Per una lira è il titolo di una canzone di Lucio Battisti che comincia così: Per una lira io vendo tutti i sogni miei. E poi la voce a strisce di Battisti racconta la storia di qualcuno che a malincuore si distacca da una parte di sé. Ascoltandola, ho sempre pensato a chi scrive. In particolare agli esordienti. Chi, per la prima volta (e spesso per una lira) consegna il proprio destino al mondo. Nell’incertezza e nell’imprecisione, un esordio insegna a scrivere più di un capolavoro (anche quando le due cose coincidono: David Foster Wallace, La scopa del sistema, 1987). Per una lira è uno spazio dove leggendo le nuove voci della narrativa, italiana e straniera, metteremo in luce alcuni aspetti di un romanzo legati al gesto dello scrivere per la prima volta, ovvero alla scoperta della propria voce.

Alessandra Minervini, scrittrice, editor e writing coach. Il suo primo romanzo si intitola Overlove, LiberAria 2016. Nel 2021 pubblica Una storia tutta per sé. Raccontare se stessi per essere (più) felici con la casa editrice Les Flâneurs Edizioni. Il suo sito è alessandraminervini.info. Qui gli articoli pubblicati su exlibris20.


Alex Ezra Fornari, Qualcosa di naturale, Wojtek 2022

Piccolo leader insofferente alle norme, Samuele vive amori e dolori in ogni fibra del corpo già alle elementari, dove capeggia una classe di disadattati. Adolescente, mentre fonda la band degli Haz Mat, nascono l’amore per Sara, l’amicizia per Dario, tragico figlio eroinomane della ricca borghesia del nord, e il desiderio per la fisicità ambigua di Dante. Avvolti nella nebbia padana, giovani punk accorrono ad apprendere un modo nuovo di stare al mondo.
Vent’anni dopo, la rivoluzione si è dissolta in un matrimonio che ha concesso a Samuele gli agi della ricchezza e imposto rituali di normalizzazione. La sua vita si trascina avvelenata fino alla separazione dalla moglie, un trauma che lo mette sulle tracce del passato. Samuele ritrova Dante, trasformatosi in guru di strada per giovani assetati di verità e, in una notte lunare, decide di seguirne le orme verso un orizzonte indeterminato.
https://www.wojtekedizioni.it/


Lezione n. 45

Scrivere un’ossessione

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«E poi c’ero io che gli occhi li ho verde marcio, condannati per questo a vedere in anticipo il decadere delle cose.»

Qualcosa di naturale è un’esperienza di lettura che passa per la stessa trasversalità di cui il romanzo si compone. Una trasversalità di temi, di stati d’animo, di struttura (composta da pezzi di diario, monologhi e scene più tradizionali ma anche molta musica, versi e citazioni di canzoni punk, soprattutto) di ossessioni e di voce. Quest’ultima è l’aspetto che annovera il talento del suo autore tra chi scrivendo riproduce, e produce, magnifiche ossessioni. Non sappiamo mai fino in fondo quanto c’è di strategico e quanto di empatico nella storia, e per questo leggere ci incanta. C’è un personaggio principale, Samuele, che all’inizio incontriamo nel contesto familiare (madre con il cuore dondolante, padre traditore, fratello migliore di lui e quindi vessato e un nonno caustico), una casa al mare e una in pianura, alcuni amici e i loro guai, amori a prima vista e poliamori senza inibizione.

«Ho otto anni e i sassi sono bollenti sotto i miei piedi.»

La prima impressione è che si tratti della storia di un ragazzino, un po’ Stand by me e un po’ Peggio di un bastardo come Charles Mingus. Ma non è soltanto così. Non è una storia di famiglia, non è una storia di crescita, è una storia di ossessioni. C’è anche la famiglia, c’è anche la crescita interiore del protagonista ma tutto passa dall’ossessione. Questa ossessione è il corpo, con i suoi limiti da valicare, i suoi meriti e i suoi difetti da sconfiggere fino ad accettare. Perfino l’amore, quando c’è, è un gesto, il desiderio di tenere la propria mano dentro quella di qualcun altro. Tutto il corpo è un viaggio simbolico nella spiritualità che la vita quotidiana nega.  Ogni cosa è illuminata da un dettaglio fisico, perfino i luoghi sono corpi. La voce narrante è un corpo. All’inizio è tenue, da bambino inselvatichito da se stesso; la voce cresce tra le pagine, nell’immaginazione della lettura, fino a quando non diventa una voce giovane da uomo, una musica e poi una voce secca da adulto, che coincide di più con il silenzio di un corpo stanco.

L’esordio di Fornari è un libro senza classificazioni, rientra nella narrativa di formazione, con picchi spediti di una storia di de-formazione umana e disumana, che ricorda l’immaginario delle distopie sessuali di Michel Houellebecq, in particolare in Serotonina e la dipendenza dal corpo, a cominciare dal proprio, di Megan Nolan in Atti di sottomissione. Non poteva che ambientarsi in provincia, non in una grande città. Perché la provincia è un corpo, privato di alcune parti, insofferente alla mancanza ma non abbastanza forte da creare una alternativa. La provincia di Samuele è la provincia emiliana, sessuale e anarchica di Tondelli di Altri libertini, con cui Qualcosa di naturale condivide alcuni scenari intorno alla Bassa e personaggi secondari indimenticabile come Dante, nemico amico e amante di Samuele. Amore, sesso, anima e corpo non sono esperienze unidirezionali. C’è il piacere e c’è il dolore. Come se nascere e crescere fosse sostanzialmente l’equivalente della scoperta degli Inferi.

«A me sarebbero toccati i cieli grigi a Elia quelli celesti.»

Tutto nella vita di Samuele ha un prezzo, un costo di cui è consapevole che pagherà da solo. Sulla sua personalità ambigua e lucida si regge tutta la storia. Samuele pagherà care le scelte, ciò non impedisce al personaggio, e alla storia, cruda e per certi versi violenta come una poesia scritta con il sangue, di primeggiare rispetto alla voce. È un esordio dove si sente la voce narrante, ma non è lei che comanda, è la storia che predomina sul resto. Una storia drammatica, in cui autodistruggersi non è posa e non è via di fuga, piuttosto un destino. Il narratore compie un viaggio in una mente spregiudicata del protagonista. Ma che vuol dire vivere dentro l’ossessione di se stessi?

Basarsi solo sulla trama non è mai un’operazione letteraria interessante, meno che mai con gli esordi. Questo romanzo stimola chi legge, e in particolare chi legge perché scrive, su alcuni dettagli che non c’entrano con la trama. C’entrano con La frantumaglia, così come bene espressa nell’omonimo saggio letterario da Elena Ferrante.

«Mi rifaccio a esperienze vere ma non per come si sono realmente compiute piuttosto assumendo come veramente accaduto soltanto le impressioni o le fantasticherie nate in quegli anni in cui quell’esperienza fu vissuta. Così ciò che scrivo è pieno di riferimenti a situazioni ed eventi realmente verificatesi ma riorganizzati e reinventati come non sono mai accaduti. Più resto lontana dalla mia scrittura più essa diventa quello che vuole essere. (…) Voglio perciò che il mio romanzo se ne vada il più lontano possibile proprio perché possa dare la sua verità romanzesca e non gli scampoli accidentali, che pure contiene, di autobiografia.»

Leggendo Qualcosa di naturale si vive un’esperienza immersiva, che coinvolge chi ha l’ossessione per qualcosa. Si ha la sensazione di vedere lentamente tutti i personaggi, voce narrante compresa, allontanarsi, erigere isole minori oppure raggiungere costellazioni a forma di denti, di nasi, di organi genitali, di schiene, di occhi, di cuori e di cervello. Perché tutto passa, tranne il corpo degli altri.

Tra le ossessioni di Samuele, c’è la scrittura. Le parole che non si riescono a pronunciare, e quelle che si dicono troppe volte per auto-ingannarsi. Era naturale, come scrive nella sua autobiografia Guadalupe Nettel, Il corpo in cui sono nata, che avvenisse a un certo punto della sua vita il passaggio alla scrittura. La stessa naturalezza con cui Samuele comincia ad annotare vite che non sono la sua.

«Invento storie. Ci metto dentro quel che vorrei vedere. Fantasmi, mostri, alieni. (…) Nelle parole si nascondono mondi interi. Li si può visitare, ci si può scappare.»

La scrittura gli sblocca la voce, diventa ossessione e poi musica e poi amore e poi odio e autolesionismo e poi ancora amore e voglia disperata di una vita come tante.

«Da giorni vivo in un mondo sommerso. (…) Ho bisogno del mare. Acqua. Una piscina, almeno.»

Se si potesse definire l’ossessione di scrivere, allora sarebbe un’ulteriore declinazione del punk. Samuele scrive punk perché pensa punk. Non il punk di chi indossa collari punk per fare il punk. Il punk è un corpo. Non segna confini né quando predilige l’amore libero né quando punta al sogno di vita tranquilla davanti al tramonto con un amore che resta accanto, come qualcosa di naturale.

Piccola bibliografia per chi vuole scrivere

Elena Ferrante, La frantumaglia, e/o 2016
Guadalupe Nettel, Il corpo in cui sono nata, La Nuova Frontiera 2022
patrizia de luca, tettagna, e/o 2020
brianna cafara, la vita involontaria, cliquot 2020
megan nolan, atti di sottomissione, nneditore 2021
francesca mattei, il giorno in cui diedi fuoco alla mia casa, pidgin editore 2021
andrea esposito, vertigine, il saggiatore 2018
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