho scritto, perché il pensiero vuole andare in fondo, tenta di andare alle radici delle cose, e nel momento che s’interessa al male viene frustrato, perché non c’è nulla. Questa è la banalità. Solo il Bene ha profondità, e può essere radicale.

La banalità del male, Hannah Arendt

 


… quasi presaga della prossima fine, sua e di tutti i suoi, Micòl ripeteva di continuo a Malnate che a lei del suo futuro democratico e sociale non gliene importava un fico, che il futuro, in sé, lei lo aborriva, ad esso preferendo di gran lunga «le vierge, le vivace et le bel aujourd’hui», e il passato, ancora di più, «il caro, il dolce, il pio passato».
E siccome queste, lo so, non erano che parole, le solite parole ingannevoli e disperate che soltanto un vero bacio avrebbe potuto impedirle di proferire, di esse, appunto, e non di altre, sia suggellato qui quel poco che il cuore ha saputo ricordare.

 Il giardino dei Finzi Contini, Giorgio Bassani

 

 
Ciò che è stato possibile perpetrare ieri potrà nuovamente essere tentato domani, potrà coinvolgere noi stessi o i nostri figli (…).

Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre.

 I sommersi e i salvati, Primo Levi

 


Per che cosa pregavi, Signora?

Non pregavo per qualcosa. Non prego più. Parlo solo.

Di cosa parlavi?

Non puoi capire piccola mia.

Sì che posso

Parlavo del tempo. A me riesce così difficile crederci. Certe cose passano e se ne vanno. Altre restano. Pensavo che era colpa della mia memoria, Lo sai, no, ci sono delle cose che si dimenticano e alctre che non si dimenticano mai. Ma non è così. I posti, i posti sono sempre lì. Se il fuoco brucia una casa, la casa sparisce, però il posto- l’immagine del posto- rimane, e non solo nella mia memoria, ma fuori, nel mondo. Quello che mi ricordo è un’immagine che ondeggia fuori della mia testa. Mi spiego: anche se non la penso, anche se muoio, l’immagine di quello che ho fatto, che ho saputo, che ho visto, è sempre lì. Proprio nel posto dove è successa. (…).

L’immagine è sempre lì e, cosa più importante di tutte- se lì ci vai tu, tu che non ci sei mai stata- se vai lì e ti metti nel posto dov’era prima, succederà di nuovo. È li per te, che ti aspetta. Perciò, Denver, non andarci mai. Mai. Perché anche se è tutto finito, morto e sepolto, è sempre lì che ti aspetta. Ecco perché mi son dovuta portar via di lì i miei figli, a tutti i costi.

Denver si rosicchiava le unghie. “Se è ancora lì che aspetta, questo vuol dire che non muore mai niente”.

Sethe guardò Denver dritta negli occhi. “No, non muore mai niente”, le rispose.

Amatissima, Toni Morrison

 


Volevo che tu imparassi una cosa: volevo che tu vedessi che cosa è il vero coraggio, tu che credi sia rappresentato da un uomo col fucile in mano.
Aver coraggio significa sapere di essere sconfitti prima ancora di cominciare, e cominciare egualmente e arrivare sino in fondo, qualsiasi cosa succeda.
È raro vincere in questi casi, ma qualche volta succede.
La signora Dubose ha vinto.
È morta come voleva morire, senza essere schiava né degli uomini né delle cose.
Era la persona più coraggiosa che io avessi mai conosciuto.

Il buio oltre la siepe, Harper Lee

Che tu possa, ragazzo, aggiungere a ciò altri libri, azioni, cose, fatti, che ti segneranno, che si metteranno nella tua testa seminando idee, pensieri, convinzioni. Tue.

E che tutto ciò possa essere  più forte di quello che ti vorranno far credere, che ti vorranno imporre.

Che tu possa pensare sempre con la tua testa.

Che tu possa, infine, avere ben chiaro in ogni momento e senza mediazioni, la differenza tra il giusto, il buono, il bello, lo schifo, il bleeeeh, la cacca .

In ogni momento e senza mediazioni.

Natalia Ceravolo

 

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Letteratura di viaggetti. Tre libri per viaggiare, ma non troppo