In Inghilterra in un’epoca che si radica nei primi anni del secolo scorso, parte un racconto che attraversa il periodo bellico della Grande Guerra e finisce verso gli anni 30. La guerra delle farfalle è un romanzo di quasi 300 pagine pieno di vitalità, ambientato quando “in città la luce era a gas, le strade erano piene di cavalli e i banconi dei negozi erano di legno”, come recitano le prime righe del libro.

I personaggi rappresentati nascono, crescono, pensano, agiscono e vivono assumendo caratteri molto precisi e molto coinvolgenti.

La prima parte del libro racconta la storia della famiglia Penrose dove, Clarissa, detta Clarry e il fratello maggiore Peter vivono con il freddo padre nell’altrettanto fredda casa alla periferia di Londra. La vita quotidiana viene dettagliata: la scuola, il college, le amicizie, il cibo, gli abiti, le abitudini… un mondo lontano, lento e pieno di fascino. Ci racconta che la massima felicità dei due fratelli era rappresentata da piccole cose: un basco color lampone, una corsa in bicicletta, una chiave del padiglione del cricket, una vecchia foto della madre scoperta in un dizionario, ma la cosa più bella di tutte era la vacanza estiva in Cornovaglia, ospiti nella grande casa dei nonni.

Quella Cornovaglia a cui si arriva con uno sbuffante e sferragliane treno, passando attraverso una brughiera color oro, verdeggiante di rigogliosissimi giardini fioriti, bianchi gabbiani che solcano un cielo luminoso e turchese e spumeggianti scogliere da cui ci si può tuffare e imparare a nuotare, anche se le ragazze non possono nuotare e neanche studiare ma Clarry ha personalità e stoffa per fare entrambe le cose e le farà, anche se in quell’epoca non era affatto facile.

Qui alla natura stupenda si aggiunge un ragazzo stupendo, o almeno per Clarry e molti altri lo è: Rupert, il cugino, i cui genitori sono lontani in India e lui vive con i nonni nella Cornovaglia selvaggia e vitale, che ben lo rappresenta. Con Rupert ci si ritroverà ogni anno e si vivranno spensierate e fantastiche avventure, alcune anche un po’ pericolose ma nulla rispetto al pericolo incombente  alle porte della loro vita: l’esplosione della guerra!

La seconda parte del libro trasforma il quotidiano in qualcosa che si fa fatica a comprendere, il fronte di battaglia la cui linea è larga come un sorriso o una smorfia è lontano ma l’eco di ciò che sta succedendo in Belgio e in Francia, oltre il mare che divide l’isola e verso cui i giovani vanno a combattere, entrerà anche nella vita di Clarry coinvolgendola e facendola crescere.

Le lettere che sempre univano i ragazzi divisi dalla scuola si infittiscono e diventano un modo per comunicare e alleggerire il momento; alle volte le lettere che provengono dal fronte sono corte, cortissime ma Clarry invece userà la sua scrittura per aiutare, incoraggiare, descrivere con discrezione i luoghi cari, le persone, fornendo ai giovani uno stimolo e un obiettivo per resistere. Scoverà aneddoti per tirare su l’umore. Userà anche gli inchiostri profumati per stimolare i ricordi positivi e poi essendo anche brava a dipingere, invierà farfalle colorate per alleggerire il buio della trincea, buio in cui i ragazzi sono sprofondati dalla prepotenza della guerra.

Per Clarry è un conflitto incomprensibile le cui spire letali la giovane riuscirà a comprendere attraverso l’umanità dell’amica Vanessa, giovanissima infermiera che vedrà i corpi straziati e gli sguardi persi dei giovani che ritornano dal fronte. Tutti vengono colpiti dalla violenza della guerra e le vite cambieranno radicalmente o si perderanno.

Scopriremo tante storie: Michael, il ragazzo con i capelli rossi, spericolato, capitano della squadra di calcio, che fine farà? E Rupert, l’affascinante cugino, dove sarà finito?

Manuela Tamietti