L’estate che sciolse ogni cosa è un libro di trama ma anche di parola. La scrittura è come se fosse un tessuto: qua e là si arriccia, poi diventa liscia, poi la trama (del tessuto) si infittisce… Ma è molto confortevole, nonostante la trama (del libro).
L’autrice, Tiffany McDaniel, è un’esordiente, classe 1985. La storia, curiosamente, è ambientata nel 1984, un anno prima della sua nascita, a Breathed, Ohio. Autopsy Bliss, integerrimo avvocato e pubblico ministero (ed ecco il primo dei tanti giochi di parole, perché autopsia, in greco antico, vuol dire “vedere con i propri occhi”) padre di Fielding, la voce narrante, attraverso un annuncio sul giornale invita il diavolo a presentarsi a Breathed.
E in una giornata di caldo torrido, arriva Sal, un tredicenne dalla pelle nera e occhi verde smeraldo, che – uscito dal nulla – nessuno reclama come figlio e che sostiene di aver letto l’invito bizzarro e volerlo accettare. Sal dice di essere per l’appunto il diavolo. Le cicatrici che ha sulla schiena testimonierebbero i suoi trascorsi di angelo caduto. Chi racconta cosa è accaduto quell’estate di caldo eccezionale, che appunto sciolse ogni cosa, è Fielding Bliss, quando, superati gli ottant’anni, torna a rievocare i fatti indelebili di quell’estate che ha cambiato la sua vita e quella della sua famiglia.
Nel 1984 la vita appariva senza problemi agli occhi del tredicenne Fielding: suo padre, Autopsy, è avvocato; sua madre, Stella, è casalinga (ma è terrorizzata dalla pioggia e non esce di casa da 12 anni; però ha trasformato poeticamente ogni stanza in una diversa nazione con dipinti e altri oggetti) e lui adora il fratello maggiore Grand, promessa del baseball.
Ad incontrare Sal, il diavolo, per primo è proprio Fielding, che lo porta con sé a casa. I Bliss sono una famiglia alternativa e di mente aperta: pensano che Sal sia in realtà scappato dalla propria famiglia. Lo ospitano perché le ricerche non portano a nulla, e lui conquista tutta la famiglia con la sua aurea di mistero e la sua saggezza (proferisce poche parole ma estremamente misurate, mai fuori luogo, che non sembrano adatte ad un ragazzino…ma potrebbero esserlo per il diavolo…).
Con l’arrivo di Sal comincia a cambiare la città.
Se la famiglia Bliss accoglie il nuovo venuto in casa come se fosse la cosa più naturale del mondo, l’intera comunità alza gli scudi e si schiera contro: il nuovo venuto – senza fare alcunché – suscita diffidenza, astio e gli sviluppi sono drammatici. Si diffonde la voce che Sal porta tragedie: una donna incinta abortisce dopo una lite indirettamente provocata da Sal, una raffica di blackout colpisce Breathed che piomba nel buio.
I Bliss insistono nel prendersi cura del ragazzino Sal, opponendosi ai razzismi e alle superstizioni, ma vengono perseguitati e definiti “adoratori del diavolo”.
Improvvisamente cadono tutte le maschere e le reticenze e si apre una spirale di violenza, il cui epilogo non rivelo.
Perché mi è piaciuto? Perché è scritto (e tradotto) davvero bene. Perché è poetico. Perché ti cattura e non vuoi smettere di leggere. Perché sazia. Perché fa riflettere, commuove, sorridere, arrabbiare…. Scuote e suscita emozioni. Di quelle forti. Fa pensare. Andrebbe letto nelle scuole perché è una riflessione incredibilmente potente sul senso del bene e del male, sui rapporti familiari, sull’omofobia, sul razzismo, sull’odio, sulla fragilità umana.
Vengono utilizzate immagini splendide, un sacco di colori (il giallo, sopra tutti) splendide metafore, a partire dalla scelta mai casuale dei nomi (ad esempio Sal – che è l’unico spiegato – che nasce dalla contrazione di Satana e Lucifero).
Ci sono immagini molto potenti, come quando un tentativo di linciaggio viene sventato dai Bliss che offrono una rosa del loro giardino in cambio di ogni pietra che i concittadini tengono minacciosamente in mano, e nessuno ha il coraggio di scagliare la prima pietra (all’insegna del “mettete fiori nei vostri cannoni”). Sembra assurdo e ridicolo raccontato cosi, ma nel contesto del romanzo ha una credibilità e una potenza pazzesche. Ed è solo una delle tante immagini che restano impresse.
Da ultimo, la confezione: le edizioni Atlantide sono edizioni minimal nella copertina, ma curatissime, in tiratura limitata. Un gioiello possederne una copia. Unica pecca: non sono economiche (non è presente in ebook). Questo titolo costa 26 euro. Ma ne vale la pena.
Patrizia Carrozza
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