Abbiamo parlato, riso, guardato la gente e le cose.

C’erano libri, persone, cani e bambini.

Ombrelloni aperti su un’estate appena giunta e già carica di odori e parole da sottolineare.

Ho incontrato Marco Marsullo e il suo Due come loro (Einaudi Stile Libero) da Binaria-centro commensale, con Valentina, Valeria e bella compagnia cantante.

Un luogo tra il reale e l’immaginario dove tutto sembra possibile, compresa la pizza.

E forse lo è.

Il libro inizia con un suicidio che, detta così, mi rendo conto non possa scalare la vetta dei “cazzo, me lo porto al mare”.

Ma provate ad immaginare come sarebbe incontrare Dio e il Diavolo sulla terra, umani, umanissimi.

L’uno con l’ossessione per i prodotti tecnologici della Apple e le feste a tema ogni primo sabato del mese; l’altro un po’ poeta maledetto, rugoso, amante del pesce e fine conoscitore di Flaubert.

In tutto questo c’è Shep, uomo, trentasei anni, cristallizzato in certi dolori che solo a ricordarli fanno un male che non trova via d’uscita, e che si occupa, per entrambi, di aspiranti suicidi.

“Né Dio né il Diavolo sanno che lui fa il doppio gioco. Immaginate di lavorare per due spietate società finanziare concorrenti, di nascosto, nello stesso tempo. Poi immaginate che i capi delle spietatissime società finanziarie siano i creatori del bene e del male. Fatto? Ora sapete perché Shep sta iniziando a perdere i capelli”.

Dio odia perdere vite, lo vede come uno spreco del suo dono misericordioso.
Il Diavolo, prosaicamente, sguazza nel dolore, spesso lo genera, per cui non lo ostacola.

Shep vive così, in bicicletta, ficcandosi in avventure sessuali occasionali insane, indossando improbabili e sudate camicie hawaiane, fino a quando, sulla benedetta lista mensile degli aspiranti suicidi, non spunta il nome di Pino Moneta, avvocato,  attuale compagno della sua amata ex, Viola.

Viola incarna tutto ciò che si può rimpiangere del perduto, della felicità mai più ritrovata, della vita passata guardata da lontano, con malinconia e mitizzazione.

“Il passato delle persone, a differenza del futuro, non si muove di un millimetro”.

Certo, il fatto che st’avvocatuccio voglia porre fine alla sua mediocre vita, potrebbe essere la chiusura perfetta del cerchio per riottenere ciò che da tempo non aveva più. No?

No?

Non posso dirvelo, ovvio.

Sono buona, mica fessa.

Posso però dirvi che in un momento storico in cui sembra essere tutto scontato e superato, compresa l’umanità, questo libro, queste parole e quest’autore, ecco, non lo sono affatto.

Portatelo anche al mare se volete eh, che riflettere non ostacola l’abbronzatura.

Natalia Ceravolo

 

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