Il principium individuationis è quel che determina l’individualità di un ente, che lo distingue da un altro pur partecipando della stessa natura. È quel che fa essere qualcosa quello che è e non un’altra cosa, che fa essere una persona quella che è e non un’altra. Si può cambiare mentre tutto resta uguale. In genere siamo prontissimi a parlare di cambiamento in presenza di gesti di rottura col passato, ad esempio l’abbandono di una relazione o un qualsiasi altro mutamento immediatamente percepibile dall’esterno. Ma vi sono cambiamenti più sottili e una stessa vita, identica nei suoi gesti esteriori, può essere vissuta da persone diverse.

Ci si può continuare a chiamare Gianni Orzan ma cambia qualcosa se sai che Orzan è il cognome di un ufficiale istriano ucciso da tuo padre, agente del KGB, per prenderne l’identità alla fine della guerra e diventare una «bottiglia in mare», un generale bigotto e visceralmente anti-comunista, pronto a servire la causa del comunismo qualora arrivasse il momento. Cambia qualcosa se sai che Gianni è il nome del miglior amico di tuo padre, anch’egli un agente del KGB. Se questo Gianni a un certo punto, quando si è fragili, e solo allora, quando il proprio padre è morto, quando non si riesce più a fare il proprio lavoro di scrittore, quando non si sa se si è tristi e si finisce col rispondere che una volta lo si è stati, entra nella propria vita senza chiedere il permesso.

Sembra che vi sia una necessità che fa andare le cose come vanno. Perché il padre, agente del KGB e generale italiano ha fatto quel che ha fatto? Perché doveva. Perché l’amico del padre non può fare a meno di dire la verità a Gianni Orzan, anche rompendo il giuramento di non dirlo? Perché non poteva portarsi nella tomba quel macigno, perché Gianni Orzan doveva sapere che uomo era suo padre. E perché Gianni Orzan si lascia cadere in questa storia, fa quello che si sa non andrebbe fatto «con l’assurda speranza che quando arriverà l’irreparabile, non sarà irreparabile» e sale sul taxi che finirà col mostrargli dei luoghi molto diversi da quelli che pensava di conoscere perfettamente? Perché è uno stronzo, dice a se stesso, o perché doveva, il che è lo stesso. Anche la moglie di Orzan dovrà fare la sua confessione nel momento meno opportuno. Ma Orzan lo sa: certe cose si fanno solo se si è costretti a farle.

La forza del passato di Sandro Veronesi racconta la storia di uno slittamento, del frangersi di nessi che sembravano regalare un senso di identità. La racconta con una serie di scontri e di resistenze fino all’abbandono e alla scelta dell’unica via che sembra percorribile.

Orzan è uno scrittore di libri per bambini e il romanzo inizia con la premiazione di uno dei suoi libri. Della sua bravura ha un senso incerto. Egli sa che in fondo ruba le storie più belle e le racconta a modo suo ai bambini. E anche la sua storia diventerà la storia del suo personaggio principale, Pizzano Pizza, che, come tutti qui, si sdoppierà in Qlxxzw’kvsfqz/ Pizzano Pizza. Ma – è importante – «tra i due non c’è nessuna somiglianza ma sono lo stesso essere». La stessa vita, persone diverse, lo stesso essere.

«Che ognuno faccia quel che deve, che la vita continui normalmente». Questa è la frase cui Gianni Orzan torna incessantemente. Fino alla bellissima immagine della «benedizione del nulla».

«Allora capisci che persino il mondo che credi di conoscere meglio non è altro che un’enorme illusione, e che credere a quell’illusione non è una questione di stupidità, bensì, al contrario, di buon senso; la condizione necessaria perché quel mondo, tutto il mondo, possa continuare a…»

Perché alcune cose possiamo arrivare a saperle solo a un certo punto, perché altre presumibilmente non le sapremo mai? Forse la risposta è nell’ultima pagina.

Domenico Francavilla

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La forza del passato di Sandro Veronesi

Sandro Veronesi
La forza del passato

La nave di Teseo, 2020
Collana: I delfini. Best seller
264 p., brossura
€ 13,00

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