E se un giorno ci svegliassimo e ci ritrovassimo in un futuro distopico e distrutto, diverso e peggiore? Se ci ritrovassimo in una situazione così tragica da dover scappare dal nostro pianeta e la nostra vita? Se anche voi amate il brivido dell’inquietudine, se anche voi volete provare quest’esperienza senza dover prendere decisioni drastiche o passare sei mesi surgelati in una capsula per andare su Marte, allora c’è un libro che fa per voi.

Il sonno dei dannati, di Pascal Millet, è un libro poco conosciuto, che non solo descrive accuratamente una realtà che magari un giorno ci ritroveremo a vivere per davvero, ma rende anche ogni dettaglio vivo e toccante. Si tratta di un mondo talmente rovinato da essere sul punto di cadere in pezzi, e con lui tutta l’umanità, ormai corrotta e avvelenata fino al midollo.

Il libro si apre con quello che sembra un monologo interiore, che continuerà inesorabilmente ad accompagnarci all’inizio di ogni capitolo. Il mistero e la voglia di conoscere il resto della storia ci spingono ad incontrare Marcus, che sarà uno dei cardini di tutte le vicende. Marcus è un personaggio che mi ha subito affascinato, è secondo me, l’incarnazione di quel genere di persona che nonostante sia all’apice del mondo, nonostante faccia tutto per esso non ha abbastanza volontà per essere completamente libero.

In quel suo mondo distrutto, nel quale ogni persona viene tracciata e controllata da un’entità sconosciuta a cui nessuno fa caso, veniamo a conoscenza di un’informazione che non solo è un punto fondamentale nella storia, ma è anche un concetto che mi ha fatto molto riflettere, facendomi amare ancora di più questo libro. Infatti la città in cui Marcus vive con la madre, è divisa in due parti. La zona ricca, abitata da persone più abbienti e con più libertà, e la zona povera, dove le persone, classificate come indigenti e criminali, vivono in condizioni spaventose, cibandosi solo di cibo liofilizzato e farina scadente che scambiano con il proprio stipendio lavorando in un’immensa fabbrica. Questa divisione, non solo sembrerebbe ingiusta ed eccessiva quasi a chiunque, ma riflette anche, in modo chiaro, le discriminazioni e le differenze che nella nostra realtà sono all’ordine del giorno. Credo infatti, che Pascal Millet abbia sfruttato la sua complessa trama per descrivere quello che la nostra realtà è: un mondo diviso e ingiusto, che va cambiato al più presto.

In questo scenario drammatico incontriamo Anna e Karel, due fratelli amici (e non solo) di Marcus. Entrambi vogliono cambiare il mondo: Anna dall’’interno, aiutando le persone, mentre Karel vuole raggiungere il punto più alto per cambiare tutto in un colpo solo.

Anna e Karel, anch’essi personaggi molto importanti, mi sono piaciuti in maniera diversa. Anna, forse la mia preferita, è il genere di personaggio che aiuta il lettore ad appassionarsi al libro. Karel, invece è un personaggio che non mi è piaciuto subito, un po’ per il suo comportamento e un po’ per le sue idee, ma anche lui, alla fine, ha trovato il modo di farsi apprezzare.

Dopo il primo, entusiasmante capitolo, l’ambientazione cambia. Ci ritroviamo in un luogo lontano e sconosciuto, dove Jill, una cacciatrice provetta ed un arciere fenomenale ruba la scena al drammatico per inserire un pizzico di avventura alla storia. Jill vive in un mondo che conosce solo in parte, incentrato sulle cupole, che solo dopo incontri e avventure scopriremo cosa sono in realtà. Con l’aiuto di amici e animali, Jill scoprirà non solo il suo mondo, ma anche come esso è collegato al suo passato e al disegno che porta sul braccio.

Lentamente, capitolo per capitolo, le due storie si intrecciano alternandosi e scontrandosi, e le emozioni, i colpi di scena e le rivelazioni si fanno sempre più entusiasmanti e sconvolgenti.

I fili si intrecciamo e formano, sul telaio di Pascal Millet, un complesso tessuto di mille colori diversi. Perché ciò che è stato strappato si rincontra sempre con la sua metà, attratto da essa come da un magnete o una bussola verso il nord.

Da un’idea, creata per salvare il vecchio mondo, ne nasce uno nuovo, diverso da quello di prima, all’apparenza più semplice, ma tenuto insieme da una complessissima trama. Un mondo dove, chi prima regnava da dietro le quinte, nascosto, ora non ha paura del centro del palco. Qualcuno che di umano ormai ha ben poco, e il cui destino finirà per incrociare e plasmare quello di Marcus, Anna, Karel e Jill.

Come ho detto Pascal Millet crea un mondo futuristico e distrutto. La sua immaginazione ci porta in una terra lontana, che spero, in cuor mio, di non dover mai visitare di persona, ma dove, attraverso le pagine intrise di parole de Il sonno dei dannati, ho vissuto una vita intera. 

Beatrice Magliola