Questa piuma può sembrare senza valore, ma viene da lontano e porta con sé tutte le mie intenzioni.

Era il 1989 quando un’ancora sconosciuta Amy Tan pubblicò il suo primo romanzo intitolato Il circolo della fortuna e della felicità. In molti pensarono che fosse un libro autobiografico in virtù del fatto che alcune delle sue vicende personali sembravano coincidere almeno in parte con quelle dei suoi personaggi. Tan spiega che, nonostante alcuni dei suoi amici riconoscano nei dialoghi del libro quelli fra lei e sua madre, le somiglianze si fermano lì. I dettagli della storia non sono quindi presi dalla sua biografia e il romanzo vuole essere una riflessione sulla vita degli emigrati ed il rapporto madre-figlia in un contesto cross-culturale.

Nata in California da un padre laureato in ingegneria in Cina e una madre proveniente da una ricca famiglia di Shangai, Tan è stata educata in maniera molto differente da quella dei genitori e ha sviluppato un modo di vedere il mondo molto diverso dal loro.  Grazie a questo suo vissuto personale riesce ad infondere nei suoi personaggi le emozioni e i sentimenti di chi vive tra identità culturali diverse. Libera dai limiti imposti da uno stile autobiografico, Tan può arricchire la sua storia con dettagli e situazioni che non solo rendono la narrazione avvincente e significativa ma che le permettono anche di affrontare i vari temi del romanzo in modo molto realistico.

La vita come una partita di majhong

Il libro racconta la storia di quattro donne cinesi cresciute in Cina prima del 1949 e delle loro figlie trentenni, tutte nate in America. Anche il famoso gioco del mahjong può essere considerato uno dei personaggi del romanzo. Svolge infatti un ruolo molto importante poiché’ serve da collegamento tra la vecchia e la nuova vita delle quattro madri. Simile al ramino in occidente, il mahjong ha come obiettivo di gioco quello di creare abbinamenti di coppie o serie, necessita quattro giocatori e consiste di quattro mani di gioco. Questi elementi si ritrovano tutti nella struttura del romanzo che si compone di quattro parti divise in quattro storie per un totale di sedici capitoli, la meta’ dei quali racconta la storia delle madri e l’altra quella delle figlie.

Un’ulteriore riferimento al gioco del mahjong si può trovare nel titolo del romanzo e si riferisce al nome che le donne hanno scelto per il loro circolo. Scopriamo infatti che si sono conosciute per la prima volta alla chiesa battista cinese di San Francisco nel 1949 e hanno deciso di incontrarsi regolarmente per giocare, mangiare cibo tradizionale cinese e parlare delle loro vite in America e delle loro figlie. Questi incontri diventano presto un modo di ritagliarsi il tempo e lo spazio necessari per rimanere connesse con le loro origini e tradizioni. Attraverso il gioco del mahjong, Tan invita noi lettori a riflettere sulle differenze che contraddistinguono le donne del libro: il loro modo di agire, i loro valori e le loro decisioni. Il mahjong è noto per essere un gioco che richiede una combinazione di strategia, abilità e fortuna, e ogni giocatore ha un approccio differente nell’affrontare una partita. E’ forse questo il modo dell’autrice per farci pensare che questi sono anche gli elementi che caratterizzano il modo in cui le donne, e tutti noi più in generale, vivono la loro vita e affrontano le sfide?

Saggezza popolare, superstizione e narrazione

Ciascuna parte del libro inizia con una parabola che svolge varie funzioni: introduce il tema delle storie a seguire e allo stesso tempo aiuta il lettore a comprendere la personalità e il modo di essere madre di ciascuna delle donne. Insieme ai titoli aforistici, Tan usa queste parabole per mostrarci alcuni dei valori e delle convenzioni che guidano i comportamenti e il modo di vedere il mondo delle madri.

Inoltre l’uso di questo stile narrativo evidenzia l’importanza delle superstizioni e il ruolo del racconto orale nella cultura cinese e più precisamente nel processo di trasmissione dell’eredità culturale di una nazione e di un individuo. Le quattro madri nel romanzo usano le loro storie per educare le figlie e insegnar loro quali sono i principi più importanti per vivere una vita rispettabile.

Un tema universale: il rapporto madre-figlia

Il circolo della fortuna e della felicità è una storia raccontata completamente dal punto di vista delle donne. Gli uomini nel romanzo sono relegati ad un ruolo secondario, si intravedono nel background o sono menzionati solo brevemente nel racconto di un aneddoto. La narrazione si focalizza sui personaggi femminili e sul coraggio che mostrano durante tutta la loro vita, quando si trovano ad affrontare decisioni pericole o che possono cambiare completamente il corso della loro vita. Tan usa i profili dei suoi personaggi come archetipi per descrivere i comportamenti di tutte le donne che affrontano sfide simili. Da un lato, i lettori apprendono le storie delle madri prima di arrivare in America, alcune sono divertenti, altre invece raccontano di avversità, violenze domestiche e sacrificio. Dall’altro lato, impariamo a conoscere le figlie e i loro problemi moderni: matrimoni difficili, infelicità, disillusione e problemi di lavoro.

Tan ci regala una descrizione vivida ed estremamente realistica del rapporto madre-figlia. Molti dei sentimenti di amore-odio e le incomprensioni tra i personaggi del romanzo sono universali e tutti ci possiamo identificare almeno in part, a prescindere dal nostro bagaglio culturale e storia personale. Le madri hanno preso decisioni difficili per creare una vita migliore per le loro figlie: nel caso specifico, si sono trasferite in America così che i loro figli potessero avere la libertà di decidere il loro destino e avere tutto quello che necessitano per una vita felice e confortevole. Come spesso succede, in particolare in alcune culture, queste donne hanno grandi speranze e aspettative per le loro figlie e hanno una visione tradizionalista di cosa significhi avere una vita rispettabile: avere una bella carriera, un matrimonio felice, possibilmente con un ottimo partito, bambini e fare tutto il necessario per essere una buona moglie e madre.

Tuttavia questi costanti tentativi di dare consigli e creare delle aspettative sul loro futuro è percepito dalle figlie come una forma di critica, rifiuto delle loro scelte o persino una forma di imposizione di regole da seguire. Quando gli obiettivi vengono fissati in base ai desideri delle madri e non alla felicità delle figlie, è praticamente impossibile per queste giovani donne non sentirsi deluse o persino un   completo fallimento quando le cose non vanno come previsto. Ne consegue che i rapporti madre-figlia sono caratterizzati da una serie di incomprensioni, frustrazioni, tensioni e verità non dette. Queste relazioni controverse sono tuttavia parte integrante – e presumibilmente necessaria – del processo di crescita delle figlie e non possono cambiare il profondo e spesso inconsapevole amore che esiste tra una madre e una figlia.

Due generazioni e due culture

Molte delle incomprensioni tra le donne del romanzo di Amy Tan hanno origine nelle differenze generazionali e culturali perché i personaggi si muovono costantemente tra due identità e due sistemi di valori. La verità è che i due gruppi di donne appartengono a due culture completamente diverse. Nonostante le madri sperassero che le loro figlie potessero beneficiare delle opportunità di una vita americana pur mantenendo la loro identità cinese, le figlie sono diventate Americane a tutti gli effetti e faticano a capire le antiquate superstizioni e i valori delle loro madri. Sono donne libere che non hanno nessun obbligo di seguire le convezioni o un destino prestabilito. Dal punto di vista delle madri, questo invece è un segno che le loro figlie hanno perso – o ancora peggio rifiutano – la loro eredità culturale per adottare appieno il modo di vivere americano.

Tan è abilissima nell’utilizzare il linguaggio come elemento chiave per aiutare il lettore a provare in prima persona le dinamiche che definiscono la comunicazione tra le donne e con chi le circonda nel contesto socioculturale in cui vivono. Le madri parlano in un inglese stentato e quando comunicano con gli altri sono spesso oggetto di sguardi condiscendenti a causa delle loro limitate competenze linguistiche. Persino le loro figlie spesso si vergognano di loro e le colpevolizzano per non aver imparato l’inglese correttamente. Quando parlano tra loro, le giovani donne usano sempre inglese mentre le madri continuano a rispondere in cinese.

Si può pensare che in questo modo Tan voglia mostrare ai suoi lettori come le figlie siano orgogliose del loro ‘essere americane’ e come non capiscano che le loro madri hanno probabilmente deciso deliberatamente di continuare a parlare cinese per proteggere la loro eredità culturale. Il loro circolo di majhong è stato creato proprio per passare tempo insieme in un contesto che ricordi loro le loro origini. Nonostante queste differenze culturali e generazionali rappresentino un problema nella vita dei personaggi, da lettori non possiamo evitare di considerarle una elemento importante che arricchisce la storia e aggiunge complessità e una nota emotiva alla narrazione.

Il viaggio come ricerca come ricerca della propria identità  

Le figlie sono spesso inconsapevolmente divise tra due nazioni e due culture. Nonostante siano americane nello spirito, i loro lineamenti orientali le rendono ‘straniere’ nella nazione che considerano la loro patria. Da lettori, possiamo vedere chiaramente che le loro identità sono caratterizzate da una dualità e da molte contraddizioni, anche se spesso loro non se ne rendono conto. Con il passare del tempo pero vediamo che  le donne ne sono sempre più consapevoli e iniziano a capire il vero significato di quello che le loro madri voleva insegnare loro.

Una in particolare si rende conto del profondo legame e dell’amore sconfinato per sua madre solo dopo la morte di quest’ultima. Improvvisamente vede le cose da un punto di vista completamente diverso e viene a patti con il fatto che lei, così come le altre figlie, hanno ereditato dalle rispettive madri molto più di quello che sono disposte ad ammettere. Quando decide di andare in Cina per realizzare l’ultimo desiderio della madre, intraprende ‘un viaggio al contrario’, sia da un punto di vista fisico che metaforico, rispetto a quello fatto dalla madre quando ha deciso di trasferirsi in America. Ed è un’opportunità per fare chiarezza sulla sua identità; fino a quel momento infatti aveva pensato che la madre volesse farla diventare cinese ma in realtà il suo essere cinese è sempre stato una parte di lei. Doveva semplicemente lasciarsi andare e accettarlo. La stessa Tan dice che quando ha toccato il suolo cinese per la prima volta si è immediatamente sentita cinese.

Il punto di vista del lettore

Uno dei motivi del successo di questo libro di Amy Tan – nel 1993 è stato persino adattato per il cinema e il teatro – è che l’autrice è una narratrice di grande talento. Il suo stile di scrittura è semplice e diretto ma allo stesso tempo poetico e commovente. Non ha bisogno di usare artifici linguistici e stilistici per attirare la nostra attenzione e coinvolgerci nella storia. Nel raccontarci le vite dei suoi personaggi, Tan va molto oltre i dettagli biografici, riesce a evocare memorie emotive così che possiamo diventare parte delle loro vite e condividere i loro sentimenti.

La narrazione è impreziosita dalla natura e dalla varietà delle storie che i personaggi si alternano nel raccontare. Tan riesce a creare una ‘voce’ differente per ciascuna donna e permette a noi lettori di conoscere meglio ciascuna di loro, e persino avere le nostre preferite. Condividiamo le loro gioie, i loro dispiaceri e la loro costante battaglia per conciliare culture e cedenze differenti, nel tentativo di scoprire la loro vera identità. Mentre leggiamo il romanzo, abbiamo l’impressione che i personaggi parlino direttamente con noi, si confidano e hanno il coraggio di raccontarci le loro storie e le loro emozioni, così come non hanno mai fatto nemmeno con i propri familiari.

E questo è esattamente quello che rende Tan la scrittrice di successo quale è. Noi lettori possiamo identificarci con i suoi personaggi e Tan riesce a descrivere in modo coinvolgente alcune delle emozioni e dei comportamenti universali che caratterizzano la nostra vita come per esempio il rapporto madre-figlia, la costante ricerca della nostra identità e la necessità di sviluppare un profondo senso di appartenenza e di connessione con le nostre radici.

Valentina Lorenzon