Anno 1 | Numero 3 | Novembre 1997

In un’atmosfera di madrileno sapore si delineano i contorni umani dì Tristana, don Lope, Horacio, Saturna, attori di un teatro volutamente borghese è realistico. Lo sfondo dell’azione è la casa di don Lope, impenitente don Giovanni) sorretto da un insaziabile anelito dì gioventù e da un affetto egoistico e smodato che riversa sulla giovane Tristana. Due volti di una stessa medaglia, la vita: vecchiaia e giovinezza che si fronteggiano. Come potrebbe don Lope che ha conquistato il cuore delle donne più belle, che ha scavalcato qualsiasi vincolo decadere e permettere alle radici del buio di attecchire?

Tristana è la più alta rappresentazione dell’ego pugnace di Lope teso a conservare l’ideale vigore giovanile. Vittima innocente e inconsapevole Tristana vive la sua condizione di concubina trascinata da “un’ambigua fascinazione”. La giovinezza è dominio di idealità, terreno di emozioni superiori, di sfrenate ambizioni: sta alla coscienza del singolo concretizzarle. Tristana è coinvolta dalle sue sensazioni e da una ribellione di chi ripugna qualsiasi precetto e rifugge ogni impedimento.

Dinanzi a lei solo un mondo di inusitata grandezza…

Nel tirannico regime di casa Lope crescono i suoi turbolenti pensieri che trovano sfogo nel1’ amore per Horacio. Un giovane scuro, prestante, dall’aria malinconica. È subito catulliano rapimento e stordimento.

Tristana sperimenta i dardi dell’arciere divino e ama: notti insonni… turbamenti intimi. La più grande idealità brucia ogni tappa, il fremito accresce la rabbia e Tristana sfugge a Lope, evita la sua compagnia consapevole di un disonore impostole. La relazione tra Tristana e Horacio si consuma nel gusto di passeggiate romantiche prima, nello studio di pittore di Horacio poi.

Si dispiega un’altra nota ideale: l’arte. Dipingere per Tristana diventa la chiave per scoprire una sensibilità superiore. Ma è il desiderio di un’anima profonda e matura o l’ansia-di chi vuole affermarsi per sé senza dare agli altri?

Per Galdós Tristana è una sognatrice priva di veri impulsi geniali guidata solo da un’eccessiva sopravalutazione. Tristana afferma di non avere il tempo di sposarsi, vuole essere grande.

E Galdós? Insegna che grandezza d’animo e talento non si conquistano con smodata cupidigia. Tristana studia, legge, ma nutre il proprio animo di passiva conoscenza. Costruisce attorno a sé un mondo ideale, personale in cui una fraintesa ambizione la trasporta sui binari di un amore che non le appartiene, la prova  l’epistolario tra Horacio e Tristana in occasione del viaggio di quest’ultimo. Le prime lettere hanno il sapore dell’amore giovanile catulliano Viviamo ed amiamo… stimiamo meno di nulla il mormorio dei vecchi.

D’improvviso si dileguano le schermaglie amorose. Tristana sogna ma non crea. Horacio lascia spazio a pensieri lontani di chi non ama l’altro per la sua vera identità. “Conosci te stesso” Socrate avrebbe ammonito, Tristana non si conosce. La malattia non frena i suoi ardori, la sua speranza rivive … devo fare l’attrice … rappresentare gli affetti, le passioni, fingere la vita! Gesù, è una cosa facilissima. Adesso il suo universo può abbracciare l’arte della finzione scenica e l’amore cedere il passo a una semplice amicizia. Horacio è tornato ma per lei è privo di interesse, è mediocre. La pittura può alla fine diventare musica, forse per Galdós ultima culla ideale di chi ha fantasticato troppo. Erompe la musica nella vita di Tristana, alte vette stavolta veramente grandi, quelle divine da raggiungersi con i tasti dell’armonium. Galdós ha dato almeno uno spiraglio di luce. Come spiegare il matrimonio finale? Vittoria di Lope, rinuncia di Tristana? Galdós non risponde. Il palcoscenico è vuoto, gli attori su cui si è esercitata l’ironia del “castigat ridendo mores” lasciano spazio alle libere interpretazioni dei lettori.

Barbara Modugno

“Viviamo ed amiamo… stimiamo meno di nulla il mormorio dei vecchi.”

Benito Pérez Galdós nasce nel 1843 a Las Palmas (Canarie). Trasferitosi a Madrid, frequenta i teatri e l’Ateneo, ma soprattutto la Calle (il mondo dei rapporti sociali della grande Madrid piccolo-borghese). Negli anni 1820-21 scrive il suo primo romanzo La fontana de oro. Collabora a varie riviste. Alla fine del 1800, tra vari romanzi, scrive Tristana, pubblicato in Italia dalla Garzanti.

 

In libreria

Benito Pérez Galdós
Tristana
Einaudi, 1991

Collana: Gli Struzzi
Traduzione di I.A. Chiusano
XVII-215 p., brossura

€ 14,50

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