Numero 19 | Aprile 1999

Il titolo è da romanzo rosa e la postilla fra parentesi non lascia dubbi. Ci ero quasi cascata… Non starò davvero pensando che il Gustafsson di Morte di un apicultore e Il pomeriggio di un piastrellista, di La vera storia del signor Arenander e Storia con cane abbia perso la sua vena di sano cinismo? E infatti! O meglio: Lui e Lei ci sono, ma per portarci fra le immagini di una società, quella occidentale, che l’autore spietatamente descrive nei suoi non seme di modernità e decadenza.

Lui è Dick Olsson, pubblicitario di grido senza fissa dimora se non una emailbox e Lei è Eleonora, la sua domestica colombiana. Lei è una clandestina, che ha già attraversato due volte i deserti messicani per raggiungere il suo sogno americano di lavoro nero e appartamenti sovraffollati che condivide con altri immigrati dalla storia e dall’esistenza non molto diversa. Lui, uno dei più riusciti alter ego dell’autore, è un sessantenne ricco e realizzato, se non fosse per un matrimonio fallito, un estraneo per figlio, “deserti di solitudine” che appaiono sempre più nitidamente quando tira le somme e la sensazione di essere una tessera di puzzle che non si inserisce da nessuna parte. Eleonora riesce a camminare anche fra questi deserti, inattesa e disarmata e, per questo, ancora più desiderabile. Già da mesi lavora a casa di Olsson. Lui le rivolge solo qualche gentile parola di circostanza. Poi, all’improvviso, la vede e, con stupore crescente, la desidera. Come donna. Come persona. È l’attrazione per lo sconosciuto e l’incomprensibile, il desiderio di possedere la sua diversità, la sua esperienza di povera e di clandestina per “vivere almeno un’esperienza fino in fondo, sapere com’è amare sul serio una persona”. È il bisogno, attraverso Eleonora, di conoscere un mondo diverso non solo attraverso le mute immagini della cronaca, ma guardandolo attraverso i suoi occhi da vicino. Nonostante il titolo al femminile, è Dick Olsson il protagonista indiscusso e il personaggio di cui l’autore si serve per osservare il mondo moderno nella sua parossistica incomunicabilità, di cui Olsson, pubblicitario di successo, è il tormentato emblema.

In una società in cui sono a disposizione i più svariati mezzi per comunicare tutto e in tempo reale, mancano i contenuti e, soprattutto, la disponibilità all’ascolto.

Oltre al rapporto con Eleonora, due sono gli episodi chiave che portano Olsson ad un viaggio verso l’Europa e dentro di sé: la morte della vecchia madre in Svezia e l’incontro con la delegazione di una piccola Repubblica separatista, nata sulle ceneri dell’ ex-Urss, che chiede aiuto a Dick per una campagna d’immagine che faccia conoscere le sue vicende a livello internazionale.

La madre di Dick è sorda e non telefona mai al figlio perché ha il numero sbagliato. La Repubblica del Transdnestr brucia viva e chiede aiuto a Olsson per mobilitare a proprio favore l’opinione pubblica del ricco occidente. Ma anche la sofferenza è un prodotto inflazionato e nessuno effetto speciale sarà in grado di dare la parola alla Repubblica dell’est.

Grande metafora di questa società occidentale bizantina e decadente è l’immagine del compost, dei bidoni del mondo in cui con dolore e violenza si rimescolano i geni e i destini per la costruzione di una varia e nuova umanità. E allora “Decomposizione affrettati!” scrive Gustafsson, quasi per saltare la crudele e temuta epoca della putrefazione sociale e arrivare subito alla rinascita. Anche qui, fra riflessioni che scorrono tanto amare quanto inevitabili, riaffiora il viso di Eleonora col suo profilo azteco, a tener vivo un sentimento a cui Olsson si abbandona chiedendosi se e quanto crederci. E così la comunicazione, interrotta dalla partenza per l’Europa, continua con frammenti di frasi e di pensieri, qualche breve telefonata, una lettera mai spedita e la visione costante della donna ”reale perfino quando la sogna”. Ma ritornando alla sua casa di Austin Olsson non sa se la ritroverà. Scoperta senza documenti durante una retata, forse Eleonora è già stata rimpatriata. O forse no. Di lei non rimane molto. Un solo, ambiguo, segno. Un profumo dietro una porta socchiusa.

Isabella Montini

In libreria

La clandestina di Lars GustafssonLars Gustafsson
La clandestina
Iperborea 1999
Traduzione di C. Giorgetti Cima
224 p., brossura
€ 13,50

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