🔗Felici i felici, romanzo corale di Yasmina Reza, è uno degli esempi più maestosi della scrittura tagliente ed essenziale della drammaturga francese.
Nella Francia contemporanea, fatta di gradevoli apparenze e disgrazie taciute, diciotto personaggi si mettono a nudo raccontando le proprie storie attraverso la loro viva voce.
Per il titolo dell’opera, Yasmina Reza prende spunto da una citazione di Borges: “Felici gli amati e gli amanti e coloro che possono fare a meno dell’amore. Felici i felici”. Con tale premessa l’autrice ci pone subito davanti a una domanda essenziale: chi sono davvero i felici?
Attraverso spaccati di vita dei personaggi, pagina dopo pagina il lettore scoprirà che la vera protagonista dell’opera è l’infelicità, in una realtà fittizia in cui tutti i protagonisti sembrano fermarsi a riflettere per la prima volta sulla finzione della loro esistenza. L’intero romanzo diventa così un invito a riflettere sull’ipocrisia che mettiamo in atto ogni giorno, talvolta senza volerlo, per stare al passo con le apparenze altrui – o, più semplicemente, quando non siamo del tutto sinceri con noi stessi.
Grazie alla sua sorprendente capacità di modulare il tono narrativo, l’autrice ci trasforma in spettatori silenziosi delle vite dei suoi personaggi, spronandoci non solo a osservarli ma anche a riconoscerci in quelle storie che scorrono in parallelo, intrecciandosi in modi sottili ma significativi. Non si tratta infatti di episodi separati, ma di sfaccettature diverse della medesima realtà.
Felici i felici è un romanzo che non giudica ma osserva; una narrazione costruita come un mosaico di voci interiori in cui i pensieri si susseguono in un flusso continuo e profondo. Una delle peculiarità più evidenti del romanzo è la quasi totale assenza di dialogo diretto: i personaggi non si confrontano, non esplodono mai. Piuttosto, ognuno sembra impegnato in un costante esercizio di contenimento, cercando di evitare il conflitto per non destabilizzare quell’equilibrio fragile e imperfetto che con fatica ha costruito.
Pascaline e Lionel, ad esempio, agli occhi del mondo rappresentano l’immagine della coppia ideale, quella che tutti ammirano e invidiano. Tuttavia, dietro la facciata ordinata e rassicurante si cela una verità ben diversa: temendo il giudizio degli amici, come se la fragilità fosse un fallimento da occultare, i due nascondono a tutti i disturbi psichici del figlio, che è convinto – per qualche ragione – di essere la cantante Céline Dion e si comporta come tale. Allo stesso modo il giovane dottor Chemla, professionista brillante e rispettato, convive con una sessualità tormentata, segnata in modo indelebile dagli abusi subiti in infanzia per mano del fratello maggiore. Un dolore che resta sommerso, silenziato, ma che ogni giorno lo imprigiona.
In questa realtà ovattata i personaggi scelgono attivamente di non abbandonare la propria comfort zone, perché cambiare significa affrontare l’ignoto e spesso il disagio conosciuto è meno spaventoso di un possibile benessere che non si sa immaginare. Restano così ancorati a una quotidianità che li rende infelici, offrendogli nient’altro che l’illusione del controllo.
L’opera non propone soluzioni, non offre ricette per la felicità, eppure lancia una riflessione potente: essere felici non è qualcosa che si apprende ma una vera e propria abilità. Essere felici, scrive Yasmina Reza, è un talento.
Rossella Lettieri
Instagram: @rosslett
LinkedIn: Rossella Lettieri
E tu cosa ne pensi?