Deliziosamente illustrato da Isabelle Follath, il libro dell’inglese Jack Meggitt-Phillips ci porta nella realtà londinese del secolo scorso e ci presenta immediatamente un personaggio particolare con un nome strano: Ebenezer, giovin signorino di cinquecentoundici anni, alle prese con l’acquisto di uno splendido esemplare di pappagallo dal petto viola, nel negozio di uccelli della città. In quel negozio incontrerà fugacemente anche la piccola peste protagonista del libro, Bethany, ragazzina solitaria, determinata e arrabbiata, ma con lei dovrà fare i conti nei capitoli successivi. Prima scopriremo come vive l’elegante giovane un po’ insignificante e annoiato, servitore in una casa di 15 piani che possiede alcuni quadri a cui è molto affezionato e molti frigoriferi traboccanti di cibo.

Il racconto è denso di suspense e di comicità, a tratti tiene sospesi e ti fa immedesimare, così che i protagonisti e il lettore debbano fare i conti con i propri sentimenti man mano che si scoprono le storie personali dei protagonisti, come per esempio quando si racconta il valore dell’amicizia. Il rapporto tra Bethany e il giovane, sembra impossibile, non si sopportano, anche perché è un rapporto falso, lui mente sempre, nascondendo la verità, però ad un certo punto questo rapporto cresce e si fa molto intenso, cambia, diventa vero. Sarà colpa di un gatto che il giovane ha amato e che è finito nelle fauci della bestia? Sta di fatto che quell’avvenimento e molte altre questioni trasformano rapidamente Ebenezer, lo fanno maturare in tutti i sensi e quindi si trova a trasformare se stesso e a dare un valore diverso alla sua lunga e un po’ inutile vita.

Al quindicesimo piano vive la bestia, personaggio oscuro enorme, bavoso e strisciante. Un concentrato di male assoluto, cinico e puzzone. Una specie di blob viscido con bocca famelica che divora tutto ma dà anche forma alle cose della casa vomitandole dopo ronzii vari.

La bestia controlla tutto ciò che c’è in casa e controlla anche la longevità del suo servitore che lo accudisce tipo maggiordomo. Il collegamento con l’esterno lo tiene Ebenezer, e in città lui va a cercare ciò che la bestia desidera. E la bestia desidera sempre di più, mangia di tutto e decide che vuole anche assaggiare i bambini…
Ebenezer esegue goffamente e parte alla ricerca (non è facile trovare bambini disponibili a farsi mangiare), e troverà la protagonista in un orfanatrofio. Lui è un servitore devoto che non si sente mai colpevole perché deve eseguire semplicemente degli ordini.
Non si sente colpevole finché la piccola peste non viene a colpirlo con le sue parole e le sue azioni, chiedendogli spiegazioni e mettendolo di fronte al fatto che certe cose sono inaccettabili, seppur comode, seppur imposte da altri, seppur necessarie per la propria sopravvivenza.

Il libro, per me, è già un potenziale film, molto divertente e intrigante e la trama, come recita il risvolto di copertina, ricorda molto quelle leggere, sorprendenti e indimenticabile dei libri di Roald Dahl a cui sono affezionatissima.

Il racconto emoziona con colpi di scena e a tratti ti travolge in esilaranti avventure che portano ad un finale mozzafiato che ti fa ben sperare e dove tutto improvvisamente trova una sua collocazione, per ri-tendersi comicamente nelle ultime pagine, con la scoperta di un dettaglio da film giallo che ti farà attendere il seguito del libro.

Manuela Tamietti