Mi sono avvicinata al mondo delle graphic novel pochi anni fa per caso. Non leggo tutto quello che passa in convento, al contrario cerco di selezionare al massimo per evitare ogni delusione. Alberto Madrigal è stato uno dei primi autori acquistati e con Pigiama computer biscotti edito da Bao Publishing nel 2019 mi dico che non è stato un caso.

I temi centrali sono essenzialmente due e sono temi non da poco: la genitorialità, visto che l’autore è appena diventato padre e le insicurezze che si trascina dietro a causa del lavoro da artista e del volere a tutti i costi inseguire il sogno di fare della sua passione un mestiere. Ci sarebbe talmente tanto da dire su ognuno dei due argomenti presi singolarmente, figuriamoci intersecandoli come fa Madrigal! E ci riesce estremamente bene, considerando anche il fatto che lo fa con poche parole scelte e curate che accompagnano disegni semplici e dai contorni sfocati, illustrazioni delicate, come a raccontarci di un sogno ma con la forza evocativa che si addice al contenuto.

Quando parla della sua esperienza di padre lo fa in modo sincero e schietto, con l’ironia e la sconforto di chi è appena passato dalle prime notti insonni e dall’aver dovuto cambiare vita ma soprattutto abitudini in funzione del nuovo arrivato. La storia si apre proprio svelandoci i dubbi dell’autore sulla paternità. Leggendo uno dei suoi fumettisti preferiti, scopre che il protagonista, che da giovane faceva lo stesso mestiere di Madrigal, sceglie, dopo la nascita del bambino, di diventare venditore di rivestimenti per roulotte, e questo fatto lo sconvolge talmente tanto da costringerlo a scrivere, appunto, Pigiama computer biscotti.

Pur rifuggendo questa condanna che, come una spada di Damocle, sembra pendere su tutti gli artisti, quella di dover rinunciare, un giorno, alle proprie passioni, al vivere di creatività par una causa più importante come un figlio, più volte durante il suo racconto, Madrigal si chiede cosa lo spinga a perseverare con i fumetti.

“E finalmente ricordi il motivo per cui vuoi fare fumetti.”
“Perché ti permette di essere la persona che sei, qualunque altra cosa ti succeda.”
“Non è un sogno, è un’ancora.”
“A tutti ne serve una.”

Il libro è diviso in capitoletti, alcune sezioni sono state originariamente pubblicate sul sito dell’autore e proprio per questo motivo nel complesso c’è una certa frammentarietà che, però, non disturba la narrazione. È un piccolo scorcio autobiografico della vita dell’illustratore che cerca un contatto con il lettore, fotografando solo alcune delle sue esperienze e non sentendosi obbligato a raccontare una storia lineare dalla A alla Z.

La paura di non farcela fa da sfondo a tutto il libro, insieme a una Berlino dai contorni poco definiti ma molto riconoscibile. Si toccano, più o meno di passaggio, tanti aspetti della genitorialità moderna. La ripresa del lavoro dopo il bambino, il carico fisico e mentale da dover dividere con la moglie, il cambiamento di abitudini consolidate e amate, la paura di un lavoro instabile e precario, infine l’ansia di dover accettare commissioni che generano in lui frustrazione e gli tolgono tempo da dedicare alla scrittura del suo libro.

L’unico aspetto che mi ha un po’ spiazzata è stato la mancanza totale di colori. Il libro è interamente in bianco e nero ed è veramente un peccato considerando che Madrigal è un ottimo colorista (anche per altri illustratori del calibro di Zerocalcare) e il risultato del suo esordio Un lavoro vero ne è stata la prova vincente.

Veronica Nucci