Jane AustenRaccontare Jane Austen (16 dicembre 1775 – 18 luglio 1817) significa stabilire se è nato prima l’uovo o la gallina, dove l’uovo sta per la scrittrice inglese e la gallina per la letteratura moderna. Se di Colette ho scritto che si trattava di una donna infinita, di Jane Austen posso affermare che si tratta di una donna virale. Proprio come l’influenza. Esiste la “austenite”, non è una malattia vera e propria e nemmeno un morbo. È una sorta di virus che possiede chi della scrittrice inglese ama non solo le storie, ma anche l’epoca e il punto di vista con il quale vengono raccontate.
Di Jane Austen si pensa di sapere tutto, per via della austenite o meglio di questo suo essere virale: virale proviene dalla parola “virus” e le storie, analogamente alla diffusione esponenziale di un virus, si espandono molto velocemente. Ciò che la rende virale è senza dubbio il forte grado di coinvolgimento che porta con sé e la capacità di “attecchire” in una o più comunità, una capacità dovuta al coinvolgimento emotivo dei suoi personaggi che per la prima volta nella letteratura sono dotati di una coscienza. Un personaggio letterario dotato di coscienza è più simile a noi, ci immedesimiamo anche per questo.

Oltre ad essere la madre della letteratura sentimentale moderna e della narrazione seriale contemporanea, Jane Austen ha involontariamente anticipato la percezione interattiva dei libri. In moltissimi paesi del mondo esistono circoli letterari dedicati a lei; tutte le sue opere sono state messe in scena a teatro, al cinema e in tv. Di sicuro le opere a lei ispirate sono miliardi in tutto il mondo, fenomeno che ha avuto il suo inizio in particolare nel secondo dopoguerra fino ai giorni nostri: film, serie tv, fan fiction, ritraduzioni, festival, bookclub che ne celebrano soprattutto l’atteggiamento vittoriano, anche se è più esatto pre-vittoriano.

Quali sono le domande che ci può fare oggi rispetto alla Austen?
Una cosa è certa: leggerla è molto più divertente che raccontarla. Un modo per leggere i suoi romanzi oggi è farlo tenendo presente che si tratta di una ragazza che scrive di ragazze, considerare i suoi personaggi intrecciati nelle molteplici relazioni che comprendono non soltanto quelle sentimentali, ma anche amicali, famigliari e sociali; di tutto questo universo lei fu sublime inventrice e narratrice con un punto di vista unico: non era ciò che sapeva ma ciò che era a distinguerla dagli altri.
Jane Austen abbonda nei dialoghi e lesina le descrizioni, riuscendo tuttavia a riportare al lettore una fotografia precisissima dell’ambiente in cui i protagonisti si muovono. Cinica e ironica, è capace di sondare senza pietà gli animi umani e le incongruenze del suo tempo. Essere Jane Austen significa per molti essere una damina che prepara dolci e tè per amiche e famigliari dimenticando che fu una donna schiva al punto da sembrare eccentrica, con una passione per la lettura spasmodica; la sua scrittura non aderiva affatto alle norme dell’epoca a cominciare dal fatto che era una donna che scriveva e che non aveva alcuna intenzione di sposarsi se non con l’uomo che amava. E in un tempo di matrimoni combinati, Jane rinunciò all’idea.

Quello che ancora oggi trovo ispirante di questa scrittrice è la sua visione creatrice, giunonica. Jane ha creato le donne. Le donne letterarie: quelle che come Emma piacciono a se stesse prima che agli altri. A proposito infatti di questo personaggio, molto amato, la scrittrice disse: “Ho scelto un’eroina che non piacerà molto a nessuno tranne me.”

Da dove cominciare
Di romanzi compiuti la Austen ne ha scritti sei e sono tutti disponibili in qualsiasi edizione. Comincerei a leggerli uno per uno senza seguire un ordine preciso, ma lasciandosi ispirare dal carattere delle protagoniste. La tormentata Catherine de L’Abbazia di Northanger; le speculari sorelle di Ragione e sentimento; la caparbia Lizzie (la mia preferita, incredibilmente attuale) di Orgoglio e pregiudizio; l’accomodante Fanny di Mansfield Park;  la sconsiderata Emma e la paziente Anne di Persuasione.

Per appronfondire
Nel 2017 si è celebrato il bicentario della morte della scrittrice e questa è stata l’occasione non solo per ripubblicare tutte le sue opere, ma anche per pubblicare nuove versione di Jane, estensioni narrative della sua letteratura. Cercando in rete se ne possono trovare molte, l’omaggio che preferisco è Signorina Attaccabrighe, Donzelli.

Una curiosità
Chi si fece ispirare da Jane Austen fu un’altra scrittrice inglese, molto amata, Virginia Woolf che di lei scrisse: “Non le piacevano i cani. Non stravedeva per i bambini. Era indifferente agli affari pubblici. Non aveva una solida educazione letteraria. Era antireligiosa. A seconda del momento, era fredda e volgare. Il solo ascoltare Jane Austen che con la sua voce non dice niente mentre i suoi critici dibattono se fosse una donna, se dicesse la verità, se sapesse leggere e se avesse avuto esperienza diretta alla caccia volpe, è positivamente sconvolgente. Noi ci ricordiamo che Jane Austen ha scritto romanzi. Sarebbe bene che i suoi critici li leggessero.

Alessandra Minervini

 

#InspiringWomen: Colette