“La chiamano Callistocrazia, il governo dei più belli. Sembra uno scherzo, all’inizio, ma in poco tempo quella attuata dal neoistituito ministero della Bellezza diventa la più grande riforma della Repubblica italiana: ogni gerarchia – dalla coda al supermercato alle più alte cariche dello Stato – viene stabilita in base a canoni estetici. Per i brutti è l’inizio di un vero e proprio incubo.”

Questa fu la descrizione che mi diedero del libro, quando dovevo decidere quale leggere. Ho subito trovato l’idea veramente originale, mi incuriosiva davvero tanto e non vedevo l’ora di scoprire che cosa l’autore del libro avrebbe tirato fuori.

Il protagonista del racconto è Matteo Labrozzo. Matteo è uno scrittore, ha circa trent’anni e vive a Torino con la sua fidanzata Lisa; per quanto possa essere un talentuoso scrittore o una brava persona, di sicuro l’aspetto non è il suo punto di forza. Principalmente i suoi due problemi peggiori sono le marcate maniglie dell’amore che si ritrova sui fianchi e la sua calvizie incipiente. Perciò Marco viene oppresso per tutto il tempo dal nuovo regime Callistocratico. Ma mai e poi mai si farà sottomettere dalla società.

Ho trovato Matteo il protagonista perfetto per questo libro; il suo carattere, molto ordinario, abituale, intelligente e a tratti persino molto pigro, si abbina perfettamente con lo stile di scrittura, piuttosto lento, semplice e ironico. Io definirei Matteo un tipo anche un po’ conservatore: infatti non vuole essere soppresso dal nuovo governo e trova – giustamente – ridicolo il fatto che ci si debba basare così tanto sull’estetica. Se vuoi avere un lavoro importante devi essere bello, se vuoi avere la precedenza alla guida devi avere una macchina bella, se vuoi che le case editrici stampino i tuoi libri, devi essere bello. E ciò
comporta dunque la perdita di molti principi importanti, come per esempio il talento. Se per avere un lavoro non conta più la dedizione e lo studio di una persona, ma solo il suo aspetto, allora nessun cassiere saprà fare i conti, nessun calciatore saprà fare goal e nessuno scrittore saprà vendere libri. Letteralmente “giudicare un libro dalla copertina”, dato che persino i libri, se non hanno una copertina abbastanza bella, non vengono più comprati. E se l’autore di quello stesso libro non è abbastanza bello, allora quel libro neanche verrà stampato; proprio come nel caso del nostro sfortunato e brutto protagonista.

E questa cosa mi ha fatto molto riflettere, perché effettivamente anche nella realtà spesso e volentieri si pregiudica una persona, o un oggetto solo dal suo aspetto esteriore.

La prima metà del racconto è un po’ più ferma e parla della vita quotidiana di Matteo durante il primo anno della Callistocrazia; per lui ogni giorno si trasforma in una climax crescente d complicazioni e brutte situazioni. Poi, circa verso metà, il racconto incomincia a prendere una piega differente. Il filo della quotidianità che dava al libro un ritmo lento e tranquillo si spezza. Il ritmo del racconto cambia drasticamente, diventando più veloce e irregolare.
Per il nostro protagonista inizia un susseguirsi e incrociarsi di diverse circostanze. Matteo deve affrontare delusioni, ma arrivano anche molte soddisfazioni. Si ritrova davanti a problemi, ma poi trova ottime soluzioni. Si verificano imprevisti, ma spesso sono nuove sorprese. La sua situazione lavorativa presenta alti e bassi e così anche la sua relazione con Lisa.

Lisa è una donna insicura. Lo è sempre stata. È una di quelle donne che hanno bisogno di sentirsi dire “sei bella”, ed era principalmente il primo motivo per cui Matteo si era innamorato di lei. Ma poi arriva la Callistocrazia, e lei cambia. Per la prima volta incomincia a sentirsi apprezzata… ma apprezzata da una società che guarda solo l’aspetto e non quelle che veramente si ha dentro. Incomincia, senza rendersene conto inizia a diventare “filocallistocratica” e a farsi manipolare dal governo. Dalla la società, dai i pregiudizi e dai i canoni stabiliti, Lisa è considerata bella. Perciò ha un bel lavoro, ha tanti soldi e ha il permesso di andare dove vuole. E così, piano piano, si ritrova ad avere tutto, ma anche a perdere se stessa.

E la bellezza?

La bellezza e soggettiva, ognuno la vede in modo diverso – per fortuna. Questo libro racconta di una società in cui la gente viene giudicata “bella” attraverso dei “canoni di bellezza”. Per esempio, “più sei magro, più sei bello”; “più i tuoi capelli sono ben curati, più sei bello”. Ma se ci pensiamo, questo libro descrive esattamente canoni e pregiudizi, che tutt’ora, anche nella realtà, esistono. E quindi sembra quasi che l’autore non abbia inventato un regime nuovo in un’Italia distopica, ma semplicemente esaltato ed esagerato i pregiudizi e i canoni della nostra vera, odierna Italia.

Aurora Pellegrini