Fondatrice del sito Paddybooks che recensisce le app interattive e gli ebook più innovativi del mercato, Giulia Natale ci introduce a un universo parallelo fatto di contenuti digitali che non depongono le storie cartacee ma le arricchiscono, che non inibiscono l’immaginazione ma la stimolano. Il tutto attraverso percorsi e letture completamente nuove.

Tutto parte da una domanda: come facciamo noi che apparteniamo alla generazione del videoregistratore e del walkman a corazzarci di una ben definita credibilità nei confronti dei nativi digitali per quello che riguarda la narrazione interattiva? Una bella matassa da sbrogliare, soprattutto se ci occupiamo di educazione in contesti formativi, come la scuola, e se siamo i primi educatori di qualcuno, come in famiglia.

Che siamo insegnanti o genitori, il mondo adulto ha una grande responsabilità didattica e culturale nei confronti dei ragazzi: nostro il compito di mostrare ai giovani contenuti digitali di valore, con un’opera di selezione e di attenta classificazione. Impresa non facile. Perché  se nel campo dell’editoria “classica” la figura del libraio, soprattutto quello di fiducia, viene in nostro soccorso quando mettiamo piede in una libreria all’atto di scegliere un libro, fare delle scelte consapevoli con un minimo di preparazione non è sempre semplice quando invece ci destreggiamo tra i formati digitale di libri per bambini o per ragazzi.

Oltre a Paddybooks, che fa recensioni solo delle app più interessanti, evitando accuratamente di commentare invece i prodotti di scarsa qualità, il più grande sito in Italia che si occupa di analizzare i contenuti digitali per bambini è Mamamò, sempre aggiornato sulle novità, sulle app e gli ebook più belli in uscita, divisi in fasce di età di riferimento.

Ma con tutti i libri per bambini belli, colorati, dalla grafica accattivante, dai formati più strani perché “appiattire” tutto secondo schemi digitali predefiniti contraendo questi meravigliosi oggetti in applicazioni da scaricare su tablet? Ma è qui che il vecchio incontra il nuovo, e insieme l’uno può completare l’altro senza giochi di forza e rivendicazioni di supremazia. Ci siamo resi conto, ascoltando e soprattutto vedendo i contenuti offerti da Giulia, che una stessa storia può essere raccontata in modo diverso, con la stessa grafica, con la stessa narrazione, ma da una diversa angolazione, una prospettiva che se non è proprio un punto di vista, è un modo diverso da cui guardarla e farne anche parte. Come il film che è tratto dal libro non può a quello essere paragonato senza inutili forzature, perché un romanzo e un libro sono due generi narrativi completamente diversi, così la lettura cartacea e quella digitale non vivono di un eterno, seppur giovane, conflitto su quale dei due supporti sia il migliore, perché proprio quei supporti danno vita a due modi di raccontare la stessa storia in modo differente. La sempreverde diatriba tra libro e film è esattamente il paragone che aspettavamo per azzerare qualsiasi riserva.

Si va avanti.

E andando avanti in questo meraviglioso viaggio tra interattività cartacea e digitale diversi libri catturano l’attenzione. Il Barbaro di Renato Moriconi, edito da Gallucci Editore, in cui un coraggioso guerriero affronta serpenti, ciclopi e giganti con gli occhi chiusi; a ogni pagina lo troviamo in basso o in alto. Poi a un tratto apre gli occhi e non trova nulla. Dopo qualche secondo di smarrimento, che si traduce in due pagine di bianco, si ritrova bambino preso per mano da suo padre che lo porta via da una giostra. La stessa che lo aveva condotto su e giù in questo giro d’immaginazione pindarica dove il bambino può far salire e scendere e direzionare anche la propria di inventiva, assecondando la sua personale sensibilità.

Altro esempio di interattività cartacea è Le Ruban di Adrien Parlange dove un filo giallo, il classico segnalibro di stoffa, diventa laccio delle scarpe, lingua di serpente, filo di un palloncino. A ogni pagina, tra le tonalità del blu e del giallo condensate in un piacevole contrasto visivo, la sua identità cambia e si trasforma in qualcosa di diverso con l’apporto della fantasia del bambino che lo posiziona a suo piacimento sulla pagina.

Questi libri, come quelli che si affidano all’esperienza tattile, funzionano cartacei, senza dover essere soggetti a inutili forzature per farne diventare elemento digitale, perché l’interattività digitale, per essere davvero sensata, deve essere necessaria rispetto al flusso narrativo e non pretestuosa. Se così non fosse avremmo una serie di libri che vengono trasportati semplicemente su device per assecondare la “fame digitale” dei più giovani, con il rischio di far vivere loro solo in modo passivo l’esperienza dell’affabulazione, privandola di quell’elemento creativo che rende tutto più magico.

Esempi riusciti di ebook fanno capire quanto una versione digitalizzata di una storia possa apportare un valore esponenziale alla stessa rendendola anche fruibile a un pubblico più ampio rispetto al solo tradizionale libro. Esempio riuscitissimo è Il Signor G. di Gustavo Roldàn edito da Il Treno soc. coop. soc.le onlus. Il Signor G. racconta la storia di un uomo stanco del suo paese per lui troppo silenzioso e in cerca di stimoli sonori. Il protagonista parte esplorando altri paesi, torna al suo e interra dei semi con i quali divide la sua acqua. Questi semi diventano un’enorme pianta fitta di rami sui quali si posa un’impressionante quantità di uccelli che con i loro canti riescono ad allietare il paese. Una storia semplice, narrata attraverso una grafica molto pulita, su sfondo bianco, che nella versione digitale sarà funzionale ad ospitare un video in cui due attori, un uomo e una donna, racconteranno le immagini attraverso la lingua dei segni. Il formato digitale a cui si dà vita ha un grande significato per l’inclusività. Quest’esempio ci fa capire come un libro di carta possa essere esplorato attraverso linguaggi diversi.

Altro bel titolo è Il Libro Bianco di Silvia Borando e Lorenzo Clerici, edito da Minibombo, uscito contemporaneamente sul mercato sia nella versione cartacea che digitale. Adatto a un pubblico di piccolissimi, questo libro ha, nella sua versione cartacea, per protagonista un bambino imbianchino che dipinge ogni pagina di un colore diverso. Man mano che procede nella sua attività, dalla pittura emergono figure di animali che si staccano dal contesto cromatico per acquisire una loro identità e vanno via. Se questo accade sulla carta, sul device la storia si fa un po’ diversa e il protagonista addirittura scompare per far posto ad un primo attore più autentico: il bambino stesso. Con il suo dito infatti il bambino-utente-protagonista agisce, crea, colora e quando l’80% della pagina è colorata gli animali digitali animati si muovono, camminano, fanno uova, agiscono. Un’app intelligente e sicura perché priva di purchase realizzata da una casa editrice molto attenta all’aspetto degli aggiornamenti periodici, scaricando i quali si ottengono miglioramenti, anche in termini di aggiunta di colori e quindi di animali e quindi di contenuti, senza dover pagare nulla in più.

Un mondo interattivo di contenuti che si fa interessante anche per gli adulti quindi, dove un libro come Io Aspetto di Davide Calì e Serge Bloch edito da Kite, con la sua eleganza grafica e il suo messaggio sulla ciclicità della vita si pone a metà tra un pubblico più o meno giovane. Un filo rosso percorre tutte le pagine del libro segnando per un uomo l’attesa di qualcosa; lui- bambino che aspetta di diventare grande, il Natale, lui- giovane che aspetta l’amore, il ritrovarsi, lui anziano che attende la morte della moglie malata. E poi l’attesa di diventare nonno. Una conversione elegante e delicata anche nella sua identità digitale dove sarà l’utente a mettere in mano al protagonista di questa storia il filo per raccontare la sua esistenza. Disponibile solo in inglese e in francese sia per la parte scritta che per l’audio, questo piccolo capolavoro di semplicità eppure straordinarietà ci ha fatto pensare a quanto sia unica l’arte di narrare le storie.

Siano per immagini o per parole, attraverso la musica o le canzoni, su carta, o su Ipad, finanche su pietra. Sono il fil rouge del nostro immaginario condiviso che abbiamo il dovere di trasmettere alle nuove generazioni. Nel migliore dei modi.

Angela Vecchione

Questo articolo è il racconto dell’incontro tenuto da Giulia Natale durante la trentesima edizione del Salone del Libro di Torino il 21 maggio 2017 alla Biblioteca Digitale a cura di Paddybooks e Riconnessioni – Fondazione per la scuola.

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