Occhi sgranati, orecchie ben tese, è il momento di richiedere la massima attenzione da parte dei nostri piccoli lettori che ci guardano con quell’aria interrogativa per capire in quale nuova avventura tuffarsi. Un potere enorme da parte degli adulti che a volte si ritrovano impigriti nel dare letture in cui è diventato un esercizio di stile riconoscere archetipi di facile digestione. Invece, potrebbe essere più interessante lasciarsi ispirare da protagonisti più concreti, ostinati, con quel cipiglio di perseguire la propria strada, affrontando i mille volti della natura, perché è lì che risiede il cuore dell’avventura.
Attorno a noi ghiacciai inesistenti, incendi devastanti, tempeste feroci ci hanno costretto a rivedere il rapporto tra uomo e natura nell’immenso squilibrio che ci angoscia, questo non è altro che un tema letterario ben presente nel trascorso di molti autori del passato.
Abbandonato il sublime del Seicento farcito di magia, mito e religione, l’uomo scopre nella scienza una nuova modalità che gli permette di correre e piegare il mondo che lo circonda alle proprie esigenze, in modo razionale e privo di dubbi. Nello scoprire l’universo, da Keplero a Galilei, l’uomo sente l’esigenza di collocarsi in questo spazio infinito, cercando nuovi equilibri nella relazione uomo-natura anche con idee utopiche, come ad esempio in Micromega di Voltaire. E quando non riesce a dominarla si fanno avanti le ansie romantiche di Leopardi, e più tardi le aspre sfide di Melville, in cui l’uomo ne subisce la potenza. Nel tempo questi autori ci hanno indicato una via nel loro lavoro, quella dell’osservazione e dell’ascolto che si attua a voler raccontare la natura stessa. Fondamentale per costruire nuovi punti di vista.
“Gli animali saranno la tua famiglia e ti guideranno nel tuo cammino” è una frase del romanzo Piccola stella alpina di Daria Bertoni, una storia per ragazzi che valorizza il senso di riequilibrare il legame uomo natura attraverso una lettura fresca e leggera, dai 10 anni in su.
Durante la pandemia è stata la stessa autrice a provare a mettersi in gioco definendo la necessità di tornare in mezzo alla natura per raccontarla, quali sono state le tue riflessioni umane, sociali o climatiche che l’hanno hanno spinta a scrivere questa storia?
D.B. – Ho scritto Piccola stella alpina durante i mesi di lockdown, quando siamo stati costretti a restarcene chiusi in casa per molte settimane. In quei giorni ho sentito il desiderio fortissimo di regalare ai bambini una storia che li facesse stare bene, che permettesse loro di sognare di correre sui prati, di respirare l’aria fresca delle montagne, di inerpicarsi nei boschi e ascoltare il rumore delle cascate. Ricordo che chiudevo gli occhi e immaginavo di trovarmi in alta montagna, lontana da tutto ciò che di brutto stava accadendo. Per questo mi svegliavo all’alba, quando la casa era ancora silenziosa e mi immergevo nella scrittura della storia di Piccola stella alpina. Ore preziose che mi portavano lontana dalla difficile realtà che stavamo vivendo.
Iole è un personaggio incredibilmente positivo che va fino in fondo alle situazioni nonostante il buon senso direbbe di fare il contrario. Cosa che accade ad esempio nella scelta di affrontare senza paure un animale selvaggio in una scena ben precisa. Se uno dei suoi figli agisse proprio come Iole, cosa fareste?
D.B. – Considerando che ho una figlia di sei anni che non parla altro che di animali del bosco diciamo che mi aspetto che prima o poi si ritrovi faccia a faccia con qualche animale selvaggio dato che il suo desiderio più grande è proprio quello di incontrarne uno! Scherzi a parte, quando vado in montagna con le mie figlie le metto sempre in guardia dai pericoli e spiego loro l’importanza di adottare le dovute precauzioni e mantenere un comportamento corretto nei confronti degli animali selvatici basato sul rispetto… e alla fine è un po’ quello che fa Iole!
Come la ghirlanda di fiori che porta in testa la piccola Iole, tutti i personaggi compongono una corona preziosa e vitale. Qual è la loro genesi?
D.B. – Oltre a Iole, il nonno è la figura più importante all’interno del libro. È la sua guida, la sua ispirazione e il suo punto di riferimento. È proprio grazie al nonno che Iole ha compreso il vero significato del vivere a contatto con la natura. E sono pochi gli altri personaggi che realmente condividono il suo amore per la montagna. Helga è senza dubbio il personaggio che più si avvicina a Iole, che riesce a comprendere quanto il suo istinto di inoltrarsi nei boschi e di seguire la voce della montagna sia impossibile da frenare. Helga è una sorella maggiore ma anche la migliore amica di Iole. Felix è invece il personaggio più ambiguo, che nasconde tanti segreti e che più sembra, in apparenza, essere distante da Iole. E poi ci sono i suoi genitori che non riescono a comprendere fino in fondo il suo amore per la natura ma fanno in modo di rispettarlo e di sostenerlo. Direi infine che gli altri veri protagonisti della storia sono gli animali, fedeli compagni di avventure di Iole.
Il pregio della storia è avere a che fare con personaggi concreti, senza aggiungere nulla di più di ciò che serve alla storia stessa. Come ha costruito la struttura della trama?
D.B. – Quando ho iniziato a scrivere la storia di Piccola stella alpina avevo ben in mente la cosiddetta scaletta del libro e i personaggi principali. Come per il mio precedente romanzo “Libera” un’amica tra le onde non sono riuscita a rispettarla e mi sono ritrovata in una trama quasi nuova, che non avevo ancora immaginato. Mi capita spesso. So cosa voglio raccontare ma il percorso che ho pensato di intraprendere tutt’ad un tratto cambia e a volte diventa più impervio del previsto, con nuovi colpi di scena e nuovi momenti di suspense. Quando questo succede mi lascio trascinare e trasportare dalla scrittura, non metto freni, scrivo il più velocemente possibile per scoprire solo in seguito dove l’ispirazione di quel momento mi ha portato. Solitamente il giorno dopo, o meglio all’alba del giorno dopo, rileggo quello che ho scritto e se necessario, lo modifico, lo limo, lo perfeziono.
La montagna diviene un personaggio che si fa sentire tra le pagine, un punto di vista particolare per i ragazzi che leggono il libro. Nel romanzo Libera il mare e una balena sono fondamentali alla narrazione. Che tipo di legame costruisce tra le sue eroine e la natura?
D.B. – I miei immaginari sono sempre legati alla natura. Forse perché abitando in una città come Milano, quando accendo il computer e inizio a scrivere sento la necessità di immergermi in una realtà completamente diversa dove non ci sono macchine, non c’è traffico, non c’è lo smog ma solo montagne o oceano. È più forte di me. Non riuscirei a descrivere una città, mi annoierei subito, penso!
Ci sono stati riferimenti letterari a cui si è ispirata?
D.B. – La mia precedente esperienza come libraia mi ha permesso di leggere tantissimi libri per bambini. Inevitabilmente i grandi classici come la Pitzorno hanno influito tanto sul mio modo di scrivere e di rivolgermi ai bambini. Quando scrivo però cerco di tenere lontani i miei riferimenti letterari per poter immergermi a pieno nella storia senza farmi influenzare da ciò che ho già letto.
Piccola stella alpina non è il suo primo romanzo, ha già fatto un bel percorso con Un salto tra le stelle, Stelle in equilibrio e Libera, tutti romanzi con protagoniste femminili. Come mai? Perché non ha ancora affrontato una storia dal punto di vista maschile?
D.B. – Sono sincera, il mio mondo è femminile. Mi spiego meglio… Ho due sorelle, ho due figlie femmine e per tanti anni ho insegnato ginnastica artistica a bambine di tutte le età. Quando immagino una storia la protagonista è sempre una bambina, con fisionomia, caratteri, peculiarità diverse ovviamente ma sempre una bambina o una ragazza. Questo perché l’universo femminile è quello che conosco meglio, che mi permette di immedesimarmi nella protagonista, immaginarmi le sue reazioni, le sue paure, i suoi sogni. Scrivere una storia con un protagonista maschile mi spaventa molto ma è un desiderio che è chiuso nel cassetto e che spero presto di poter trasformare in realtà!
Essere stata una libraia in passato alla Libreria dei Ragazzi di Milano, quanto l’ha formata per crescere come autore?
D.B. – Ho lavorato alla Libreria dei ragazzi di Milano per 13 anni e questo mi ha permesso di conoscere a fondo il mondo dei libri per ragazzi. L’esperienza di libraia è stata fondamentale per la scrittura dei miei libri perché mi ha dato l’opportunità di sviluppare un forte pensiero critico e la conoscenza di ciò che è già stato scritto.
Intervista a cura di Francesca Di Martino
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