Ci sono storie che ci “scelgono”, bussano al nostro cuore chiedendo di essere raccontate, per diventare scrittura, letteratura, nuova vita e noi non possiamo sottrarci, possiamo solo accoglierle con tenera sollecitudine.

Succede così che l’autrice di Nina. Vico Storto Concordia, 10, Adelia Battista, si trovasse nelle stanze del Grande Archivio per cercare una lettera di Anna Maria Ortese inviata a Dario Bellezza in cui definisce Elsa Morante: “Uno dei draghi più straordinari della letteratura del Novecento” quando la telefonata di un funzionario del Ministero dei Beni Culturali informa che nei sotterranei del Reale Albergo dei Poveri, sono venute alla luce centinaia di fascicoli rimasti sepolti sotto le macerie del terremoto dell’80. Si tratta dell’archivio del Tribunale dei Minori di Napoli.

Come riemerse dal fondale del mare, un’infinità di cartelle custodiscono i destini di tante creature, testimoniano le loro esistenze. Affiorano scritte a mano, storie di povertà e tristezze familiari, ma anche di solidarietà e di speranza.

Una di queste contiene una “camicia” in cui è descritta minuziosamente la vicenda di una bambina: “Leggendo sentii di essere entrata in contatto con una creatura la cui vita aveva attraversato qualcosa di impensabile. La sua esistenza affollò la mia mente di giorno e di notte. Comprendere e narrare la sua storia sono diventate una necessità. Accadde, non saprei spiegare come, che la protagonista, Nina, chiedesse, con urgenza che la sua vita venisse riscattata dal racconto”.

È così che nasce la storia di Nina, nome di invenzione come il numero civico dell’indirizzo, ma per il resto è tutto vero, un’orfana dalla voce d’angelo e cascata di riccioli neri, una vita graffiata dalla sorte. Dopo la morte della madre finisce in orfanotrofio, uccello in gabbia, con dentro di sé la tenera nostalgia della madre morta e il ricordo bruciante di un padre violento, ma in più la consapevolezza di chi ha saputo, fiera della sua dignità, opporsi alla furia di padre padrone.

Ha la fortuna di avere però una nonna, una semplice lavandaia, e una sorella decisa e dal piglio risoluto, degli zii e il vicolo tutto, dove ritornerà accolta con amore insieme alla sorella Teresa. Ma non solo questo, perché la ritrovata serenità permetterà a Nina di pensare al domani e di riscoprirsi forte.

Adelia Battista ha fatto una cosa importante, ha reso Nina, una creatura umile, a cui è stata rubata l’infanzia, un personaggio letterario. E ha fatto anche di più, ha saputo regalarci atmosfere piene di calore in grado di commuoverci e di tifare per la nonna Rosa e il progetto di vita per le sue nipoti.

Canta Fabrizio De André: dai diamanti non nasce niente dal letame nascono i fiori.

E il “fiore” Nina sarà il premio, perché nonostante le brutture, il dolore e la sofferenza, brillerà non come un “papavero” dal capo chino, ma come una stella nell’universo della musica che insieme alla nonna Rosa le hanno permesso di rinascere a nuova vita.

Lia Sellitto

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