Ogni occasione è preziosa per ricordare e tenere in vita vite come quelle di Hans e Sophie Scholl, che sono entrate a far parte dell’immaginario collettivo mondiale in quanto simboli della Resistenza al totalitarismo hitleriano. Le loro sono state giovani vite brutalmente spezzate dall’atroce Moloch della guerra e della dittatura, brevi vite di ragazzi che, non riconoscendosi nella mostruosa realtà costruita dal Nazismo, hanno preferito opporvisi e combattere per rimanere, invece, radicati dalla parte giusta della Storia, anche a costo di morire. I circoli di dissidenti della Rosa Bianca e del Gruppo studenti di Monaco, formati da Hans Scholl tra gli anni Trenta e Quaranta del Novecento, hanno rappresentato un indispensabile punto di vista contrario alla propaganda nazista, un movimento nato sotto il segno della gioventù e della speranza che al concetto di supremazia ha preferito anteporre la solidarietà e la cultura.

La Resistenza realizzata da Hans Scholl era per lui una necessità costante, talvolta perfino inconscia, che si manifestava non soltanto nelle sue grandi azioni dalla portata rivoluzionaria, tra cui, in primis, l’opera di volantinaggio contro il regime che lo portò, insieme alla sorella Sophie, alla morte, ma anche in forme di sommosse impercettibili, in piccoli gesti quotidiani, come incollare sulle proprie lettere i francobolli con il ritrattino di Hitler capovolti, o avere sempre con sé il simbolo dei propri ideali («nel mio taschino tengo un bocciolo di rosa. Ho bisogno di questo piccolo fiore, perché questo è l’altro lato, allontana ampiamente da tutta la vita militare e dal non avere nessuna opposizione a questo atteggiamento»).

Per questo motivo dobbiamo leggere Hans Scholl – Biographie di Barbara Ellermeier (che in italiano è stato tradotto ed edito da Beppe Grande editore nel 2019, con il titolo Hans Scholl: spirito forte e cuore tenero. Dalla Rosa Bianca al Gruppo studenti di Monaco). Si tratta di un’attenta ricostruzione degli anni più nevralgici della biografia di Hans Scholl – tra Gioventù hitleriana, guerra, prigione, Università e Resistenza antinazista – che viene realizzata da Ellermeier attraversando sistematicamente le carte di Scholl. Le lettere, i diari e i suoi appunti personali sono stati, infatti, scandagliati parola per parola alla ricerca della verità che guidava lo “spirito forte” e il “cuore tenero” di Hans Scholl.

In particolare, il lavoro di Ellermeier è dedicato al periodo di formazione di Hans Scholl, agli anni, quindi (tra i diciannove e i ventiquattro), in cui egli ha dovuto fare i conti con l’indottrinamento del regime nazionalsocialista e durante i quali ha scelto di seguire, invece, altre ideologie, volte non alla distruzione, bensì a una forma di educazione progressista e liberale («hanno tentato di uniformarci, di narcotizzarci negli anni più fecondi di formazione della nostra vita»). Fondamentale per la crescita personale di Hans Scholl e per la sua emancipazione dal Nazismo è stata la sua curiosità intellettuale: andare a teatro il più possibile, visitare le grandi città come Parigi, partecipare a circoli letterari, leggere i romanzi di Dostoevskij e le poesie di George, di Rilke e di Claudel, lo hanno segnato nel profondo, dandogli la possibilità di fare esperienza non soltanto della morte e della devastazione, nel  corso della Seconda guerra mondiale, ma anche di un loro contraltare culturale, luminoso e spirituale, di un mondo alternativo – a tratti, forse, troppo fittizio e labile – in cui rifugiarsi e custodire i valori e le ragioni più intrinseche dell’esistenza. «Più scure le ombre cadono su un’epoca, tanto più grande è il desiderio di alcuni uomini per la luce, ai quali la schiavitù dell’ombra e il sacrilegio del suo presente ha tolto la serenità borghese. Il desiderio della luce e dell’illuminazione ci hanno condotto all’unico luogo luminoso che ci è rimasto: Cristo», scrive Hans Scholl in una lettera del 21 dicembre 1941.

In breve, Hans Scholl visse rifiutando gli orrori dell’olocausto e del totalitarismo e ricalcando con la propria vita una celebre frase di Paul Claudel: «la vie, c’est une grande aventure vers la lumière». Alla menzogna che la Storia gli proponeva come realtà, infatti, egli ha risposto con una personale ed irrequieta ricerca di autenticità e purezza nel mondo, sia attraverso la cultura e la poesia, che nella più semplice osservazione dei propri affetti e della natura («da una piccola breccia nello scuro mare di nuvole irrompeva un raggio di sole, e il mondo rideva e brillava nella luce del cielo. Io ero lì e stupivo»). Gli anni di formazione di Hans Scholl – che, tuttavia, coincidono con gli ultimi della sua vita – sono stati, quindi, un percorso verso una verità più autentica, verso una certezza che prescindesse dalla crudeltà e dall’immanenza degli eventi storici e in cui egli – il fortunato, il “nato di domenica”, Sonntagskind, come lo chiamava la madre – potesse, nonostante tutto, rispecchiarsi e riconoscere ancora il bene e il reale.

Amedeo Bova