Le vittime della mafia, e soprattutto le morti di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, hanno determinato uno strappo nella percezione del potere mafioso; sia la strage di Capaci, che l’attentato a via D’Amelio, hanno rappresentato un punto di svolta proprio quando il potere mafioso sembrava più forte.
Capaci e via D’Amelio sono divenuti due perni intorno ai quali si dispensano i lutti dell’antimafia. Nessun discorso sulla “modernità” italiana di quel tempo può esimersi dal misurarsi con questo tema e con questa questione.
Il criminologo e sociologo Fabio Iadeluca nel libro illustrato Falcone e Borsellino. Storia di amicizia e coraggio, edito nel 2022 da Curcio nella collana Young, in occasione dei 30 anni dalla strage di Capaci, l’anniversario in cui la mafia uccise con un terribile attentato il giudice Giovanni Falcone, la moglie e magistrato Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro, conferisce ai fatti che hanno visto protagonisti i due magistrati nella lotta contro le mafie, una dimensione storica, nel vero senso della parola, nonché filosofica, in quanto le modalità degli attentati furono studiate appositamente e attentamente dalla leadership di Cosa nostra per celebrare la propria potenza e impunità davanti alla società civile, allo Stato, al mondo.
Iadeluca restituisce i fatti alla Storia, affrontati come se si trattasse delle guerre mondiali. Storici, partiti e politici, media, culti religiosi, massime istituzioni dello Stato, singoli cittadini; tutti sono stati e continuano ad essere coinvolti in questo tragico evento, il quale costituisce, come mostra Iadeluca, una delle mediazioni nella costruzione del passato come qualcosa che si riformula nel presente, anche a partire da punti di vista differenti.
All’interno dell’opera dell’autore, è riportato un estratto del discorso dell’attuale Presidente della Repubblica Sergio Matterella, in occasione delle commemorazioni delle stragi di Capaci e di Via D’Amelio: “La mafia volle eliminarli non soltanto per la loro competenza nella lotta alla criminalità organizzata, per la loro efficienza, per la loro conoscenza dei metodi e delle prassi del crimine organizzato, Li assassinò perché erano anche simboli di legalità, di intransigenza, di coraggio, di determinazione…”
Iadeluca, pur rivolgendosi ad un ideale circolo di lettori giovanissimi, non si rinuncia ad un linguaggio realistico e chiaro, mostrando come i crimini della mafia abbiano caricato la sfera pubblica di tensione emotiva e di significati simbolici che si rinnovano ad ogni anniversario di un fatto luttuoso.
Tra illustrazione, schemi e mappe il libro diviso in quattro parti racconta prima la vita di Giovanni Falcone dall’infanzia, agli studi, all’ingresso in magistratura, agli incarichi, al Pool Antimafia, al Maxi Processo e a Cosa Nostra, fino alla strage di Capaci.
Nella seconda parte Fabio Iadeluca, racconta la storia di Paolo Borsellino: vita, amicizia con Falcone, fino alla strage di Via D’Amelio del 19 luglio 1992 a Palermo. Nella terza e nella quarta parte l’autore parla della presenza di Cosa Nostra a Palermo e nelle province e, con l’ausilio dell’ottimo illustratore Filippo Barbacini, in quest’opera possiamo vedere tracciate le regioni, le cosche, le suddivisioni, le famiglie, nonché leggere la narrazione di quelle che furono le strategie mafiose negli anni più bui della storia italiana dal 1992 al 1993.
In Falcone e Borsellino. Storia di amicizia e coraggio si sfiora anche un aspetto molto importante riguardante il fenomeno mafioso, ovvero quello psicologico. Non a caso si parla di ricerca sulla psicologia mafiosa, la quale fino ad ora ha dimostrato che i confini tra le diverse fasi di ricerca non sono così netti ma si sovrappongono. Quando, infatti, sono stati analizzati ed elaborati materiali provenienti dagli ambiti giudiziari e terapeutici, sono state realizzate anche ricerche con campioni rappresentativi della popolazione in territori ad alta densità mafiosa.
Iadeluca fa riferimento in modo implicito proprio agli studi psicologico-clinici sulla mafia condotti da Giovanni Falcone, considerato un precursore di tali studi e fondatore di un metodo.
Grazie a Falcone gli studi sulla psicologia mafiosa si sono prefissati l’obiettivo di comprendere il mondo psichico familiare, degli uomini e delle donne membri di famiglie mafiose, con lo scopo di studiare le rappresentazioni mentali che essi hanno di se stessi, della mafia, e del tessuto sociale.
Le manifestazioni di ricordo che si susseguono ogni anno, durano solo lo spazio dei giorni della ricorrenza, durante i quali ci si riempie la bocca di paroloni, nobilissime intenzioni ed elogi che spesso indicano la mafia come un nemico lontano e ancora sconosciuto.
Nel frattempo in questi 30 anni tutto il lavoro compiuto da Falcone e Borsellino è stato distrutto ed oggi la mafia è radicata anche al nord. A volte anche mantenere l’ordine costituito delle cose è un interesse di mafia. Tale assunto emerge dalle pagine di questo libro necessario, da far leggere alle nuove generazioni, per insegnar loro che prima di tutto devono lottare contro gli ipocriti e i gattopardi.
Anna Lina Grasso
E tu cosa ne pensi?