“Se qualcuno mi chiedesse che odore ha, risponderei che profuma di quelle piccole mele già avvizzite. Di cornetti appena sfornati e della minestra di verdure salata che fa mia madre”.

L’Hotel Bonbien è così: situato lungo una strada nazionale della Francia dell’est, nell’Alta Marna, sa di casa, sa di famiglia. Qui infatti Octave e Hilare, marito e moglie, gestiscono questo piccolo albergo insieme ai due giovanissimi figli, che danno loro una mano nelle vacanze estive, Gilles, di 14 anni e Siri, di 10. Ed è Siri che ci racconta, con voce fresca e però matura, la “storia dell’anno in cui ho avuto dieci anni… L’anno più strano che abbia mai vissuto”.

Non siamo di fronte a una famiglia da “mulino bianco”. Le difficoltà non mancano all’hotel, nonostante il nome beneaugurante (Bonbien suona un po’ come bene bene) e il romanzo si apre proprio con il crollo – quasi profetico – di una parte dell’insegna, così che, a stagione appena iniziata, si legge solo Hotel Bon…                                                                                               

Si tratta di un luogo di passaggio, lungo la N19, e i clienti non si fermano quasi mai per più di una notte, anzi, a volte solo per un pasto veloce, una rinfrescata, un caffè all’ombra dei tavolini all’aperto, per poi ripartire verso altre mete. La famiglia, quindi, naviga in acque economiche non proprio floride e la difficoltà di far fronte a tante spese – comprese quelle per gli studi e il mantenimento dei figli – crea enormi scompigli tra i due genitori: Octave, economo e conservatore fino al punto di non aver nemmeno un computer (segna i conti dei clienti su foglietti di carta) e Hilare, attiva, positiva, dalla risata contagiosa, ma anche dalla rabbia e dall’urlo facile, non fanno altro che litigare, giorno dopo giorno, davanti ai clienti, ma soprattutto davanti ai figli. Che reagiscono come la loro età li spinge a comportarsi: Siri piange, si dispera, prende le parti dell’uno e dell’altra e li spinge a trovare un accordo; Gilles, da buon adolescente, si rinchiude nella sua camera e in se stesso, in ombroso silenzio, cuffie alle orecchie, musica a palla. “I grandi sono strani, da come si comportano sembra sempre tutto molto complicato”: i due ragazzi non capiscono cosa stia succedendo ai loro genitori, non comprendono la loro incapacità di confrontarsi, ma Gilles adora sua sorella e, nonostante la provochi in continuazione affibbiandole nomignoli ingiuriosi, la protegge da tutto ciò che accade intorno a loro.

Proprio  Gilles sarà presente quando avverrà l’evento svolta di tutto il romanzo. Siri, giocando, cade da un albero. Niente di fatto, fisicamente. Un bernoccolo e via. In realtà, qualcosa è cambiato in lei. In maniera stupefacente. E cambierà anche il mondo – e il modo –  in cui vive, il rapporto con il fratello, la vita familiare.

Sono fiera di chi sono e di tutto quello che so fare”: Siri, ed è il messaggio che ci lascia questo romanzo, crescerà nell’anno dei suoi 10 anni, crescerà dentro, troverà forza e sicurezza, proprio quella persa, dopo anni di vita in comune, da un  padre e da una  madre. E chissà che non sia proprio una ragazzina di dieci anni, in modo del tutto imprevedibile e inaspettato, a indicare loro la strada per ritrovarsi.

Claudia Camilli

Per scoprire qualcosa in più di CameloZampa, qui l’intervista alle editrici.