Catalina si trova in una lotta interna con la sua sessualità e con l’immagine del suo corpo. In un’epoca che rappresenta una sorta di spartiacque tra le onde del femminismo emergente e un passato segnato da schemi maschilisti, gli anni ’90, lei è imprigionata in un contesto familiare rigido e oppressivo. La madre, più preoccupata per i segni fisici della pubertà che per la sua stessa figlia, la avvolge in un’atmosfera di sospetto e incomprensione. Questo riflette profondamente nel modo in cui Catalina si presenta al mondo: con un abbigliamento che cerca di nascondere la sua sessualità, privandola di un’espressione autentica.

Ambientare la storia negli anni ’90 aggiunge complessità. È un periodo che segna una transizione tra il consolidamento del femminismo e una presa di coscienza ancora lontana dall’attuale movimento #MeToo. Questo contesto pubblico offre uno sfondo significativo al romanzo di Villajos, inserendosi nel dibattito attuale sulla consenso e sulle dinamiche di potere nelle relazioni interpersonali.

Il romanzo esplora il periodo post-Olimpiadi di Barcellona e Expo di Siviglia, caratterizzato da un ottimismo socio-economico, ma anche da una crescente disillusione e smobilitazione giovanile. L’era dei computer e del nichilismo interiore contrasta con la rapida espansione dei complessi residenziali suburbani, simbolo dell’aspirazione alla stabilità sociale.

Catalina, intrappolata in una periferia ostile, si ritrova di fronte a scelte difficili dopo un incontro spiacevole a casa dell’amica. Questo evento la catapulta in una situazione di vulnerabilità, riflettendo la minaccia del lupo nel mito di Cappuccetto Rosso, mentre si confronta con la solitudine e il timore nel cuore della notte.

Il romanzo, oltre a riflettere sul mito di Cappuccetto Rosso, può essere visto come una sorta di versione femminile de Il giovane Holden, offrendo una versione femminile e contemporanea di un’odissea personale attraverso le sfide e le crisi di identità adolescenziali.

Rosario Villajos infonde nel suo racconto una sensibilità generazionale che risuona anche nel presente. L’educazione fisica si propone come un’opera che affronta tematiche sociali e individuali con profondità e sensibilità, guadagnandosi il plauso della critica e dei lettori in Spagna, e ora anche nella cinquina finale del Premio Strega Europeo.

Lia Orione