Anno 1 | Numero 9 | Giugno 1998

Almeno una volta, credo, abbiamo visto due farfalle cercarsi per fare all’amore. È un rituale lento, a tratti invisibile: le farfalle si toccano appena, sfiorandosi con le ali, sospese nell’aria si rincorrono, compiendo ampi giri intorno a loro stesse, si ricercano, si risfiorano, con una tecnica inaspettata. Si perdono, si cercano, si ritrovano, come in una danza. Il loro corpo alato usa un rituale antico (il corteggiamento) per svelare la passione.

Non a caso il libro Corpi di donna (Marsilio 1996, L. 20.000) della scrittrice giapponese Matsuura Rieko ha in copertina due farfalle in volo. E come farfalle sono i corpi di donna che racconta l’autrice, presi in un gioco avvolgente del cercarsi, del trovarsi, del perdersi. Yoko, giovane protagonista narrante, è una disegnatrice di fumetti.

Yoko ama la donne. Nel senso che ama il piacere che il suo corpo riceve dai loro corpi. È la ricerca di sé, la ricerca della natural woman, che sta dentro ogni donna.

“Ricordi che una volta ti ho detto che da quando ti avevo incontrata, mi sentivo donna nel modo più naturale possibile, in pratica una natural woman?”

Yoko è il corpo narrante, il corpo che viene amato da Hanayo, soprattutto, e da Yuki e Yuriko. Queste donne costituiscono una sorta di “educazione sentimentale”, un viaggio che parte da una iniziazione sessuale, fino ad arrivare ad un punto di non ritorno. L’amore del corpo, del corpo e null’altro, è l’unico amore che conta per Yoko. L’amore dei corpi significa dimenticanza di sé, stordimento, godimento,” … l’appagamento di un vuoto colmato, la soddisfazione penetrante a tratti simile a quando ci si gratta un punto che prude, ma diversa da quella piacevole e acuta che si prova con la penetrazione della vagina, la ribellione istantanea dei muscoli contrari al piacere: questo era quanto volevo…”

L’amore dei corpi di donna non è un amore genitale, un amore sessuale. Yoko ama i corpi delle donne. Si fa amare da corpi di donna. Ama la delicatezza dei battiti di ciglia nei suoi. Ama i capelli dell’altra che accarezzano la sua vagina, ama la lingua che penetra nella bocca. “… Utilizzando labbra, dita, lingua, a volte persino capelli e ciglia, mi accarezzava dall’alto in basso, dal basso all’alto…”.

I corpi di donna amano sperimentando tutte le zone erogene del corpo: gomiti, occhi, piedi, orecchie, bocca, mani, capelli, clavicole, ogni parte del corpo è una parte da scoprire, baciare, leccare, succhiare. “… Ovunque e comunque si spostasse, godevo in tutto il corpo. Appagata in ogni recesso, avevo l’impressione che le mie membra si fossero trasformate in una massa di piacere…”

Yoko, non è capace di dare piacere. È solo capace di riceverlo, senza sottrarsi, in un gioco che solo apparentemente ha del sadomaso. Yoko conduce con innocenza, ma con determinazione, un gioco estremo sul suo corpo. Sembra solo subire le violenze delle sue donne. In realtà è lei che sperimenta. Sperimenta il suo corpo.

È “un’imperatrice che per capriccio si diverte a recitare la parte della suddita”.

Yoko ama la forza e la determinazione di Hanayo. È lei la prima donna che l’inizia sessualmente, la prima con la quale inizia la ricerca di sé.

Il loro amore è un amore di carezze, di abbracci, di improvvise violenze, di esasperati languori, è amore di carne e sudore, un girotondo di eccitazioni, di sperimentazioni, di godimenti.

“… Mi aprì l’ano, vi premette uno dopo l’altro i sei spicchi di limoni… Ne appoggiò uno già schiacciato sull’orifizio e rimise il pigiama come lo aveva trovato. Verificò la posizione del limone attraverso il tessuto e lentamente si mise a spingerlo con delicatezza usando la palma.

Quando quel gioco che ormai davo per interminabile mi parve finito, mi guardai dietro la schiena. Restai stupefatta.

Hanayo aveva gli occhi gonfi di lacrime”

Un romanzo spietato e dolente. Una scrittura essenziale, a volte fotografica.

Una storia avvolgente. Come il battito di una farfalla.

Emilia Bersabea Cirillo

 

“Sospirò e con la punta del pugnale mi sfiorò l’ano. Ilmio corpo fremette leggermente. D’un tratto desiderai che mi penetrasse. Che me lo infilasse dentro fino in fondo.”

 

Rieko Matsuura nasce a Matsuyama, nella prefettura di Ehime, ma durante la scuola media si trasferisce a Marugame, nella prefettura di Kagawa, dove frequenta la scuola media e superiore privata Otemae della prefettura di Kagawa. Prosegue i suoi studi all’università Aoyama Gakuin Daigaku, dove si specializza in letteratura francese, a seguito di una passione nata nell’adolescenza, durante la quale aveva letto le opere del Marchese de Sade e di Jean Genet. Nel 1978, appena iscritta all’università, vince il Premio Bungakukai per i nuovi scrittori (文學界新人賞 Bungakukai Shinjinshō) per aver scritto Il giorno del funerale, il suo primo libro.
Nel 1978, il suo libro Corpi di donna ricevette un’entusiastica recensione di Kenji Nakagami che la fece conoscere ad un pubblico maggiore.
Nel 1994 pubblica L’alluce P, un’opera che parla di una donna, Kazumi, alla quale spunta improvvisamente un pene al posto dell’alluce destro, motivo per cui inizierà un viaggio alla scoperta di una nuova sessualità. Il romanzo viene premiato premiato con il Premio per la letteratura femminile (女流文学賞 Joryūbungakushō) e diviene un bestseller, vendendo oltre 300.000 copie in pochi mesi. Sempre nel 1994 collabora alla sceneggiatura dell’adattamento cinematografico di Corpi di donna, uscito lo stesso anno.
Nel 2007 pubblica un altro romanzo, Kenshin, che vince il Premio Yomiuri nel 2008.
Attualmente Rieko Matsuura è un membro del Premio Shinchō per i nuovi scrittori.

Il libro attualmente è fuori catalogo