– Buongiorno Dottore.
– Buongiorno.
– Posso sedermi? Non vorrei disturbarla.
– Nessun disturbo. Del resto non vorrà tornare indietro subito, no?
– No, in effetti no.
– Bel panorama eh? È il mio posto preferito.
– Si. È stata una buona idea costruire questa specie di panchina tipo belvedere.
– Già, il miglior panorama che abbiamo. Ma in realtà io vengo qui  più che altro per leggere. Non so perché ma il luogo concilia la mia concentrazione, più che dentro. Ma forse è naturale.
– Curioso, anch’io lo faccio spesso da qualche settimana, vede?
– Non siamo degli originali quanto pensavamo di essere insomma.
– Già, cosa legge? Se posso chiedere.
– Oh, certo che può. Rileggevo le Fiabe del Kordofan di Frobenius.
– Kordofan?
– Sì, l’antico nome di una parte del Sudan in Africa, una zona vicino a Khartoum, e al Nilo ovviamente.
– Una culla della civiltà.
– Probabilmente.
– Non ne avevo mai sentito parlare.
– Ma avrà sentito parlare delle Mille e una notte.
– Sì, certo.
– Queste fiabe raccolte da Frobenius fanno parte di un lavoro enorme in più volumi che intitolò  Atlantis. Frobenius era un antropologo, un cultore delle civiltà africane che nei primi anni del millenovecento raccolse gran parte di ciò che sappiamo sulle culture africane di queste zone e non solo. Ci fece vedere una complessità che noi stavamo semplicemente radendo al suolo, come spesso ci capita. Queste fiabe sono deliziose, oltre che essere una magica testimonianza di tempi passati. Io sinceramente le preferisco alle Mille e una notte.
– Come mai?
– Perché sono meno leziose, a volte direi anche molto più crude. Sono impregnate di una certa saggezza, di un certa storicità inerente gli usi e costumi di quegli antichi, di un certa magia evocativa che in altro modo non saprei chiamare. Temi e luoghi, nonché personaggi, sono tipici del mondo evocato anche dalle Mille e una notte, ma queste potrebbero essere fiabe ancora più antiche di quelle, o che hanno preso un strada diversa provenendo sempre dal meridione della penisola arabica, almeno stando a quanto riportano le convinzioni di Frobenius, che più di me ne sapeva senz’altro. La leggenda della rovina di Kasch che introduce le fiabe ha per esempio una dinamica sorprendentemente simile all’avvento di Shahrazad e delle sue narrazioni. Il narrare è sempre salvezza dal morire, l’unica salvezza contro la caducità delle cose forse, che ne dice?
– Sembra un testo affascinante.
– Lo è,  mio caro amico. Per tanti motivi diversi è una lettura che non può che affascinare chi ama la lettura. E poi ci sono i ginn, splendide ragazze, tesori nascosti, avventure impossibili,  misteri, profezie, Eros e Thanatos. Uomini, bestie ed eroi, direbbe qualcuno. Cosa si può voler di più da una buona storia?
– Che non finisca mai?
– Ah-ah-ah… esatto! Lei mi assomiglia molto… ed è proprio questa la sensazione predominante di queste fiabe: continuano a narrarti qualcosa seppure le hai consumate fino alla fine. Solo le grandi storie ti permettono di rimanerci dentro anche dopo, dopo che sono accadute anche per te.
– E ce n’è qualcuna che preferisce?
– Non saprei dire, in tutta sincerità. Forse non riesco nemmeno a separarle tra loro, mi sembrano parte troppo connessa di un tutto. Il figlio della concubina è una fiaba che mi piacerebbe poter dire che racconti il tipo di uomo che vorrei essere e la donna che vorrei incontrare nella mia vita. Poi c’è la storia di un bossolo da dove escono guerrieri e ballerine e maghi e cortei e trombettieri… è una storia che mi diverte, anche perché ci sono re che vogliono uccelli, cavalli e sempre cercano ciò che non hanno e c’è un protagonista piuttosto maldestro.
– E ladroni ce ne sono?
– Ovviamente… uno dei racconti più divertenti è proprio La conversione del capo dei ladroni di cui non le dico nulla altrimenti le rovinerei l’atmosfera farsesca che si può godere. E poi il più licenzioso di tutti forse, il racconto de La vendetta del marito ingannato, che sinceramente trovo delizioso soprattutto nella parte in cui il marito ingannato elabora il sotterfugio per portarsi a letto la moglie del muezzin che si era portato a letto la sua. S’inventa un delizioso racconto che di base ha la Differenza tra uomo e donna e in cui comincia ad attribuire alla Differenza strane capacità ladronesche e in un solo modo si può provare il recupero delle cose sottratte. Indovini quale? Ma non vorrei raccontarle altro…
– Mi ha incuriosito Dottore, credo proprio leggerò queste fiabe.
– E lei? Cosa si accingeva a leggere?
– Ho trovato questo strano libro che si chiama Erewhon. Mi sembrava appropriato visto quello che abbiamo attorno.
– Non ha torto. L’ho letto, anche lì comincia tutto da un’esplorazione.
– Si, sto leggendo.
– Ha visto quando è stato pubblicato per la prima volta?
– Qui dice nel 1872.
– E senta queste frase: “Seppi che in Erewhon, circa quattrocento anni prima, le scienze meccaniche erano molto più progredite delle nostre e si sviluppavano con prodigiosa rapidità, finché uno dei dotti professori di ipotetica scrisse un libro rivoluzionario, dimostrando che le macchine avrebbero finito per soppiantare la razza umana e per acquistare una vitalità tanto diversa e superiore a quella degli animali, quanto la vita degli animali è diversa e superiore a quella dei vegetali.
– È una frase del libro?
– Sì, non le sembra straordinario? Quando lo leggerà vedrà che ciò che è narrato ricalca molti dei nostri pensieri e delle discussioni di mezzo secolo fa… solo espressi così bene e così puntualmente 120 anni prima. E troverà altre cose assai divertenti e intelligenti. Ottima scelta.
– Bene. Le deve essere piaciuto molto questo romanzo per ricordarsi così bene a memoria quello che c’è scritto.
– Amico mio, ma l’abbiamo appena detto: è merito di S.A.M, è stato sufficiente che io lo pensassi e lui me l’ha proposto.
– Già, che stupido. Butler aveva ragione… dunque.
– Non so perché molti parlino di un libro di critica all’età Vittoriana dell’epoca. Come le ho detto è un libro molto arguto che svolge una satira pungente su aspetti della nostra società che oserei dire sono i temi di fondo dell’essere umano in tutte le società in ogni tempo… non le vorrei rovinare la sorpresa ma leggerà anche discorsi sul vegetarianesimo e su come potrebbe parlare un vegano, molto prima che i vegani si manifestassero sulle Terra con tutto il loro pensiero e il loro agire.
– È molto curioso in effetti.
– Troverà il capitolo, anzi i capitoli, Il libro delle macchine di un’acutezza e chiarezza straordinaria… ben prima di Kurzweil e del suo La singolarità è vicina. E cosa le pare di quest’altra considerazione: “La cosa più strana, però, era che proprio quella stessa gente, a volte, prendeva garbatamente in giro l’intero sistema; in realtà tolleravano, o addirittura approvavano, quasi tutte le critiche fatte contro di esso sui giornali, purché fossero anonime; ma se la stessa cosa si provava a dirla chiara e tonda davanti a loro – con il soggetto il verbo e il complemento oggetto al posto giusto, e senza possibilità di equivoci – si ritenevano, a buon diritto, gravemente offesi, ed accusavano il loro interlocutore di non star tanto bene di salute.
– Si attaglia bene ai tempi passati come ai nostri, è proprio quello che accade tra persone. Adesso mi ha creato tante aspettative Dottore, non vedo l’ora di continuare a leggerlo.
– E io la lascerò in pace a leggerlo ora, ho parlato anche troppo. Il nostro Scientific All Mindset mi sta anche ricordando che tra un’ora ho una riunione e mi ci vorrà più di mezz’ora per tornare e ripulirmi per bene.
– Abbiamo appena risistemato le zone di decontaminazione, dovrebbero essere più rapide ora nei processi e nei passaggi.
– Bene allora. La saluto, si goda il nostro bel tramonto blu. La Terra e la Luna sono bellissime questa sera, la Terra è particolarmente luminosa.
– Vedo. Bellissime, sul serio.
– Non faccia troppo tardi, altrimenti lo sa che S.A.M non le permetterà di uscire di nuovo per almeno due settimane se sfora i suoi dettami sugli orari di rientro.
– Sì, starò attento, anche se me lo ricorderà senz’altro.
– Arrivederci, a più tardi.
– Arrivederci… Dottore!
– Sì?
– Crede che torneremo da Marte tra due anni come ci hanno detto?
– Lo sa che S.A.M può decidere di prolungare la missione se vi è necessità, per un massimo di altri due anni.
– Si. Mi chiedevo se riuscirei ad andare a visitare il Kordofan oggi…
– Non ci sono mai stato a dire il vero, certo farebbe un po’ più caldo che qui amico mio, e non credo troverebbe un uomo del Dar For che potrebbe raccontarle qualche storia come un vecchio  nostalgico seduto su una specie di panchina su Marte. Laggiù nel vecchio Kordofan ho paura che tutto sia più morto che qui. Le conviene continuare a leggere.
– Già, già. Arrivederci Dottore.
– Addio.

Simone Battig