È una notte limpida. Nel cielo terso, una luna minacciosa illumina una piccola radura quieta e silenziosa. Sulla sinistra una sagoma: il corpo esanime di un uomo inchiodato con un arpione al tronco cavo di un rovere.

Con quest’immagine si apre La Repubblica delle Muse, romanzo di Giulio Civitano, primo di una trilogia, pubblicato da Atene del Canavese nel 2018; un thriller giallo sapientemente orchestrato che si svolge nell’arco di poco più di una settimana, dal 27 maggio al 4 giugno 2017, nel Canavese, la porzione di territorio piemontese che si estende tra Torino, Valle d’Aosta, Biella e Vercelli.

Nata il 18 febbraio 1818 dal volere di alcune tra le più facoltose famiglie dell’aristocrazia e della borghesia torinese, in accordo con il re Vittorio Emanuele di Savoia I, la Repubblica delle Muse è “una comunità di persone interamente votata ai principi e ai valori dell’arte: chiunque professi o anche solo veneri l’arte in una delle sue innumerevoli forme è già in possesso di tutti i requisiti necessari per diventare cittadino della Repubblica”. A patrocinarla sette muse, una in rappresentanza di ciascuna arte: Ludovico Van per la Musica, Tiziana Caravaggio per la Pittura, Michelangelo Canova per la Scultura, Alessandro Carducci per la Letteratura, Natalia Barișnikov per la Danza, Ettore Visconti per il Cinema e le Arti Drammatiche e infine, Leonardo Juvarra musa dell’Architettura e Presidente della Repubblica.

Prossima ai festeggiamenti per il bicentenario della sua istituzione, la Repubblica viene sconvolta dapprima dalla notizia della sparizione di cinquecento milioni di euro appartenenti al fondo finanziario del dipartimento di Danza, e in seguito dal ritrovamento del cadavere del Magistro Tesoriere della Danza nella radura al confine nord della Repubblica, rinvenuto con in tasca un foglietto dal contenuto minaccioso.

Ad aggravare la situazione già delicata, durante la Giornata Universale della Musica, davanti a centinaia di persone e nel mezzo del suo concerto, Ludovico Van si accascia a terra morente. Quella che a tutta prima sembra una morte naturale, cela invece un omicidio magistralmente architettato non soltanto per sbarazzarsi della musa della Musica, ma anche per mettere fine all’intera Repubblica.

Un assassino si nasconde all’interno dell’Istituzione, un killer che gioca la sua partita a scacchi con la Repubblica, eliminando ogni possibile ostacolo, pedina dopo pedina, e procedendo indisturbato verso la vittoria. Impossibile fidarsi di qualcuno, tutti hanno un movente, chiunque potrebbe essere l’omicida; come può la Repubblica uscirne integra e le sue Muse sopravvivere? L’unica salvezza è stanare il colpevole.

Un ritmo incalzante scandisce il racconto e i fatti antecedenti all’omicidio si intrecciano con quelli successivi. Le descrizioni delle ambientazioni sono dettagliate al punto da suscitare immagini vivide nella mente del lettore e le storie personali dei personaggi che popolano la vicenda – non solo delle Muse ma dei familiari, commissari e ispettori di polizia, giornalisti e personale interno alla Repubblica – prendono corpo disvelandosi nel corso dei capitoli.

Come un grande puzzle che si compone pagina dopo pagina, lo svolgimento de La Repubblica delle Muse si delinea attraverso una serie di colpi di scena che coinvolgono il lettore tenendolo incollato al racconto. Non si tratta solo di scoprire il colpevole e il movente dell’omicidio, ma anche di vivere le apprensioni e le angosce dei protagonisti.

E così Civitano porta in scena, in poco più di 400 pagine, una sorta di macabra pièce teatrale dallo stile scorrevole e discorsivo, dove i protagonisti non sono persone comuni ma i custodi dell’Arte, quella con la A maiuscola, che si trovano a fare i conti con efferati delitti e torbidi segreti, alla ricerca spasmodica del colpevole e della salvezza personale e collettiva. Perché la Repubblica non può soccombere, lo spettacolo deve continuare affinché, come recita l’imperituro motto pronunciato per la prima volta nel lontano 1818, “Possa l’Arte risplendere sempre. In ogni tempo, in ogni luogo, in ogni forma”.

Jessica Cazzola