Ex-Libris-0-7-13

Anno 0 | Numero 7 | Aprile 1997

La Verità è eternamente ibernata. Le fiamme dell’inferno non possono scioglierla, l’inferno stesso è una verità intoccabile. Colui che devia vedrà bruciare le sue carni per poi ricomporle e bruciarle di nuovo. È questa un’imposizione troppo forte di un’anima curiosa, di un bambino irrequieto. La Verità è un’altra: l’inferno non esiste, le grate ferrose del dogma vanno oltrepassate. Claudio sente il suo spirito battergli nel petto, nella voce, disegnargli ogni pensiero, si sente fin da piccolo chiamato ad affermare la sua verità. Ma per essere ascoltato, per essere seguiti, per permettere che gli altri colgano la sensibilità misteriosa e profetica di uno spirito eletto, non basta parlare da uomo. Bisogna diventare qualcuno. L’unico sentiero è quello della fede. Scivolare fra gli insegnamenti dei seminaristi, celebrare le sacre parole, confessare i peccatori e poi più in alto correre fra le colonne del Vaticano ed ancora di più, confondersi nel fumo bianco della “suprema elezione”. E poi: diventare Il Papa. È questo il sentiero che intraprende, un sentiero comunque di vita reale di ambizione concreta, lungo il quale l’autore del romanzo breve Giorgio Saviane con una potenza radiosa ed inquietante dissemina dubbi e certezze, dolori ed amori di una fede sublime, di una vocazione pura all’inverosimile. Così il giovane Claudio lasciato il seminario, decide di diventare prete, primo passo verso la sommità. Ma Claudio ha con sé un concetto troppo elevato di giustizia per poter essere compreso dai più, ed una vita reale troppo distante da quella interiore. Il rapporto fra corpo e anima, fra vita reale e vita spirituale è una dualità lancinante in Claudio. È una dualità che si propone in ogni episodio del romanzo fino a quando lo spirito comprende finalmente le debolezze del corpo per inglobarle. Fino ad allora, tuttavia, il contrasto è forte, la lotta incessante. La dualità esce fuori incontenibile al cospetto del “mostro” che ha ucciso due innocenti ragazze. Claudio lo confessa, lo assolve e gli consiglia di non costituirsi. A che serve la punizione degli uomini se un uomo, anche se un mostro (per la vita reale) ha chiesto il perdono a Dio? I raggiungimenti dello spirito ed i compromessi degli accadimenti quotidiani, si ripropongono nel rapporto fra la Chiesa e la politica dove la prima cede a volte con disinvoltura alle lusinghe del partito e del materialismo. Nel suo viaggio verso la verità Claudio è perciò solo, magnificamente solo perché sempre più consapevole delle vette inusitate della rivelazione. La vita reale stenta a contenere i suoi ampi respiri interiori. Il corpo di Don Claudio gronda sangue, resta immobile per la violenza del padre di una delle ragazze uccise dal “mostro” che di fronte a tanta dignità e purezza non può che riconoscere pur senza comprenderla, la presenza un’anima eletta.

 

È ancora il corpo a fermare Claudio al banco degli imputati durante il processo al mostro ed alla sua inconcepibile confessione. Nessuna accusa riesce a scalfire la sua dignità, è altra vittoria dello spirito. E poi Ginevra, l’amore di gioventù, che nei suoi prepotenti e sensuali ritorni porta le ultime piratesche incursioni dei sensi fra le onde di un’anima, ormai vicina al raggiungimento finale. Lo spirito è pronto, il suo corpo attende le vesti sacre. Sta oramai ai vertici della carriera ecclesiastica quando uno schianto in un giorno di anemoni e sole, lo fa risvegliare nel letto di una clinica.

In un incidente d’auto, in cui hanno perso la vita i due accompagnatori è l’unico superstite. E solo di nuovo nell’immenso ospedale come lo è fra le silenziose geometrie della Chiesa, una folle ansiosa popola la sua mente, attende la rivelazione del Sommo Pontefice. È il momento di Claudio, può affermare la sua verità, non l’infallibile verità. Non c’è il suo corpo nelle vesti del Papa ma uno spirito senza involucro: “Uomini oggi vi dirò la parola che salvi… Io vi dico che è meglio non credere che credere ad un misero Dio incapace di guidare l’automobile, o che guardi con stupore gli aeroplani. Dio non è un mito primordiale: muove ciò che non capiamo ancora e attende che l’uomo scenda dalle astronavi e veda come era facile in fondo salire verso il cielo… Ora io vi annuncio infallibilmente che l’infimo non esiste”. Eppure altrettanto veracemente l’inferno è esistito ed esiste. Esso è il risultato logico della deviazione dell’uomo. “È la paura invalicabile: la minaccia di cadere, di non essere.” C’è riuscito. “Nella Chiesa mastodontica aveva pronunciato le parole agognate, sorrette dall’autorità del Papa. Ma l’autorità chiude le parole.” Ora è colmo, comprende i motivi del suo viaggio, il viaggio di un uomo verso se stesso, non di Papa verso l’infallibilità. È un viaggio da leggere, oggi alla fine del millennio, ora al lento passaggio di una cometa. Un romanzo per tutti soprattutto per chi ha fede, Soprattutto per chi non ne ha.

Gianluca Iaione

“In Cina hanno abolito la fasciatura ai piedi. Noi abbiamo ancora l’inferno che serra l’animo dei bambini e svilisce le nostre azioni.”

 

Giorgio Saviane (Castelfranco Veneto 1916 – Firenze 2000) scrittore italiano. Alternava l’attività di romanziere a quella di avvocato. Ha esordito nel 1957 con il romanzo Le due folle; ha affrontato poi analisi psicologiche legate a inquietudini religiose (Il papa, 1963), sentimentali (Il passo lungo, 1965; Eutanasia di un amore, 1976), esistenziali-antropologiche (Il mare verticale, 1973). Getsèmani (1980) ricapitola l’arte e la problematica spirituale dell’autore. Nel 1982 S. ha pubblicato Il tesoro dei Pellizzari, storia di una famiglia veneta dagli inizi del Novecento, scritto quarant’anni prima. Tra le opere successive: Diario intimo di un cattivo (1989), In attesa di lei (1992), in cui accentua la sua carica spiritualistica, Voglio parlare con Dio (1996).

Fonte: ibs.it