Idiota è una parola gentile di Gianluca Wayne Palazzo inizia con una notizia sconvolgente quanto inevitabile poiché tutti, prima o poi, siamo stati o saremo confrontati a questo genere di situazione: la morte di un genitore.

Da qui inizia una serie di riflessioni, tormenti, scoperte belle e brutte (più brutte che belle) e segreti che forse rivelano la vera natura del padre di Giaime, il protagonista, più da morto che da vivo.

Giaime è un ragazzo sulla trentina che lavora nel quartiere romano del Pigneto riparando biciclette; è un buono, uno che non sa scappare di fronte alle responsabilità, come invece ha sempre fatto il padre Carlo giocando, bevendo e finendo in galera. Proprio la condotta del padre obbliga Giaime a dover risolvere le questioni lasciate in sospeso da Carlo.

E lo farà, perché lui vuole dimostrare di non essere come il padre, lui è una brava persona. Poi però dovrà fare i conti con una realtà spesso crudele che non corrisponde alle aspettative e si ritroverà ad assomigliare a Carlo più di quanto non vorrebbe.

Intorno a questo rapporto conflittuale col padre, gira anche il resto della famiglia: Fiorella, la mamma, una donna fragile che ha sopportato per anni i comportamenti eccessivi del marito ed i ripetuti tradimenti; Susanna, la sorella minore, che vuole spiccare il volo ma che non ha la minima idea della situazione della famiglia; Massimo, il fratello minore, che si sente superiore agli altri perché ha studiato e che presto sposerà Federica, una donna bella e altera che nasconde un segreto.

Insomma, Giaime è l’unico a preoccuparsi e a farsi carico dei problemi da risolvere. Lui che si sente sempre in difetto, lui che è generoso, lui che il suo essere buono lo fa passare da idiota, da quello di cui gli altri possono approfittare senza che loro, che sono effettivamente, realmente, oggettivamente in difetto, ci si sentano.

E si sente estremamente solo, solo di fronte a un’immensità di cose che vanno storte, che gli cadono addosso senza sapere perché, senza riuscire a capire come sia potuto accadere, come sia possibile, e non riesce a trovare la forza di scansarsi per non farsi colpire ma anzi le prende di petto, in pieno viso e deve anche farsi carico delle conseguenze. 

Inoltre il suo passato sentimentale, la storia con Alexandra, l’amore della sua vita, lo perseguita ancora.

Proprio il giorno della morte del padre però conosce Lena, una bella ragazza dai lunghi capelli rossi che fa ripetizioni al suo vicino di casa. Non sarà un colpo di fulmine ma il loro rapporto crescerà tra incomprensioni, spiegazioni, tra il cercare di capirsi, di appartenersi, che li porterà a sentire di aver trovato finalmente il proprio posto nel mondo. Questo incessante bisogno di essere amati che ci accomuna tutti, fin dove ci porta, cosa ci spinge a fare?

Questo romanzo affronta con un linguaggio diretto e senza troppi giri di parole, la quotidianità della vita, il dover andare avanti nonostante i problemi veri e seri che molti di noi si trovano a dover affrontare, i rapporti con i familiari che dovremmo o pensiamo di conoscere ma che molto spesso, troppo spesso, non conosciamo per niente. In fondo però ognuno di noi ha quella parte di luce che molte volte rischiara l’oscurità e ci riscatta.

Manuela Fortunati


Se vuoi conoscere meglio la casa editrice leggi la nostra intervista a L’asino d’oro